Francesco III Ventimiglia

Francesco Ventimiglia d'Aragona, principe di Castelbuono (15801647), è stato un nobile, politico e militare italiano.

Francesco Ventimiglia d'Aragona
Principe di Castelbuono
Marchese di Geraci
Stemma
Stemma
In carica1620 –
1648
PredecessoreGiuseppe Ventimiglia Ventimiglia
SuccessoreGiovanni Ventimiglia Spadafora
Altri titoliBarone di Tusa Superiore e Inferiore, di Gangi, di Pollina, di San Mauro, barone di Regiovanni (dal 1622), Signore dei feudi di Casalvecchio, Gulfi, Montagna, Raulica, Castagna, Ramusa, Mandralisca e Bordonaro Sottano, Vicario generale del Regno di Sicilia, Grande di Spagna (1626)
Nascita1580
Morte1647
DinastiaVentimiglia di Geraci
PadreGiuseppe Ventimiglia Ventimiglia
MadreBianca Antonia d'Aragona de Luna
ConiugiMaria Balsamo Tagliavia d'Aragona
Maria Spadafora Crisafi
Giovanna Branciforte Lanza
Dorotea del Carretto Ventimiglia
FigliGiovanni (II)
Girolamo (II)
Giuseppe (II)
Antonia (II)
Beatrice (IV)
Giovanni (naturale)
ReligioneCattolicesimo

Biografia modifica

Nacque nel 1580 da Giuseppe, II principe di Castelbuono, e da Bianca Antonia d'Aragona de Luna dei duchi di Montalto, pronipote di Ferdinando I di Napoli. Al padre, morto nel 1620, succedette nei titoli di Principe di Castelbuono, di Marchese di Geraci e negli altri. Il padre li aveva a sua volta ereditati dal cugino, il principe-marchese Giovanni III Ventimiglia, morto senza eredi legittimi.

Fra il 1620 e il 1621 il principe di Castelbuono fu al centro di una lite giurisdizionale con il Santo Uffizio, per aver ingiuriato e condannato a quattro tratti di corda, Francesco Schimbenti Moncada, familiare del Santo Uffizio. Lo Schimbenti, vassallo del principe, si era rifiutato di presenziare all'adunata annuale dei vassalli, inviandovi il figlio.[1]

Nel 1623 il principe Francesco perdette causa contro Giuseppe Fontana che fu investito del feudo Mallia, dismembrato dalla baronia di San Mauro. Nel 1625, vendette le baronie di Regiovanni e Gangi a Francesco Graffeo barone di Serradifalco e futuro (1636) principe di Gangi e marchese di Regiovanni. Nel 1638, Agata, vedova di Santo Gentile, si investì dei feudi di Rupi e Calabrò - membri del Marchesato di Geraci - in precedenza acquistati dal marito. Francesco di Ventimiglia occupò le cariche di deputato del Regno di Sicilia (1645; 1647), di generale della cavalleria del servigio militare, di vicario generale del Val Demone e dal 1645 di tutto il Regno.

Nel 1637, respinse l'attacco di un contingente di pirati musulmani proveniente da Biserta, venuti per saccheggiare la fertile pianura di Palermo.[2] Dieci anni più tardi, in Sicilia scoppiarono le rivolte antispagnole: nel 1647, a Palermo, il popolo assalì il palazzo del viceré Pedro Fajardo, III marchese dei Vélez, gli uffici e le carceri cittadine, e desiderorso di liberarsi dalla dominazione spagnola, offrì al Ventimiglia la Corona del Regno di Sicilia, ma il medesimo rifiutò il trono.[3] Tra gli ideatori della rivolta contro il re Filippo IV di Spagna, figurava anche uno dei suoi figli, Giuseppe, che nel 1648 fu catturato e giustiziato dopo la dura repressione del viceré Giovanni d'Austria.[4][5]

Nel 1629, il teologo Antonino Diana dedicò al principe Francesco il terzo volume delle sue Resolutiones morales.[6]

Morto nel 1647, nel corso della sua vita contrasse quattro matrimoni, con:

  • Maria Balsamo Tagliavia d'Aragona, figlia di Pietro, principe di Roccafiorita, da cui non ebbe figli;
  • Maria Spadafora Crisafi, figlia di Michele, principe di Maletto, dalla quale ebbe quattro figli;
  • Giovanna Branciforte Lanza, figlia di Giuseppe, conte di Raccuja, dalla quale non ebbe eredi;
  • Dorotea del Carretto Ventimiglia, figlia di Girolamo, conte di Racalmuto, dalla quale ebbe una figlia.

Francesco ebbe anche un figlio naturale, di nome Giovanni, che nel 1652 fu arrestato ed esiliato per incitazione alla rivolta.[7]

Note modifica

  1. ^ Archivo Histórico Nacional de Madrid, Consejo de Inquisición, INQUISICIÓN,1750,Exp.1, in MINISTERIO DE EDUCACIÓN, CULTURA Y DEPORTE - Portal de Archivos Españoles
  2. ^ E. Paruta, Geraci Siculo, Arianna, 2009, p. 42.
  3. ^ E. Leo, Storia d'Italia nel Medio Evo, vol. 2, Storm, 1840, pp. 486-487.
  4. ^ P. Lanza, principe di Scordia, Considerazioni sulla storia di Sicilia dal 1532 al 1789, Stamperia Muratori, 1836, p. 94.
  5. ^ A. Messina, 1649: GIOVANNI D’AUSTRIA VICERE’ DI SICILIA, in La Risacca, 10 maggio 2017. URL consultato il 24-11-2018 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2018).
  6. ^ C. Dollo, Modelli scientifici e filosofici nella Sicilia spagnola, Guida, 1984, p. 272.
  7. ^ G. E. Di Blasi, Storia cronologica de' vicerè, luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia, Stamperia de' Santi Apostoli, 1757, p. 364.

Bibliografia modifica

  • F. M. Emanuele e Gaetani, Della Sicilia nobile, vol. 2, Palermo, Stamperia de' Santi Apostoli, 1757, p. 30.
  • V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. 6, Bologna, Forni, 1981, p. 587.

Collegamenti esterni modifica

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