Francesco Messina

scultore italiano (1900-1995)
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Francesco Messina (Linguaglossa, 15 dicembre 1900Milano, 13 settembre 1995) è stato uno scultore italiano.

Francesco Messina

Biografia modifica

Francesco Messina nasce a Linguaglossa in provincia di Catania dal muratore Angelo e da Ignazia Cristaldi. Nell’intento di emigrare in America, agli inizi dell’anno seguente i genitori si imbarcarono alla volta di Genova, ma furono costretti a stabilirsi nella città ligure, dove, dal 1907 al 1909, il M. frequentò le scuole elementari e cominciò a lavorare come garzone marmista nel laboratorio Rigacci e Callegari[1]. Cresciuto a Genova dove ha studiato e vissuto fino all'età di trentadue anni, si trasferì da qui a Milano. È considerato dalla critica tra i più grandi scultori figurativi del Novecento italiano[2][3], insieme a Giacomo Manzù, Arturo Martini, Marino Marini, Felice Mina.
È l'autore di alcuni dei maggiori monumenti del Novecento italiano: Santa Caterina da Siena (1961/2)[4], collocata sul lungotevere di Castel Sant'Angelo (che raffigura la cantante ed attrice Maria Sole, utilizzata da Messina come modella); la Via Crucis di San Giovanni Rotondo; il Cavallo morente della RAI; il Monumento a Pio XII nella Basilica di S. Pietro. Le sue opere figurano nei più prestigiosi musei del mondo: Berna, Zurigo, Göteborg, Oslo, Monaco di Baviera, Parigi, Barcellona, Berlino, San Paolo del Brasile, Buenos Aires, Venezia, Mosca, San Pietroburgo, Vienna, Washington, Tokyo.

Dal 1922 iniziò ad esporre regolarmente le sue opere alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia e tra il 1926 e il 1929 partecipò alle esposizioni del gruppo artistico Il Novecento Italiano a Milano. Nel 1932 si trasferisce a Milano, dove ottiene dopo un concorso nazionale, nel 1934 la cattedra di scultura presso l'Accademia Brera di cui divenne, dopo soli due anni, il direttore.

 
Il nuovo Regisole (1937)
Pavia, piazza del Duomo

In quegli anni scrive di lui Carlo Carrà: la scultura di Francesco Messina si caratterizza per un fare semplice e grandioso e per procedimento idealistico e classico, in grado di dar vita a forme che restano come immagini ideali. (Carlo Carrà, Francesco Messina scultore, Galleria Milano, marzo 1929).

Negli anni trenta partecipa a molte importanti mostre collettive d'arte italiana a Barcellona, Berlino, Berna, Göteborg, Monaco di Baviera, Oslo, Parigi, San Paolo del Brasile, Zurigo.

Nel 1934 esegue Giobbe, scultura in bronzo, conservato nel Museo del Duomo a Ravello.

Nel 1935 esegue il grande monumento a Cristoforo Colombo nella città di Chiavari.

Nel 1936 è nominato direttore dell'Accademia di Brera, carica che manterrà fino al 1944.

Nel 1937 esegue per la città di Pavia il monumento equestre, detto del Regisole, a ricordo di un altro monumento romano dedicato all'imperatore Antonino Pio e distrutto dai soldati francesi nel 1796. Nello stesso anno realizza il Ritratto di Salvatore Quasimodo, busto in bronzo.

Nel 1938 Giorgio de Chirico a Roma e Salvatore Quasimodo a Torino presentano due sue mostre personali. Scolpisce il gruppo monumentale in marmo di San Carlo recante il perdono ai deputati ospitalieri per l'Ospedale Maggiore di Niguarda a Milano. Realizza, ancora per la città di Pavia, la gigantesca statua della Minerva.

Nel 1942 vince il Premio di Scultura alla XXIII Biennale Internazionale d'arte di Venezia, dove tiene una mostra personale con quindici sculture e diciassette disegni.

Nel 1943 è nominato Accademico d'Italia.

Caduto il regime fascista è temporaneamente allontanato dall'Accademia, per il solo fatto di esserne stato direttore nel periodo fascista, riottenendo però, già nel 1947, la cattedra di scultura.

Sempre nel 1947 partecipa all'esposizione di scultura e grafica a Buenos Aires nella Galleria Muller riscuotendo notevole successo. Nel 1949 espone alla 3rd Sculpture International di Filadelfia assieme a Marino Marini e Picasso.

Nel 1956 partecipa con una mostra personale alla XXVIII Biennale di Venezia.

Nel 1963 esegue il grande monumento a Pio XII per la Basilica di San Pietro in Roma e il busto di Pietro Mascagni per il Teatro alla Scala. Nello stesso anno a Firenze gli viene conferito il Premio Michelangelo per la scultura.

