Federico Ferrari-Orsi

generale e calciatore italiano (1886-1942)

Federico Ferrari-Orsi (Rivoli, 18 dicembre 1886Deir el Munassib, 18 ottobre 1942) è stato un generale e calciatore italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Federico Ferrari-Orsi[1]
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Calcio
Ruolo Difensore
Termine carriera 1907
Carriera
Squadre di club1
1905-1906Torinese0 (0)
1906-1907Torino5 (1)
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 
Federico Ferrari-Orsi
NascitaRivoli, 18 dicembre 1886
MorteDeir el Munassib, 18 ottobre 1942
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaCavalleria
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneInvasione della Jugoslavia
BattaglieBattaglia di Vittorio Veneto
Seconda battaglia di El Alamein
Comandante di6º Reggimento "Lancieri di Aosta"
1ª Divisione Celere "Eugenio di Savoia"
X Corpo d'Armata
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
dati tratti da Vita sotto le armi, vita clandestina: cronaca e silenzio nei diari di un ufficiale[2]
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Biografia modifica

Calcio modifica

Nacque a Rivoli, in provincia di Torino, il 18 dicembre 1886,[3] figlio di Enrico e Sabina Saint Lary di Bellegarde. Dopo aver compiuto gli studi presso il liceo classico, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Fu uno dei fondatori del Torino,[4] militando nella stessa squadra durante la stagione 1906-1907, totalizzando in campionato 5 presenze ed una rete. L'unica marcatura fu segnata nella partita vinta per 2-1 contro la Juventus.[5] Fu inoltre consigliere della società nella stessa stagione.

Statistiche modifica

Presenze e reti nei club modifica
Stagione Club Campionato
Comp Pres Reti
1907   Torino PC 5 1
Totale 5 1

Militare modifica

In breve rinunciò alla sua carriera di calciatore per iniziare quella di militare, entrando nella Regia Accademia Militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente nel 1909, assegnato all’Arma di cavalleria[3] in forza al 25º Reggimento "Lancieri di Mantova".

Divenuto tenente nel 1912, fu mandato in Libia presso il Reggimento "Cavalleggeri di Piacenza" (18º),[6] dove rimase dal 1913 al 1916, ottenendo due Croci di guerra e una Medaglia di bronzo al valor militare. Rientrato in patria, fu promosso capitano, distinguendosi al comando di una batteria di bombarde sul fronte italiano e venendo decorato con una Medaglia d'argento e due Medaglie di bronzo al valor militare. Dal giugno 1919 all’agosto 1920 fece parte del corpo di spedizione italiano in Anatolia, ritornando poi, su sua richiesta, in Libia, dove organizzò e comandò il corpo degli Spahis. Promosso tenente colonnello, si distinse in Cirenaica[7] durante la riconquista del Gebel e del Gefara. In questo periodo ottenne due ulteriori Medaglie d'argento, due Croci di guerra al valor militare e la promozione a maggiore per meriti di guerra. Rientrato in Italia nel 1931 con la promozione a colonnello[7] per meriti di guerra, comandò il Reggimento "Lancieri di Aosta" (6º),[8][9] la Scuola di Applicazione di Cavalleria[8] a Pinerolo e successivamente, dal giugno 1936, la Scuola Centrale delle Truppe Celeri di Civitavecchia.[8]

Nell'ottobre 1936 fu promosso generale di brigata e divenne vicecomandante della 102ª Divisione motorizzata "Trento" prima, e comandante poi della 1ª Divisione celere "Eugenio di Savoia".[2] All'inizio della seconda guerra mondiale fu promosso generale di divisione ed ebbe il comando del Corpo d'Armata Celere,[3] combattendo in Jugoslavia e nei Balcani dall’aprile al settembre 1941.[8] Dal 10 maggio del 1942 il detto corpo fu rinominato XXII Corpo d'armata, con sede a Padova.

Dal 16 agosto del 1942 fu trasferito in Africa Settentrionale e da generale di corpo d'armata ebbe il comando del X Corpo d'armata operante sulla frontiera meridionale egiziana.[8] Fu ucciso da una mina a Deir el Munassib[8] poco prima della seconda battaglia di El Alamein, nel pomeriggio di domenica 18 ottobre 1942, alle ore 17:15, mentre con due ufficiali della Folgore (i maggiori Vincenzo Patella e Ferdinando Macchiato) ispezionava un campo inglese abbandonato, antistante le posizioni del X° corpo.[8]

Gli fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[10] A lui è intitolata una caserma a Caserta, già sede della Scuola truppe corazzate dell'Esercito Italiano ed ora del comando della Brigata bersaglieri "Garibaldi", e una via di Palermo.

