Gli extraordinarii facevano parte del contingente alleato che accompagnava le legioni consolari quando erano in campagna militare. In un'armata consolare, infatti, il numero di truppe schierate dai socii era pari a quello dei romani, mentre i cavalieri erano di numero triplo, anche se queste proporzioni non sempre venivano rispettate. Il console nominava dodici prefetti tra i socii, con poteri corrispondenti a quelli dei tribuni militari romani. Dall'armata fornita dai socii veniva quindi prelevato un terzo dalla cavalleria e un quinto dalla fanteria. Sono i praefecti a scegliere queste truppe.[1]

Extraordinarii
Descrizione generale
AttivaRepubblica romana
NazioneCiviltà romana
Tipocorpo speciale
Guarnigione/QGaccampamento romano
Equipaggiamentogladio, scudo ed elmo
PatronoMarte dio della guerra
Parte di
Socii
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Questi soldati prendevano il nome di extraordinarii e venivano usati per compiti speciali.[2] Polibio aggiunge infatti che queste truppe, di solito, non solo erano accampate vicino ai consoli, ma durante le marce e in ogni altra occasione, erano totalmente e costantemente a disposizione del console e del questore.[3] Il resto delle truppe alleate (socii) era diviso in due parti, con lo scopo di formare le "ali" dello schieramento.[4]

Gli extraordinarii erano posizionati all'interno del castrum all'epoca di Polibio, all'estremità dell'ultima tenda dei tribuni. Qui erano accampati i cavalieri scelti, insieme ad un gruppo di volontari (evocati), che prestavano servizio personale ai consoli. Essi erano disposti parallelamente alle linee laterali della palizzata difensiva, con le tende rivolte verso i magazzini del questore, oppure verso il forum a seconda di dove si trovassero rispetto ai tribuni delle due legioni.[5]

Note modifica

  1. ^ Polibio, VI, 26.8.
  2. ^ Polibio, VI, 26.5-6.
  3. ^ Polibio, VI, 31.3.
  4. ^ Polibio, VI, 26.
  5. ^ Polibio, VI, 31.2.

Bibliografia modifica

  • Yann Le Bohec, L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo, Roma, 2008.
  • Polibio, Storie (Ἰστορίαι), VI. (Versioni in inglese disponibili qui e qui).