Francesco Pentimalli

patologo, docente e politico italiano (1885-1958)

Francesco Pentimalli (Palmi, 28 novembre 1885Roma, 26 aprile 1958) è stato un patologo e politico italiano.

Francesco Pentimalli

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXIX
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionale Fascista
Titolo di studiolaurea in Medicina
Professionedocente universitario

Biografia modifica

Francesco Pentimalli si laureò a Napoli nel 1911 dove fu subito assistente in patologia generale. negli anni seguenti andò in Germania, precisamente a Friburgo, per ulteriori studi. Li ebbe modo di seguire il patologo Karl Aschoff oltre a compiere studi di farmacologia[1]. Tornò a Napoli dove fece ricerche ed insegnò negli anni successivi alla prima guerra mondiale[1]. Nel 1923 partecipò a Strasburgo ad un Congresso internazionale sul cancro, portando una relazione sul sarcoma dei polli. Nel 1927 vinse un premio della Accademia Nazionale dei Lincei e l'anno seguente fu professore a Cagliari. Dopo il capoluogo sardo ebbe le cattedre di Perugia e Firenze[1].

Nel 1933 venne eletto membro del Consiglio superiore dell'educazione nazionale mentre nel 1934 divenne deputato[1]. Nello stesso anno divenne il direttore dell'istituto di ricovero e cura dei tumori, primo polo del genere in Europa, da lui fondato su ispirazione della Regina Elena di Montenegro e col sostegno della Lega Italiana per la Lotta contri i Tumori. L'istituto nel 1938 fu intitolato alla Regina Elena che tanto aveva contribuito alla sua nascita, pur se ancora vivente. Massone, fu iniziato nella Loggia I figli di Garibaldi di Napoli il 14 maggio 1909 e divenne Maestro massone il 25 gennaio 1911[2]

Onorificenze modifica

A Francesco Pentimalli sono stati intitolati l'Ospedale civile di Palmi, una piazza del centro storico di Palmi, una scuola a Gioia Tauro ed una via a Roma e Rizziconi.


Note modifica

  1. ^ a b c d PENTIMALLI, Francesco, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935. URL consultato il 19 marzo 2013.  
  2. ^ Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 2005, p. 214.

Collegamenti esterni modifica

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