Ferrovia Castelvetrano-San Carlo-Burgio

ferrovia italiana a scartamento ridotto

La ferrovia Castelvetrano-San Carlo-Burgio era una ferrovia a scartamento ridotto della Sicilia, delle Ferrovie dello Stato, che collegava la stazione di Castelvetrano alla linea a scartamento ridotto proveniente da Palermo (nella stazione di San Carlo) e da questa arrivava fino a Burgio[1]. Nella stazione di Salaparuta avrebbe dovuto innestarsi la linea parzialmente realizzata Palermo Lolli-Salaparuta.

Castelvetrano-San Carlo-Burgio
Stati attraversatiBandiera dell'Italia Italia
Attivazionea tratte, tra 1910 e 1931
Soppressione1959 (Salaparuta-San Carlo)
1972 (Castelvetrano-Salaparuta)
Precedenti gestoriFS
Lunghezza81 km
Scartamento950 mm
Elettrificazioneno
Ferrovie

Storia modifica

La linea era stata progettata per collegare i comuni della valle del Belice. Nonostante fosse nata tra le prime ferrovie a scartamento ridotto delle Ferrovie dello Stato, trascorsero molti anni per il completamento della linea, che fu realizzata fra il 1910 ed il 1931 con estrema lentezza.

L’idea originaria era di costruire una linea circolare che da Castelvetrano andasse verso San Carlo, Burgio, Sant’Anna di Caltabellotta e Magazzolo per poi tornare a Castelvetrano via Sciacca e Menfi. La realizzazione del tratto da Burgio a Magazzolo venne accantonata quando fu evidente l’inadeguatezza delle ferrovie a scartamento ridotto.[2]

Altro obiettivo di questa linea era quello di collegare Castelvetrano con le località servite dalla linea, allora privata, Palermo Sant'Erasmo - Corleone - San Carlo, che con il medesimo scartamento avrebbe consentito l’interscambio dei carri merci. A causa della previsione nel progetto iniziale di un lungo tratto con esercizio a dentiera, per evitare le eccessive soggezioni all'esercizio derivanti da questa scelta, si decise di spostare il tracciato inizialmente previsto.

Tratta Inaugurazione[3]
Castelvetrano-Partanna 20 giugno 1910
Partanna-Santa Ninfa 28 marzo 1914[4]
Santa Ninfa-Gibellina 20 agosto 1916
Gibellina-Salaparuta Poggioreale 20 luglio 1922[5]
Salaparuta Poggioreale-Santa Margherita di Belice ?
Santa Margherita di Belice-San Carlo ?
San Carlo-Burgio ?

Alla determinazione di rivedere il progetto contribuirono anche la franosità dei terreni da attraversare e la necessità di avvicinarsi a Salaparuta, punto d’innesto della prevista linea per Monreale e Palermo.

Il primo tratto aperto fu quello tra Castelvetrano e Partanna, inaugurato il 20 giugno 1910 insieme con l’altra linea per Selinunte, poi prolungata fino a Porto Empedocle. Da Partanna i treni proseguirono per Santa Ninfa dal 28 marzo 1914 e per Gibellina dal 28 febbraio 1917. Dopo l’apertura del tratto Gibellina-Salaparuta-Poggioreale il 20 luglio 1922, fu aperta sul versante opposto la San Carlo-Santa Margherita Belice il 28 ottobre 1928 e tre anni dopo la linea fu interamente percorribile con l’inaugurazione della S. Margherita Belice - Salaparuta e l’aggiunta della San Carlo - Burgio.

Sulla linea prestò servizio, a partire dal 1928 e per alcuni anni, una automotrice sperimentale, da 45 posti a sedere, costruita dalle Officine FS di Firenze con motore MAN da 150 CV che ricevette la classificazione RNe 8501 a partire dal 1929[6].

