Ferrazzano

comune italiano

Ferrazzano è un comune italiano di 3 265 abitanti[1] in provincia di Campobasso.

Ferrazzano
comune
Ferrazzano – Stemma
Ferrazzano – Veduta
Ferrazzano – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Molise
Provincia Campobasso
Amministrazione
SindacoAntonio Cerio (lista civica Identità e futuro) dal 26-5-2014
Territorio
Coordinate41°32′N 14°40′E / 41.533333°N 14.666667°E41.533333; 14.666667 (Ferrazzano)
Altitudine872 m s.l.m.
Superficie16,77 km²
Abitanti3 265[1] (31-12-2022)
Densità194,69 ab./km²
FrazioniContrada Piane, Mimosa, Nuova Comunità, Poggio Verde
Comuni confinantiCampobasso, Campodipietra, Gildone, Mirabello Sannitico
Altre informazioni
Cod. postale86010
Prefisso0874
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT070023
Cod. catastaleD550
TargaCB
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 519 GG[3]
Nome abitantiferrazzanesi
PatronoAntonio di Padova
Giorno festivo13 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ferrazzano
Ferrazzano
Ferrazzano – Mappa
Ferrazzano – Mappa
Posizione del comune di Ferrazzano nella provincia di Campobasso
Sito istituzionale

Storia modifica

Origini modifica

 
Interno del castello Carafa

Il vecchio borgo, adagiato principalmente sul versante meridionale, è stato costruito pietra su pietra dalla fatica quotidiana di un'esistenza dedicata quasi totalmente all'agricoltura. Esso si è conservato architettonicamente quasi intatto per secoli con le case attaccate l'una all'altra per motivi climatici e i numerosi vicoli tortuosi e a saliscendi. Del suo passato molto remoto poco o nulla è visibile ad occhio nudo ad eccezione di alcuni reperti antichi in mano a privati e a musei, mentre resti di mura megalitiche sono state individuate sul versante nord e lungo la zona detta del Torrione dove si notano grossi blocchi calcarei inglobati in costruzioni antecedenti il XVII secolo. Invece parte della cinta situata a valle, già segnalata nel 1699 ed eretta nelle vicinanze del tratturo Ponte della Zittola-Lucera, è stata riscoperta ultimamente dalla sezione locale dell'Archeoclub d'Italia.

Con la caduta prima di Boiano (305 a.C.), capitale del Sannio Pentro, Murgantia e Ferentinum (296 a.C.), Aquilonia (293 a.C.) e infine Saepinum, i Sanniti abbandonarono l'idea di continuare la guerra contro l'ormai collaudata macchina bellicista di Roma, ad eccezione di una parte dei Pentri ancora liberi. Furono proprio questi ultimi a conferire, nel 292 a.C. a Caio Erennio Ponzio, (il figlio del vincitore di Arpaia) il comando per un'azione contro il console Fabio Gurgite in Campania. La fortuna arrise al comandante sannita; egli, infatti, riuscì ad infliggere una grave sconfitta al console romano che trovò scampo nella fuga. I Romani, però, si rifecero immediatamente con Q. Fabio Rulliano, esperto stratega, il quale riuscì a prendere prigioniero lo stesso Caio Ponzio che, portato a Roma, fu barbaramente decapitato. Le conseguenze per il Sannio, causate da tali conflitti, furono disastrose, aggravate in seguito dalla seconda guerra punica (217 a.C.) che finì di accentuare la miseria di un territorio già tanto martoriato dal pesante tallone del centurione romano; città grandi e piccole distrutte, miseria e abbandono ovunque. Nel 180 a.C. dopo la sottomissione degli Apuani, Roma deportò nel Sannio una colonia di Liguri Bebbiani per facilitarne il ripopolamento. Questo tipo di colonizzazione servì a fare rinascere momentaneamente l'agricoltura dove la convivenza di ceppi etnici diversi influenzò positivamente anche i rimanenti sanniti sopravvissuti alla tragedia. Il fenomeno continuò lentamente fino a convincere i Sanniti dell'utilità di diventare cittadini romani. Questo diritto, rifiutato a più riprese dalla maggior parte della classe degli Ottimati, originò la nascita della Lega Italica che mise ancora una volta a dura prova la potenza di Roma. Le forze in campo dei due contendenti si equivalevano, ma Roma aveva il vantaggio di avere come alleati gli Etruschi, gli Umbri, i Galli, i Greci Italioti e alcune città importanti della stessa Lega: Isernia e Alba.