Nel 1966 esegue su commissione il Cavallo morente per la Rai, che diverrà il simbolo dell'azienda pubblica radiotelevisiva e che è esposta all'ingresso della sede principale a Roma. A fine anno risponde all'accorato appello di Carlo Ludovico Ragghianti che chiede un'opera in dono a moltissimi artisti a sostegno della città di Firenze, gravemente ferita dall'alluvione del 4 novembre. Messina generosamente invia la scultura Stallone del 1958, dal 2014 esposta al Museo Novecento di Firenze.

 
Romantica, 1973 ca.
Milano, Fondazione Cariplo

Nel 1968 esegue il monumento a Pio XI per il Duomo di Milano.

Nei primi anni settanta gli viene assegnata la Sala Borgia della Galleria vaticana Paolo VI, dedicata all'arte sacra contemporanea, come sede di un'esposizione permanente di venti opere di soggetto sacro.

Nel 1974 viene aperto a Milano il Civico museo-studio Francesco Messina nell'antica chiesa sconsacrata di San Sisto al Carrobbio. In quello che sarà fino alla sua morte lo studio ufficiale dell'artista, espone permanentemente circa ottanta sculture (gessi, terrecotte policrome, bronzi, cere) e una trentina di opere grafiche (litografie, pastelli, acquarelli, disegni a matita) donate al Comune di Milano.

Nel 1978 partecipa a due grandi mostre in Unione Sovietica presso il Museo Puskin di Mosca e l'Ermitage di Leningrado che poi aprirono delle sale dedicate grazie alla donazione di circa 40 opere di scultura e altrettante di grafica.

Nel 1981 nell'ex chiesa di San Francesco a Pordenone si tiene una mostra di disegni inediti e contemporaneamente una mostra scultorea presso il Palazzo Ragazzoni-Flangini-Bili di Sacile.

Tra il 1984 ed il 1986 vengono esposte le sue sculture al Theseus Tempel di Vienna, allo Hirshhorn Museum di Washington ed alla Gallery Universe di Tokyo.

Fino alla sua morte, avvenuta nel 1995 a Milano, continua il suo lavoro di scultore e pittore e, assistito dalla figlia Paola, corregge e completa le numerose biografie a lui dedicate e pubblicate in tutto il mondo.

I monumentali cavalli di bronzo modifica

Il monumento equestre del Regisole, a Pavia, del 1937 è il primo bronzo monumentale.

Tra le opere più celebri dello scultore siciliano è il Cavallo morente, oggi esposto all'ingresso della sede principale della Rai, in viale Mazzini 14 a Roma. L'opera in bronzo misura 4,60 metri di altezza e 5,50 di lunghezza, pesa 25 quintali (compresa la base). L'opera fu commissionata all'artista nel 1964 dall'allora direttore generale Bernardi e fu condotto a termine in due anni. Il 5 novembre 1966 fu collocata nell'attuale sede. La scultura è stata restaurata dall'Istituto Centrale per il Restauro del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Il lavoro è durato 6 mesi ed ha visto impegnati due restauratori e quattro allievi restauratori. A distanza di oltre quarant'anni dall'installazione dell'opera, il cavallo di bronzo della Rai resta il principale e più popolare simbolo dell'azienda radiotelevisiva pubblica.

Meno noto al grande pubblico è il gruppo bronzeo dei quattro grandi cavalli, delle dimensioni pari a quelle naturali. I quattro modelli in gesso erano stati realizzati nel 1941 per il progetto di una maestosa quadriga in bronzo, destinata al prospetto del Palazzo dei Congressi, nel quartiere EUR di Roma. L'opera finita prevedeva dimensioni doppie rispetto alla grandezza naturale (altezza 4,50 metri, larghezza 6,30), ma non venne mai realizzata a causa della guerra intervenuta nel frattempo. I modelli in gesso, rimasti nella disponibilità di Francesco Messina, furono successivamente acquistati e fusi in bronzo a spese di Giovanni Leone, amico dello scultore; dopo la fusione i quattro modelli in gesso furono poi distrutti alla presenza dell'artista stesso in modo da renderle la realizzazione un'opera unica. Dal 1971 il gruppo in bronzo è esposto nella proprietà privata di Giovanni Leone alle porte di Formello.[5]. I quattro cavalli misurano circa 2,16 metri di altezza alla testa, 2,66 metri di lunghezza e 96 centimetri di larghezza e sono posti uno accanto all'altro dove due cavalli guardano verso la propria destra e due verso sinistra. L'opera in bronzo è citata dallo scrittore Piero Chiara nel suo libro Una storia italiana: il caso Leone, edito da Sperling & Kupfer nel 1985. I cavalli sono stati esposti anche all'Expo 2015, lungo il Decumano.

