Giuseppe Tucci

orientalista, esploratore e storico delle religioni italiano (1894-1984)

Giuseppe Vincenzo Tucci (Macerata, 5 giugno 1894San Polo dei Cavalieri, 5 aprile 1984) è stato un orientalista, esploratore, storico delle religioni e buddhologo italiano. Autore di circa 360 pubblicazioni, tra articoli scientifici, libri ed opere divulgative, condusse diverse spedizioni archeologiche in Tibet, India, Afghanistan ed Iran. Durante la sua vita, era unanimemente considerato il più grande tibetologo del mondo. Nel 1933 fondò assieme a Giovanni Gentile l'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Roma.

Giuseppe Tucci

Biografia modifica

Famiglia modifica

Giuseppe Tucci nacque a Macerata il 5 giugno 1894. I suoi genitori erano Oscar Tucci ed Ermenegilda Firmani, entrambi di origine pugliese. Nel 1902 la famiglia si trasferì a Novara, ma ritornò a Macerata l'anno seguente, per poi stabilirsi definitivamente ad Ancona nel 1917, quando Tucci abitava già a Roma. Suo padre era primo segretario dell'Intendenza di Finanza.

Tucci si sposò tre volte: la prima, per scelta di suo padre, con Rosa De Benedetto dalla quale ebbe il figlio Ananda Maria, nato nel 1923, la seconda nel 1927 con Giulia Nuvoloni (dopo aver ottenuto l'annullamento del primo matrimonio) e la terza nel 1971 con Francesca Bonardi (dopo aver divorziato dalla seconda moglie, dalla quale viveva separato dal 1942). Sia la seconda che la terza moglie lo hanno accompagnato in alcune delle sue spedizioni in Asia.

Secondo alcune dichiarazioni, tra cui quella di Gustavo Raffi, Gran maestro del Grande Oriente d'Italia tra il 1999 e il 2014, Tucci fece anche parte della Massoneria.[1]

Formazione ed attività accademica modifica

Nel 1907 si iscrisse al Liceo classico di Macerata "Giacomo Leopardi",[2] dove si diplomò nel 1912. Manifestò sin da giovanissimo un grande interesse nei confronti delle antichità della sua terra natale prima, e della storia e delle religioni dei popoli orientali in seguito. Iscrittosi all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", dovette sospendere gli studi per prestare servizio nel Regio esercito durante il primo conflitto mondiale.[3] Si laureò in Lettere nel 1919.[4] Dal 1919 al 1921 insegnò come supplente al Liceo-Ginnasio "Stabili"[3] di Ascoli Piceno. A seguito di concorso, il primo gennaio 1921 fu nominato segretario presso la Biblioteca della Camera dei deputati, carica che ricoprì fino alla partenza per l'India, nel 1925, anche se restò nei ruoli fino al primo novembre 1930.

Adesione al fascismo modifica

«È meglio che io sappia chi è il mio padrone, piuttosto che mi senta disperatamente, ma ugualmente schiavo in nome di un'astrazione che si chiama stato, democrazia o che so io. Il fatto è che l'uomo è nato con un duro destino dal quale può trovar scampo soltanto l’asceta o il poeta.»

Tucci aderì al regime fascista, seppure senza grande interesse politico, preso dai suoi studi che Mussolini deciderà di finanziare a fini politici, per diffondere l'immagine dell'Italia in Asia e prendere contatti con l'India in vista di un disgregamento dell'Impero britannico.[5]

 
Giuseppe Tucci (a sin.) sul ghiacciaio Bogo-La nel corso della sua quarta spedizione in Tibet, nel 1933. Accanto a lui il capitano medico Ghersi

Nel 1925, in seguito al sostegno accordato dal Governo italiano al poeta bengalese Rabindranath Tagore, partì per l'India assieme a Carlo Formichi per insegnare come professore invitato Lingua arte e letteratura italiana all'Università Visva Bharati di Shantiniketan. Nel 1926 visitò l'Assam per accompagnare Tagore ma, dopo le aspre critiche al fascismo proferite da Tagore, il governo italiano ritirò il suo sostegno a Visva Bharati, e Tucci iniziò ad insegnare nelle università statali indiane di Dacca, Varanasi e Calcutta. Durante questi anni si recò nel Punjab, nel Kashmir e per due volte in Ladakh, almeno due volte in Sikkim e una in Nepal, principalmente per studiare i testi buddisti contenuti nelle biblioteche monastiche e palatine.

Dal primo gennaio 1927 Tucci, che risultava docente alla Regia Università di Roma come incaricato di "Religioni e filosofia dell'India e dell'Estremo Oriente", fu collocato fuori ruolo e comandato senza limiti di tempo presso il Ministero degli Affari esteri, Direzione generale delle Scuole italiane all'estero.[6] Nel gennaio del 1929, in casa del filosofo e sanscritista indiano Surendranath Dasgupta, a Calcutta, Tucci incontrò Mircea Eliade,[7] che vide poi regolarmente e col quale corrispose per tutta la sua vita.[8] Il 27 settembre 1929 Tucci fu nominato membro della Reale Accademia d'Italia.

