Giulio Uberti

poeta e patriota italiano

«Salvete, eroi dal traforato petto,
Dalle gole annodate, ai cimiteri
Vietate salme, ostie di patrio affetto!
Salve, mio Speri!.»

Giulio Uberti (Brescia, 5 settembre 1806Milano, 19 novembre 1876) è stato un poeta e patriota italiano.

Biografia modifica

Laureatosi in legge, mazziniano, partecipa alle Cinque Giornate di Milano ed è costretto all'esilio. Rientra a Milano nel 1859 dove a settant'anni, nel 1876, muore suicida con un colpo di pistola per un amore turbato da maligne dicerie. Sembra infatti che si fosse innamorato di una sua giovane allieva inglese, che a sua volta lo era di lui. Tornata la ragazza a Londra, la raggiunse poco dopo, ma capendo di non doverla esporla alle voci della gente, si uccise poco dopo.

«L'altro era un bardo: Giulio era il nome: Quindici lustri premeanlo a sera:
Pur sul rugoso fronte non dome
L'ire fremevano dell'alma austera:
Passò imprecando: sferzò: derise:
Tutto è putredine! — disse... e s'uccise.»

L'opera poetica modifica

In gioventù scrisse un poemetto satirico ispirato a Il giorno di Parini e intitolato Le stagioni di cui portò a termine solo L'inverno e La primavera. Dai primordi classici giunse a un gusto romanticheggiante che subì l'influsso di Hugo e Byron. Scrisse famose odi dedicate a Napoleone, Washington, Garibaldi e Mazzini.

Le sue liriche, per il vigore e per l'impeto patriottico, furono lodate da molti, fra cui Carducci[1] e Niccolò Tommaseo.

Opere modifica

  • Poesie edite ed inedite, Milano, Tip. autori-editori di E. Civelli, 1871.

Note modifica

  1. ^ G.Carducci, «Dieci anni a dietro. Ricordi e note», Fanfulla della domenica, n.8, 22 febbraio 1880

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN85497690 · ISNI (EN0000 0000 7820 6712 · SBN LO1V084483 · BAV 495/252103 · LCCN (ENn97860885