Onorificenze modifica

Onorificenze italiane modifica

«Comandante di Corpo d’Armata fortemente impegnato sul fronte egiziano, in ripetute difficili circostanze faceva rifulgere, oltre ogni limite di audacia, soldato fra i soldati, le sue mirabili doti di valorosissimo condottiero. Più volte decorato nelle guerre precedenti, ovunque presente nel teatro della battaglia, nulla risparmiava a se stesso pur di assicurare, anche con l’efficacia dell’esempio, il conseguimento degli obiettivi assegnati alla sua unità. Portatosi, incurante del gravissimo ed imminente pericolo cui s’esponeva, sulla linea più avanzata in zona aspramente battuta e contesa dall’avversario, alfine di ispezionare alcuni dispositivi di sicurezza, cadeva colpito a morte, suggellando con il supremo sacrificio della vita la sua nobile ed eroica esistenza. Puro simbolo d’ogni più alta virtù militare. Fronte egiziano, 18 ottobre 1942.»
«Ferito non lievemente al collo due giorni prima dell’azione, rifiutava di entrare all’ospedale, e assunto il comando della sua batteria, ne dirigeva brillantemente il tiro, mirabile esempio di fermezza e di salde virtù militari. Monte Zebio, 8-10 giugno 1917.»
«Alla testa di un gruppo di squadroni e di bande a cavallo, dando magnifico esempio di sprezzo del pericolo e di audacia caricava nel giusto tempo e nella giusta direzione il nemico, spingendosi coi cavalli fin dentro i suoi afforzamenti e travolgendolo in una rotta sanguinosa. Bir Gelas, 13 settembre 1923.»
«In un momento critico del combattimento, mentre forti mehalle avversarie avviluppavano il fianco della colonna e ne minacciavano nettamente il tergo, alla testa dei suoi spahis caricava quelle mehalle, arrestandole prima, ricacciandole poi con gravi perdite. Ferito continuava a tenere il comando. Beni Ulid, 27 dicembre 1923.»
«Per il bel contegno tenuto durante il combattimento. Saunno, 18 luglio 1914. Si distinse anche nei combattimenti di Bedaform, 27 giugno, Langal, 29 giugno, e Lectafia, 7 luglio 1914.»
«Comandante di una batteria di bombarde, saputo che una sezione era stata seppellita in una caverna franata a causa dello scoppio di proiettili nemici di grosso calibro, si recava subito sul posto, e sotto il persistente bombardamento avversario, con l’aiuto dei meno gravemente colpiti, traeva in salvo sei serventi. Costabella (Valle San Pellegrino), 4 marzo 1916.»
«Comandante il gruppo delle sezioni mitragliatrici in bicicletta del reggimento, durante l’inseguimento del nemico, abbatteva potenti nidi di mitragliatrici avversarie che ostacolavano la nostra avanzata, catturandone buon numero e facendo molti prigionieri. Ponte di Trenacque - Madonna della Salute – Cinto Carmaggiore – Sesto al Reghena (Udine), 1-4 novembre 1918.»
— Zuetina, marzo 1914.
— Agedabia, aprile 1914.
«Alla testa del proprio squadrone caricava ripetutamente il nemico respingendolo, decidendo con la propria azione di comando pronta ed audace, dell’esito dell’azione. Sidi es Saiach, 4 maggio 1922.»
«Comandante di uno squadrone indigeni, movendo personalmente alla carica, fiaccava la tenace resistenza di armati ribelli, che in forze superiori contrastavano l’avanzata di una nostra colonna di truppe. Più tardi caricava ancora e sbaragliava numerosi cavalieri e raggiunto l’obiettivo appiedava concorrendo con altro squadrone a mantenere il possesso contro forze preponderanti fino al sopraggiungere delle fanterie. Bir Gnem, 1 giugno 1922.»

Onorificenze straniere modifica

Note modifica

  1. ^ http://www.archiviotoro.it/a/stg.asp?anno=1906
  2. ^ a b Ricciardi 2010, p. 10.
  3. ^ a b c Ricciardi 2010, p. 42.
  4. ^ Federico Ferrari-Orsi, su Playerhistory.com. URL consultato il 24 marzo 2012.
  5. ^ Derby, su Universotoro.altervista.org. URL consultato il 24 marzo 2012.
  6. ^ Brignoli 2007, p. 23.
  7. ^ a b Beltrami 2011, p. 240.
  8. ^ a b c d e f g Ricciardi 2010, p. 43.
  9. ^ Brignoli 2007, p. 58.
  10. ^ FERRARI ORSI Federico, su Quirinale.it. URL consultato il 24 marzo 2012.

Bibliografia modifica

  • Vanni Beltrami, Italia d'oltremare: storie dei territori italiani dalla conquista alla caduta, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2011, ISBN 8-86134-702-9.
  • Marziano Brignoli, Cavalleria a Voghera. I Reggimenti di guernigione a Voghera dal 1859 al 1943, Voghera, Società Cooperativa Editoriale Oltrepò, 2007.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Elisabetta Ricciardi, Vita sotto le armi, vita clandestina: cronaca e silenzio nei diari di un ufficiale, Firenze, Firenze University Press, 2010, ISBN 8-86453-194-7.

Collegamenti esterni modifica

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