Giorno di nozze

film del 1942 diretto da Raffaello Matarazzo

Giorno di nozze è un film del 1942 diretto da Raffaello Matarazzo.

Giorno di nozze
Roberto Villa, Antonio Gandusio, Armando Falconi ed Anna Proclemer nel giorno di nozze attorniati da invitati e creditori.
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1942
Durata88 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generecommedia
RegiaRaffaello Matarazzo
SoggettoPaola Riccora (commedia teatrale)
SceneggiaturaRaffaello Matarazzo e (non accreditato)[1] Aldo De Benedetti
Casa di produzioneLux Film
Distribuzione in italianoLux Film
FotografiaArturo Gallea, Mario Albertelli
MontaggioMario Serandrei
MusicheNino Rota
ScenografiaGastone Medin
Interpreti e personaggi

Trama modifica

Mariano Bonotti, modesto impiegato di Roma, è riuscito, a costo di grandi sacrifici, a far studiare l'unica figlia Mariella in un prestigioso collegio vicino a Como. Benché in ritardo con l'affitto, lui e la moglie decidono di andarla a trovare e riescono a commuovere il comprensivo padrone di casa, che concede loro di utilizzare i soldi della pigione per pagarsi il viaggio.

Giunti al collegio, vengono avvertiti che la figlia è stata invitata dalla sua compagna Marisa Borioli nella villa di famiglia, dove anch'essi decidono di recarsi. Qui incontrano Amedeo Borioli, un ricco affarista dai modi arruffati e dall'eloquio travolgente, che ha anche un figlio, Giorgio, di cui Mariella è innamorata. L'invito della sorella di Giorgio mirava proprio a favorire il fidanzamento.

I due giovani si vogliono sposare e le famiglie sono d'accordo. I Bonotti, che sono stati scambiati per ricchi, non hanno il coraggio di confessare la loro vera condizione economica, mai rivelata neppure alla figlia. Quindi, una volta rientrato a Roma, Mariano si dà alle spese folli, volendo assicurare a Mariella un fastoso matrimonio ed una casa di lusso. Ma un contrattempo provoca il rinvio del matrimonio ed egli si ritrova proprio nel giorno di nozze con i creditori alle porte. Riesce ad ottenere una piccola proroga per non guastare la festa, ma, appena finita la cerimonia, gli pignorano tutto.

Intanto anche Borioli gli comunica di essere rovinato, a causa di un investimento sbagliato in azioni. Ma Bonotti, che lui aveva incaricato di acquistare quelle azioni, non l'aveva fatto perché non disponeva dei soldi per comunicare l'operazione. Il patrimonio quindi è salvo, mentre la omissione di Bonotti viene interpretata come fiuto per gli affari. Lieto fine, quindi, perché i due padri si trovano davanti un futuro di prosperità economica e la promessa della felicità dei figli.

Produzione modifica

Giorno di nozze è tratto dalla commedia Fine mese di Paola Riccora, che era stata portata sulle scene teatrali a metà degli anni Trenta, anche allora con l'interpretazione di Armando Falconi.[3] Com'era usuale per le produzioni del tempo, il film fu realizzato, con grande rapidità, nei teatri della SAFA di via Mondovì, in Roma, e richiese circa due mesi di lavorazione, tra il marzo e l'aprile del 1942[4]. Faceva parte del filone delle “commedie scacciapensieri”[5] allora molto in voga, basate su un ritmo quasi frenetico delle scene e della recitazione.

 
Armando Falconi, Anna Proclemer e Amelia Chellini in una scena del film
 
Armando Falconi ed Antonio Gandusio
 
Roberto Villa ed Anna Proclemer

Il film diretto da Matarazzo - il penultimo degli anni trenta-quaranta che il regista romano realizzò in Italia prima di trasferirsi per due anni in Spagna con l'intento di sfuggire alla guerra - segnò ben due importanti debutti nel cinema: sia per Chiaretta Gelli che per Anna Proclemer (qui ancora Anna Vivaldi, pseudonimo solo cinematografico che sarà presto dimenticato) fu infatti questa la prima volta davanti alla macchina da presa. La Gelli, ai tempi del film una diciassettenne che veniva dal mondo del canto, ricorderà poi con simpatia quella sua prima esperienza:

«Matarazzo mi diede una certa linea del tipo petulante, aggressivo, che ne combinava di tutti i colori, estremamente vivace [...] perché vedeva che quando parlava con me, nella vita, si divertiva.»