Angelo Izzo e il massacro di Ferrazzano (2004) modifica

Nel dicembre 2004 Angelo Izzo, condannato per il massacro del Circeo nel 1975, ottenne la semilibertà dal carcere di Campobasso, su disposizione dei giudici di Palermo, per andare a lavorare nella cooperativa "Città futura".[4] Il 28 aprile 2005 Izzo uccise Maria Carmela e Valentina Maiorano, all'epoca sotto protezione a Ferrazzano (in provincia di Campobasso) e rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, ex affiliato (poi pentito) della Sacra corona unita, che Izzo conobbe in carcere. Il delitto fu rivelato il 30 aprile da Guido Palladino e Luca Palaia, inizialmente arrestati per traffico illecito di armi.[5][6] La concessione della semilibertà, fortemente criticata dopo l'omicidio, fu causa di una polemica tra i Tribunali di Sorveglianza di Campobasso e di Palermo, i quali si accusarono l'un l'altro della paternità di tale decisione.[7]

Simboli modifica

Lo stemma raffigura una fortezza con tre torri; lo scudo è accompagnato da una lista bifida con la scritta Munita resistit.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Chiesa di Santa Maria Assunta modifica

 
Santa Maria Assunta

La chiesa arcipretale dell'Assunta non ha una data di costruzione precisa anche se alcuni elementi architettonici risalgono ai secoli XI e XII come la memoria dell'anno 1065, scolpita nel soprarco della porta maggiore ancora esistente, e quella del 1169, oggi scomparsa, che si trovava in una pietra del vecchio campanile. In origine la chiesa era a tre navate e gli archi dividevano quella centrale dalle altre due in cui erano le cappelle. Aveva un campanile che "si rimirava a trenta miglia di distanza", crollato a causa di un fulmine del 1658. La saetta causò gravi danni all'intero edificio per cui nel 1726 esso venne integralmente ristrutturato e ridotto a una sola navata, con la sopraelevazione del soffitto, espediente quest'ultimo non riuscito perché realizzato senza rafforzare i muri laterali di sostegno. Quell'errore tecnico ha causato ulteriori interventi di cui l'ultimo nel 1962 dietro interessamento dell'Arciprete Mons. Giovanni Cerio. Con questi ultimi lavori la chiesa dell'Assunta subisce una revisione generale con la pittura della volta da parte dell'artista Giovanni Passeri. Sulla stessa volta esistevano figure dipinte dall'artista campobassano Amedeo Trivisonno nel 1927. Attualmente sette altari arricchiscono le pareti laterali con le statue, tutte di pregevole fattura, di San Rocco, della Vergine, di Sant'Antonio, di San Michele, del Santissimo Crocifisso, del Sacro Cuore di Gesù, di San Giuseppe. Quest'ultima statua è opera di Paolo Saverio di Zinno, artista campobassano del 1700. Il portale della chiesa risale al 1200 ed è affiancato da due colonne molto sottili, sormontate da capitelli in stile corinzio. Essi reggono un arco finemente lavorato e ricco di motivi floreali. Nella lunetta, invece, è raffigurato un grosso volatile nell'atto di beccare il cibo, simbolo dei fedeli che si nutrono dei beni celesti. Nella fascia intorno vi sono scolpiti girali con foglie e fiori alternati mentre una seconda fascia, aggettante, in parte corrosa dal tempo, presenta un intreccio complicato di viticci con due animali in basso. L'iscrizione corrosa dal tempo, visibile su una pietra a destra del portale, testimonia l'antico ius patronatus del comune sulla chiesa. All'interno della chiesa, c'è una scala a chiocciola che porta all'organo li si trova un fonte battesimale che risale al XIII secolo. Della scultura risaltano il classico Agnello crucifero, decorato con motivi stilizzati, in mezzo una fascia a zig zag che parte dalle bocche di due animali posti lateralmente in basso. Il pulpito della chiesa dell'Assunta è a forma di cassa, sostenuto da quattro colonne, risale al XIII secolo ed è il pezzo artistico di maggiore rilievo che non trova precisi riscontri nel Molise per il suo livello qualitativo[senza fonte]. Finemente lavorato risulta l'arco tribolo, incorniciato a sua volta con foglie stilizzate, immerso in effetti di morbido chiaroscuro. Nella fascia superiore una fascia decorativa presenta tralci di viti ad andamento curvilineo con foglie, grappoli e due figurine umane, non statiche, intente alla vendemmia; all'angolo destro è scolpito un mascherone dalla cui bocca partono altri tralci che ornano l'intero prospetto. Tra i capitelli, variamente lavorati, interessante è quello frontale a destra con tre foglie d'acanto, ricurve stilizzate alla maniera gotica. Tra le foglie risaltano la figura di un vescovo o di re, un cammello simbolo della mansuetudine, una pia donna che reca nella mano destra una corona ed ha la sinistra sul petto: un'altra figura tenta di colpire un volatile. Il pulpito è realizzato in marmo color terra di Siena.