Nel 1950 avvenne l'immissione in servizio delle nuove automotrici RALn 60, che consentirono una consistente diminuzione dei tempi di percorrenza[7]; ciò provocò un immediato aumento dei viaggiatori, sia per il maggiore comfort che per la maggiore velocità,[8] ma a questo non fece seguito alcun ammodernamento del percorso.

Il tratto Salaparuta-San Carlo fu chiuso il 1º febbraio 1959 e soppresso nel 1961[9][10]. Il tratto Castelvetrano-Salaparuta rimase in esercizio fino alla data del 15 gennaio 1968, giorno in cui il disastroso terremoto del Belice distrusse anche molti manufatti della linea ferrata[11]. Da tale data la linea, che pur presentava ancora un discreto traffico viaggiatori, rimase sospesa, ma non vennero fatte né ricostruzioni né semplici riparazioni. I servizi ferroviari vennero soppressi definitivamente all'esercizio il 15 gennaio 1972, facendo riferimento al D.M. 1º marzo 1958, n. 4270, ma venne lasciato in esercizio il tratto Partanna-Santa Ninfa per il solo servizio merci. Il 16 agosto 1972 fu chiuso anche quest'ultimo e, con D.P.R. 11 ottobre 1972, n. 785, venne infine soppressa l'intera linea[12].

Caratteristiche e percorso modifica

 Stazioni e fermate 
 
linea per Bivio Sciacca mai realizzata
 
112+290 Burgio 265 m s.l.m.
 
Viadotto a 13 arcate
 
galleria (487 m)
 
105+602
73+400
San Carlo 246 m s.l.m.
     
per Corleone e Palermo † 1959
 
64+100 San Giacomo 406 m s.l.m.
 
54+800 Sambuca di Sicilia 295 m s.l.m.
 
48+000 Santa Margherita di Belice 235 m s.l.m.
 
40+300 Belice 136 m s.l.m.
 
Viadotto a 6 arcate (Fiume Belice)
 
35+900 Cusumano 170 m s.l.m.
 
28+600 Salaparuta 359 m s.l.m.
 
 
 
per Palermo Lolli (mai realizzata)
 
25+510 Gibellina 350 m s.l.m.
 
18+767 Rampinzeri 387 m s.l.m.
 
16+500 Santa Ninfa 336 m s.l.m.
     
per Salemi † 1954
 
10+800 Partanna 358 m s.l.m.
 
Fiume Modione
 
Autostrada A29 - Strada europea E90
     
per Palermo
 
0+000 Castelvetrano 176 m s.l.m.
     
per Trapani
 
per Porto Empedocle † 1986
Manuale · Legenda · Convenzioni di stile

La ferrovia aveva origine dalla stazione di Castelvetrano della linea ferroviaria Castelvetrano-Porto Empedocle. Lasciato l'abitato di Castelvetrano, la linea iniziava presto ad arrampicarsi con curve e controcurve sulle propaggini collinari sale fino alla stazione di Partanna, situata alla quota 359 e contigua alla città omonima, posta sul crinale che separa la valle del Modione da quella del Belice, e scendeva a valle per poi risalire verso Santa Ninfa fra rigogliose coltivazioni di viti ed ulivi[13]. Da questa località, verso il 1930, venne costruito un breve tratto di 10 km per Salemi che, nelle intenzioni di progetto, doveva arrivare direttamente fino a Trapani, ma che non fu più realizzato e rimase come collegamento tra le due cittadine fino al 1954[14].

 
Viadotto ex ferrovia sul fiume Sosio

Da Santa Ninfa il tracciato continuava con alterne pendenze fino a Gibellina e Salaparuta e, superato il fiume Belice, si accostava alla S.S. 624 Palermo-Sciacca, nel tratto fra Poggioreale alla stazione di Santa Margherita di Belice. Da qui, allontanandosi dalla statale, giungeva a Sambuca di Sicilia e San Giacomo di Sicilia, poi si dirigeva verso San Carlo, stazione di diramazione per Palermo, posta alla quota 249,94 terminando la sua corsa a Burgio[15]. Era in progetto un collegamento con la Castelvetrano-Porto Empedocle, passando per le stazioni di Villafranca e di Sant'Anna di Caltabellotta, raggiungendo la stazione di Bivio Sciacca, posta alla quota 32 sulla destra del fiume Verdura, ma non fu mai realizzato.