Matarazzo richiamò quasi subito la Gelli anche nel suo film successivo Il birichino di papà, nel quale la promosse al ruolo di protagonista, accentuando ancora di più le caratteristiche di vivacità dell'attrice-cantante ed invertendo in qualche modo i ruoli con la Proclemer.

Anna Proclemer, a quel tempo diciannovenne, veniva invece dal teatro, dove aveva debuttato in alcune rappresentazioni nelle quali si era trovata al fianco di un'altra esordiente, Giulietta Masina. Al tempo della realizzazione di Giorno di nozze, l'attrice si era già trasferita, scelta da Anton Giulio Bragaglia, al Teatro delle Arti di Roma[7].

Critica modifica

Giorno di nozze fu accolto con simpatia da quasi tutti i critici, che ne misero in evidenza la capacità di divertire.

«Uno spasso per l'affezionato delle commediole comico - sentimentali. Gandusio e Falconi assieme non capitano tutti i giorni.»

Giudizio condiviso da Raul Radice sul Corriere della Sera del 7 febbraio 1943 secondo il quale si trattava «di una commedia allegra, che è rimasta commedia anche sullo schermo».

L'elemento della frenesia che caratterizza il ritmo del film fu messo in evidenza da diversi critici;

«[...] tutto percorso da un fracasso straordinario. Si prova la stessa impressione di quando si entra in un grande pollaio dove tutte le galline cominciano a starnazzare simultaneamente. Chi campeggia, in questo pollaio, è Antonio Gandusio. In fin dei conti, anche questo frastuono assordante può piacere. Esso dà un senso di allegria e di follia. Il film è del resto ilare, festoso, graziosissimo»

«il film vuole essere comico ad oltranza (e) scambia la sua comicità con una concitazione esasperata, parecchio esteriore. Strappa, però, facili risate»

Anche in seguito quanti hanno commentato retrospettivamente questo film di Matarazzo ne hanno messo in evidenza il lato divertente.

«Matarazzo racconta con una eleganza di tono che gli permette di evitare facili schematismi e scivolate melodrammatiche una complicata e divertente commedia degli equivoci»

Secondo Angela Prudenzi, autrice della (sinora) unica monografia sull'opera del regista romano, Giorno di nozze, nel quale Matarazzo «può mostrare tutta la sua abilità nel dirigere il gioco degli equivoci e sviluppare i canoni della commedia», va considerato congiuntamente alla sua pellicola successiva Il birichino di papà, che egli diresse subito dopo. «I due film hanno in comune molti punti, a partire dal tema, il matrimonio tra giovani di classi sociali diverse (e) un forte senso di anarchia».

Note modifica

  1. ^ La partecipazione di De Benedetti alla sceneggiatura, notizia fornita nella scheda sul film pubblicata dal Mereghetti, non era esplicitata nei titoli di testa a causa dai divieti imposti dalle leggi razziali.
  2. ^ Accreditata col nome Anna Vivaldi
  3. ^ L'Illustrazione italiana n. 50 del 16 dicembre 1934
  4. ^ Primi piani del marzo 1942
  5. ^ La definizione è di Enrico Lancia in Storia del cinema italiano, pag.333.
  6. ^ Cinecittà anni Trenta, pag. 573, di Francesco Savio
  7. ^ Le notizie sugli esordi della Proclemer sono tratte dalla monografia dedicata all'attrice edita nel 1998 in occasione della mostra realizzata a Firenze dal Gabinetto Vieusseux, opera citata in bibliografia.

Bibliografia modifica

  • Francesco Savio, Ma l'amore no. Realismo, formalismo, propaganda e telefoni bianchi nel cinema italiano di regime (1930-1943), Sonzogno Edit., Milano, 1975. ISBN non esistente
  • Francesco Savio, Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 protagonisti. (3 voll.), Bulzoni Editore, Roma, 1979. ISBN non esistente
  • Angela Prudenzi, Matarazzo. Il castoro cinema - La nuova Italia edit., Firenze, 1991. ISBN non esistente
  • Luca Scarlini (a cura di), Anna Proclemer. vita e teatro, Edito da Gabinetto Viessuex ed Ente Teatrale Italiano, Firenze, 1998. ISBN non esistente
  • AA VV., Storia del cinema italiano, Volume VI (1940 - 1944), Editori: Marsilio, Venezia e Fondazione Scuola Nazionale del Cinema, Roma. 2003. ISBN 978-88-317-0716-9. In particolare i capitoli
Gli interpreti maschili, di Bruno Di Marino (pag. 280).
I caratteristi del cinema italiano di Enrico Lancia (pag. 333)

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