Opere principali modifica

 
Museo - studio Messina
ex Chiesa di San Sisto, Milano
 
medaglia commemorativa del traforo del Gran Sasso, 1980

Una scelta delle sue opere (circa 100) è conservata nel Museo ricavato nella Chiesa sconsacrata di San Sisto a Milano.

Opere poetiche modifica

  • Il garofano, introduzione di Alfonso Gatto, All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano, 1942, 250 esemplari.
  • Notte e giorno, con inediti e ristampa de Il garofano, Garotto, Scheiwiller, Milano, 1944, 350 esemplari.
  • Caldo di sole, con inediti e presentazione di Giovanni Papini, Edizioni Fiumara, Milano, 1951, 600 esemplari.
  • Ilaria e altre poesie (1942 - 1962), con inediti; prefazione di Giovanni Papini, Scheiwiller, Milano, 1962, 800 copie di cui 700 numerate da 1 a 700, più 100 di lusso numerate da I a C, con una litografia originale firmata dall'artista.
  • I tigli nel parco, con prefazione di Salvatore Quasimodo, Arnoldo Mondadori Editore, 1965.
  • Poesie, con inediti, Arnoldo Mondadori Editore, Vicenza, 1973.

Premi e riconoscimenti modifica

  • Premio scultura nel 1942 alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia
  • Cittadino onorario della città di Milano dal 1975. Nel 1979 la Pinacoteca di Stato di Monaco di Baviera organizza una grande esposizione di scultura e grafica.
  • Accademico honoris causa dell'Accademia delle Belle Arti dell'Unione Sovietica dal 1988 e accademico onorario dal 1990

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ Rosanna Ruscio, MESSINA, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 74, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
  2. ^ Anna De Fazio Siciliano, Alla ricerca dell’arte scolpita. Manzù, Messina e Perez: tre grandi maestri a Jesolo, su Rivista Segno, 10 settembre 2019. URL consultato il 22 maggio 2021.
  3. ^ Messina, lo scultore che fece sedere, su lastampa.it, 10 giugno 2013. URL consultato il 22 maggio 2021.
  4. ^ Fondazione Messina
  5. ^ EUR, risolto il giallo della Quadriga, in Il Corriere della Sera, 10 luglio 2003.
  6. ^ Aliprandi, su servizi.ct2.it. URL consultato il 23 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2020).
  7. ^ https://archivio.quirinale.it/archivio//GIOVANNI_COLLI/SCATOLA_8/186_DIPLOMI_ONORIFICENZE_E_DECORAZIONI_DI_COLLI_1934_1980.pdf

Bibliografia modifica

  • Eugenio D'Ors, Francesco Messina, Garzanti Editore, Milano, 1949.
  • Francesco Messina, Opera grafica, Disegni, pastelli e litografie dal 1930 al 1973, a cura di Guido Guastalla, introduzione di Piero Chiara, Graphis Arte Editore, Verona, 1973 (stampato in 3000 esemplari, le prime 450 con 3 litografie originali diverse numerate e firmate dall'artista e inserite ciascuna ogni 150 copie).
  • Le medaglie di Francesco Messina, di Jean Cocteau, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Libri Scheiwiller, 1986. ISBN 88-7644-055-0
  • Eugenio Montale, Lettere e poesie a Bianca e Francesco Messina, Libri Scheiwiller, 2007. ISBN 978-88-7644-205-6
  • Francesco Messina: 100 anni, sculture e disegni 1924-1993, di Toubert, Camilleri, Zichichi, Loi, Il Cigno Galileo Galilei. ISBN 88-7831-112-X
  • Marco Di Capua, Francesco Messina: Cento sculture, 1920-1994, Mazzotta editore. ISBN 88-202-1664-7
  • Francesco Messina: Mostra celebrativa per i 90 anni, U. Allemandi. ISBN 88-422-0343-2
  • Franco Ragazzi, Maria Teresa Orengo, Francesco Messina: sculture, disegni e poesie 1916-1993, Mazzotta editore. ISBN 88-202-1595-0
  • Antonio Paolucci, Alberto Fiz, Eliana Princi, Francesco Messina, ritratti, Skira. ISBN 88-8118-140-1
  • Cavalli e tori di Francesco Messina, Edizioni Artes, 1998. ISBN 88-7724-025-3
  • Francesco Messina, Le opere e i libri, Electa, 1999.
  • Francesco Messina, disegni e pastelli inediti 1940-1980, introduzione di Giancarlo Pauletto, Pordenone, Pubblicazioni del Museo Civico d'arte, 1982.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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