La linea era armata con rotaie da 27 kg/m montate su traversine di legno distanti 0,82 m l'una dall'altra. Tale tipo di costruzione, molto in economia, permetteva solo basse velocità di linea non superiori a 30 km/h per i treni a vapore e, in seguito, di 50 km/h per le automotrici. Le pendenze massime del 30‰ adottate su questa linea interna hanno permesso di superare i forti dislivelli senza bisogno di ricorrere al mezzo dell'aderenza artificiale.

Le opere d'arte, di hanno maggiore importanza erano il viadotto a sette arcate, ciascuna delle quali di 8 metri di luce sul torrente Modione, nel tronco Castelvetrano-Partanna, quello a sei arcate di 12 metri ciascuna sul fiume Belice nel tratto Gibellina-Belice e un viadotto di 224 metri a tredici arcate sul fiume Sosio nel tratto tra San Carlo e Burgio, e inoltre vi sono sei gallerie, ciascuna di breve lunghezza.

Non venne mai fatto alcun ammodernamento degli impianti fino alla chiusura.

La circolazione dei treni sulla linea veniva regolata mediante l'impiego della Dirigenza unica. Le stazioni erano affidate a degli incaricati, detti assuntori, che però non avevano competenze di circolazione[16]. A queste provvedeva il personale dei treni, capotreno e macchinista, collegandosi telefonicamente con il Dirigente unico. Il segnalamento era del tutto assente nelle stazioni, eccetto che in quella di Castelvetrano e in quelle di diramazione, San Carlo e Santa Ninfa[17].

Rotabili modifica

Il parco mezzi di trazione faceva capo ai depositi locomotive di Castelvetrano e Palermo Sant'Erasmo. Vi svolsero servizio le locomotive a vapore dei gruppi R.301, R.302 ed R.402 e, in seguito, le automotrici RALn 60[18].

Note modifica

  1. ^ Tuttotreno Tema 14, p.58.
  2. ^ La linea ferroviaria Castelvetrano – San Carlo – Burgio
  3. ^ Prospetto cronologico dei tratti di ferrovia aperti all'esercizio dal 1839 al 31 dicembre 1926, su trenidicarta.it. URL consultato il 2 maggio 2020.
  4. ^ Ferrovie dello Stato, Ordine di servizio n. 78, 1914.
  5. ^ Ferrovie dello Stato, Ordine di servizio n. 52, 1922.
  6. ^ Nico Molino, p.64.
  7. ^ Tuttotreno Tema 14, p.66.
  8. ^ Nico Molino, p.66.
  9. ^ Decreto del presidente della Repubblica 11 dicembre 1961, n. 1505, in materia di "Soppressione della linea ferroviaria a scartamento ridotto Palermo Acqua dei Corsari-Burgio."
  10. ^ Decreto del presidente della Repubblica 11 dicembre 1961, n. 1555, in materia di "Soppressione del tronco ferroviario a scartamento ridotto San Carlo-Salaparuta."
  11. ^ Tuttotreno Tema 14, p.67.
  12. ^ Atti parlamentari della Camera dei Deputati, VII legislatura, allegato al resoconto della seduta 5 luglio 1977, pag. 1056, punto 33
  13. ^ Nico Molino, pp.20-21.
  14. ^ Tuttotreno Tema 14, prospetto allegato, linea 103.
  15. ^ Nico Molino, p.21.
  16. ^ RCT, Art.41,c.1.
  17. ^ Nico Molino, p.30.
  18. ^ Tuttotreno Tema 14, prospetto allegato, p.94.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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