Castello baronale Carafa modifica

 
Castello Carafa

Il castello, di origine normanna, venne ricostruito tra il 1498 e il 1506 in seguito alla sua precedente distruzione durante il terremoto del 1496. Esso, completato agli inizi del XVII secolo, rappresenta il tipico tentativo degli architetti del '500 di convertire la rude ed austera fortezza medievale in confortevoli palazzi signorili. Le due torri cilindriche laterali e le mura sono di circa 40 cm di grossezza e un tempo erano serviti da scalini in pietra. Esse si levano dal suolo a scarpata. Quella di destra, fornita oggi di un piccolo terrazzino, ha perso il suo camminamento di ronda. La seconda invece, detta del Giurato, fa ancora bella mostra di sé anche se risulta modificata nella parte superiore per essere stata utilizzata come serbatoio dell'acqua del Sambuco all'inizio del secolo. Il lato a mezzogiorno si innalza sopra un dirupo che scopre la valle circostante ed ha rappresentato da sempre una posizione ottimale di difesa per la popolazione. Si accede al castello tramite un ponticello in pietra che sostituì quello levatoio in legno, caduto in disuso, alla fine del XVII secolo, durante il dominio del duca Antonio Vitagliano detto il Vecchio. L'ingresso, con arco a sesto ribassato e con in mezzo lo stemma dei Carafa-Molise (tre cappelletti fra due sbarre a destra, a sinistra le insegne di Porzia De Capoa, moglie di Gerolamo), rappresenta l'originale. In alto al centro l'elegante cornice in pietra locale con l'iscrizione dedicata al Carafa. Il cortile è ben proporzionato e risente dello stile tardo-rinascimentale. Lo arricchiscono una cisterna e alcuni stemmi araldici di famiglie gentilizie che ebbero in baronia Ferrazzano. l'ultimo Duca di Ferrazzano è Antonio Moccia di Ferrazzano il quale nel 2008 ha lasciato il titolo alla figlia Mathilde insieme al titolo di baronessa di Sant'Angelo a Cupolo.

Società modifica

 
Vista dal belvedere di Ferrazzano

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[8]

Etnie e minoranze straniere modifica

Al 31 dicembre 2019 gli stranieri residenti a Ferrazzano erano 86, pari al 2,6% della popolazione.

Amministrazione modifica

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
5 luglio 1985 7 giugno 1990 Antonio Reale Democrazia Cristiana Sindaco [9]
7 giugno 1990 31 marzo 1993 Antonio Reale lista civica Sindaco [9]
29 aprile 1993 24 aprile 1995 Michele Rosario Notartomaso lista civica Sindaco [9]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Michele Rosario Notartomaso Partito Popolare Italiano Sindaco [9]
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Giovanni Antonio Gianfelice lista civica Sindaco [9]
14 giugno 2004 8 giugno 2009 Giovanni Antonio Gianfelice lista civica Sindaco [9]
8 giugno 2009 26 maggio 2014 Vincenzo Fratianni lista civica Sindaco [9]
26 maggio 2014 in carica Antonio Cerio lista civica Identità e futuro Sindaco [9]

Note modifica

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ «Sapeva lavorare con i disagiati», in La Gazzetta del Mezzogiorno, 2 Maggio 2005.
  5. ^ Angelo Izzo condannato all'ergastolo, in Corriere della Sera, 13 gennaio 2007. URL consultato il 22 novembre 2009.
  6. ^ Legate e poi soffocate con due sacchetti, in Corriere della Sera, 12 gennaio 2007. URL consultato il 22 novembre 2009.
  7. ^ Francesco Viviano, L'abbiamo messo in semilibertà su consiglio di chi ora ci accusa, in la Repubblica, 4 maggio 2005, p. 10. URL consultato il 22 novembre 2009.
  8. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  9. ^ a b c d e f g h http://amministratori.interno.it/

Bibliografia modifica

  • L. Baranello, Ferrazzano nella Storia - Memorie e Documenti
  • S. D'Acunto, Il Molise attraverso i secoli
  • I. La Farciola, Da "La Fonte" al "Delle Alpi". Storie calcistiche di Ferrazzano, Tipolitografia Fotolampo, Campobasso 2011

Altri progetti modifica

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