File:Romolo Tranquilli.JPG

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Romolo Tranquilli, fratello minore di Ignazio Silone, nacque a Pescina nella casa della nonna materna a Fontamara, il 23 maggio del 1904. Scampato, anche se ferito, al terremoto del 13 gennaio del 1915, fu portato dal Patronato Regina Elena in un Istituto dei Salesiani di Roma e dal febbraio del 1919 accolto amorevolmente da Don Orione:”..Romolo Tranquilli venne mandato a me dallo stesso Patronato...lo presi con me a Tortona... trovai in lui intelligenza non sempre di ferma volontà...L'anno 1920 diede la licenza ginnasiale, mi fece in quel periodo qualche birichinata, il primo maggio egli e un altro orfano mi fuggirono dal collegio e presero parte alla dimostrazione socialista...Nell'ottobre del 1920 lo mandai a Sanremo...”. Nel 1928 fu coinvolto nell'attentato del l2 aprile che i fascisti ordirono contro il Re Vittorio Emanuele lll alla Fiera Campionaria di Milano e che provocò 20 morti e 23 feriti. Arrestato il giorno dopo nei pressi di Brunate (Como) con l'accusa di essere responsabile della strage, fu rinchiuso nel penitenziario di S.Vittore a Milano dove fu sottoposto a pesanti torture che gli procurarono la frattura di due costole. Da lì inizia un calvario che durerà quattro anni e mezzo. Silone, pur essendo ricercato da tutte le polizie del mondo, perché considerato “la mente per l'esecuzione materiale del fratello”si adopererò moltissimo per aiutarlo. Abbandonato da tutti. a seguirlo e confortarlo nelle carceri di Regina Coeli, di L'Aquila, di Perugia e infine di Procida, fu il cugino Pomponio Tranquilli costretto a subire oltraggiose angherie nel paese, perché colpevole di difendere "un delinquente che aveva sparato al Re". Prosciolto nel processo del 6 giugno 1931 a Perugia dall'accusa dell'attentato in quanto completamente estraneo, fu condannato dal Tribunale Speciale a 12 anni di reclusione, 3 anni di vigilanza speciale e all' interdizione perpetua dai pubblici uffici per appartenenza al Partito Comunista. Il 27 ottobre del 1932, all'età di 28 anni, un giorno prima dell'amnistia per il decennale fascista, si spense per l'aggravarsi della malattia dovuta al pesantissimo stato carcerario. Per Silone fu un durissimo colpo che s'innestò nel vivo della sua crisi col Partito portandolo sull'orlo del suicidio e che non riuscì mai a superare. Amava scrivere: "... ci sono certe ferite sanguinanti che è impossibile guarire..." Quella di Romolo fu una pena che lo tormentò tutta la vita e che lo costrinse sempre ad evitare di ricordare i fatti tragici di cui fu protagonista suo fratello. Dirà più tardi la moglie dello scrittore, Darina: «A Zurigo dove lo conobbi, mi aveva raccontato un po' alla volta la tragica storia di suo fratello: senza dettagli e senza emozione. Dovevo ascoltarlo in silenzio: la minima parola mia gli faceva subito cambiare argomento». modifica

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  1. ^ Sul punto si veda per esempio la Convenzione di Berna,
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attuale11:32, 18 ago 2007Miniatura della versione delle 11:32, 18 ago 2007768 × 1 024 (166 KB)Inviaggio (discussione | contributi)Romolo Tranquilli, fratello di Ignazio Silone Foto scattata in Italia oltre 20 anni fa a contenuto non artistico

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