Giulio Naucellio

letterato romano e senatore romano nativo di Siracusa

Giulio Naucellio talvolta citato anche come Giunio Naucellio (in latino Iulius Naucellius; Siracusa, 305 circa – Spoleto, 400 circa) è stato un letterato romano.

Biografia modifica

Senatore romano di origine siracusana [1], era corrispondente e amico di Quinto Aurelio Simmaco[2]. Naucellio, come molti appartenenti all' ordo senatorius nella sua epoca, era impegnato nel recupero dei classici e si occupava di storiografia, tanto che proprio l'amico Simmaco[3] lo rimprovera di usare una prosa arcaica; testimonianza di queste passioni è la notizia che compose la traduzione dal greco di un’opera storico-antiquaria. Compose, poi, in giovinezza poesie erotiche, successivamente alcune ecloghe e una raccolta di carmina[4].

Aveva una casa a Roma, dove viveva con la moglie Sabina e i figli, tra cui un Sabino, ma negli ultimi anni si trasferì nella residenza di Spoleto, di proprietà della famiglia della moglie[5].

Probabilmente fu sepolto nella chiesa di San Paolo a Roma, dove è presente il suo epitaffio[6], scritto da lui stesso o da un suo imitatore.

Epigrammi modifica

La maggior parte delle indicazioni sulla sua vita provengono dalla lettura degli Epigrammata che compose e 8 dei quali sono confluiti negli Epigrammata Bobiensia,[7] trovati a Bobbio e riscoperti nel 1950.[5]. Alcuni studiosi gli attribuiscono anche gli Epigrammata Bobiensia 48 e 57[8].

All’interno di questo breve ciclo[9] si possono distinguere due nuclei: gli epigrammi 2–4, in cui il poeta descrive con un certo orgoglio i locali della propria villa di Spoleto, da lui costruita su un terreno incolto ereditato dalla moglie, e in cui ci informa anche del tipo di vita che vi conduceva; gli epigrammi 5–9, autobiografici, che restituiscono un ritratto del poeta, delle sue abitudini e delle sue propensioni letterarie. Più in particolare, gli epigrammi 2-5 riguardano la sua villa di Spoleto; 6 e 7 sono due ritratti poetici, di cui, in particolare, il 7 allude a carmi su donne, probabilmente elegiaci[10]; l'epigramma 8 riguarda due ritratti della sua vecchiaia, da cui si ricava che visse almeno fino a 95 anni; il 9 è una preghiera a Saturno come dio del tempo assimilato al greco Crono, che costituisce una delle ultime testimonianze del profondo senso religioso dell’aristocrazia pagana. Infine, due sono gli epigrammi a lui attribuibili, il 48 e il 57, dedicati a un cristiano, Nonio Attico[11]: il primo di essi elogia i bagni costruiti da Attico e si caratterizza per i toni spiccatamente encomiastici, mentre il 57 si presenta come una lettera d'accompagnamento di una raccolta poetica, in una fase ancora provvisoria, per ottenere l’approvazione dell’amico.

Naucellio si confessa con toni intimistici, rivelando i suoi sentimenti d’amore per il figlio, la paura della sofferenza, la sua religiosità profonda; si ispira ad Ausonio ed Orazio, quale maestro d’arte e di vita e l’emulazione non consiste nella riproposizione di formule stereotipe, ma nella condivisione di valori artistici ed esistenziali che si ripresentano come nodi centrali nella produzione di entrambi i poeti.

Note modifica

  1. ^ Il fatto che Naucellio nell'epigramma VIII, 9 dica espressamente praenomen ductum ex atavis sembrerebbe provare a sufficienza che il poeta ha alle spalle una lunga ascendenza ed è indizio di antica latinità.
  2. ^ Simmaco, Epistulae, III 12, 2.
  3. ^ Epistulae, III 11, 1.
  4. ^ Simmaco, Epistulae, III 11, 4 e III 13, 2.
  5. ^ a b Angelo Luceri, Un poeta siracusano misconosciuto: Naucellio a sessant'anni dalla scoperta degli Epigrammata Bobiensia, in Bollettino di studi latini, Napoli, Loffredo Editore, luglio-dicembre 2010, p. 587. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  6. ^ CLE 1353.
  7. ^ Treccani 1973
  8. ^ W. Speyer, Naucellius und sein Kreis. Studien zu den Epigrammata Bobiensia, München 1959, p. 121.
  9. ^ Commentato e tradotto da F. R. Nocchi, Commento agli Epigrammata Bobiensia, Berlin, De Gruyter, 2016, pp. 53-108.
  10. ^ VII, 2: «che celebrò la candide Cinara e Clori».
  11. ^ Nonio Attico Massimo, praefectus praetorio Italiae nel 384, fu console nel 397 d.C. e costruttore delle terme celebrate nell’epigramma 48 e inaugurate probabilmente in occasione del suo consolato: cfr. F. R. Nocchi, Commento agli Epigrammata Bobiensia, Berlin, De Gruyter, 2016, p. 31.

Bibliografia modifica

  • W. Speyer, Naucellius und sein Kreis. Studien zu den Epigrammata Bobiensia, München 1959.
  • F. R. Nocchi, Commento agli Epigrammata Bobiensia, Berlin, De Gruyter, 2016, pp. 53-108 (edizione critica, traduzione e commento).

Collegamenti esterni modifica

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