Nel febbraio-marzo del 1930 fece un viaggio a Darjeeling e da giugno a settembre ancora in Ladakh. In tutto restò in Asia ininterrottamente durante cinque anni e mezzo. All'inizio del 1931 rientrò in Italia per insegnare lingua e letteratura cinese presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". Il primo novembre 1932, passò alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" dove insegnerà, come professore straordinario prima e ordinario poi, Religioni e Filosofia dell'India e dell'Estremo Oriente fino al 1969.[4]

Nel 1933 fondò insieme al filosofo Giovanni Gentile, ex Ministro dell'Istruzione ed estensore del Manifesto degli intellettuali fascisti (1925), l'Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Roma (IsMEO), con lo scopo principale di sviluppare le relazioni culturali tra l'Italia ed i paesi asiatici.[4]

Religione modifica

 
Il monastero di Sakya dove Tucci ricevette l'iniziazione buddista dall'abate.

Come la stragrande maggioranza degli Italiani della sua epoca, Tucci era nato in una famiglia di religione cattolica. Fosco Maraini (suo discepolo e collaboratore, col quale ebbe un rapporto non sempre facile), in Segreto Tibet, scrive che a lui e agli altri membri della spedizione del 1948 non fu permesso di entrare a Lhasa e che, poi, solo Tucci, come buddista iniziato al tantra tibetano, ricevette il lam-yig (autorizzazione di transito).[9] Tucci era infatti diventato buddista durante la spedizione del 1935, essendo stato iniziato dall'abate di Sakya, Ngawang Thutob Wangdrag, come scrive egli stesso in Santi e briganti nel Tibet ignoto:

«E così nel corso della spedizione del 1935 volli sperimentare io stesso le liturgie sottili che sommuovono tutto l'io, liberando aspettazioni stupefatte e pavide e ricevetti dall'abate di Saskya l'iniziazione.[10][11]»

Tucci era convinto di essere stato un tibetano nella sua vita precedente,[12] e di essersi reincarnato in Occidente per aiutare il suo popolo a mettervi in salvo le testimonianze della sua religione e della sua cultura: «Sua Santità Tenzin Gyatso, in un discorso pubblico tenuto negli Stati Uniti una ventina di anni fa, sembra che abbia detto che a Lhasa aveva affidato a un famoso orientalista una collezione di manoscritti particolarmente sacra perché la portasse via dal Tibet in previsione dell'invasione cinese».[13]

Nel fondo Tucci a Roma sono conservati molti reperti tra cui antichi manoscritti tibetani, oggetti devozionali e statue buddiste di grande valore portate dalle spedizioni Tucci, salvati così dalle distruzioni dell'invasione del periodo 1950-59 e dalle devastazioni inflitte negli anni '60 dalle guardie rosse maoiste durante la Grande Rivoluzione Culturale.

Tucci fu ammesso ad incontrare nel 1948 il giovane Dalai Lama a Lhasa, terzo italiano ad accedere alla città sacra del lamaismo (dopo Odorico da Pordenone nel XIV secolo e Ippolito Desideri nel 1716) in cui nei secoli precedenti erano penetrati solo esploratori europei e missionari. L'8 ottobre 1973, in una lettera pubblicata sul giornale Il Tempo,[14] in seguito ad una polemica dovuta al mancato incontro di Tucci col XIV Dalai Lama, andato a Roma in visita al papa Paolo VI, Tucci scrisse:

«Confermo ancora che io sono sinceramente Buddista nel senso però che io seguo e cerco di rivivere in me le parole del Maestro nella loro semplicità originale, spoglie dalle architetture religiose e speculative logiche e gnostiche che, nel corso del tempo, le hanno travisate e distorte. Pertanto sempre profondamente rispettoso delle opinioni delle persone che fanno testimonio della sincerità della propria fede, io non credo in Dio, non credo nell'anima, non credo in nessuna Chiesa ma in tre principi soltanto: retto pensiero, retta parola, retta azione, semplici a dirsi, difficilissimi a mettere in pratica con coraggio e senza cedimenti, senza l'umiliazione del compromesso o gli indegni calcoli del vantaggio e dell'utile.»

Disse l'ottantenne Tucci al giornalista A.N. Dar: «"Le nostre passioni devono trasformarsi in elemento di libertà"; secondo Enrica Garzilli «con la sincerità che ai grandi vecchi è permessa, gli confessò di essere diventato buddista perché deluso dalla chiesa cattolica e dai preti. E aggiunse: "Ho trovato il buddismo molto più semplice. È solo una dottrina etica. Tutto è basato sulla sincerità e tu sei completamente libero"».[15] Poco prima della morte di Tucci, il 6 febbraio 1984, il comune amico Gilberto Bernabei scrisse a Giulio Andreotti una lettera in cui diceva che Tucci era ridiventato cattolico. È molto probabile che fosse un'iniziativa di sua moglie Francesca[16] , in ogni caso non vi è nessuna lettera o documento autografo di Tucci o da lui firmato che certifichi questo ritorno dell'ultima ora al Cattolicesimo.

Tucci e il Manifesto della Razza modifica

La sua ipotetica adesione al Manifesto della Razza del 1938 è stata più volte data per certa da diversi studiosi ed esponenti della comunità ebraica italiana (Leone Paserman, Victor Magiar), ma mai sono emersi documenti probanti la sua firma in calce a copie del Manifesto.[17]

Risulta invece che si adoperò per salvare, riuscendoci, lo psicoanalista junghiano tedesco Ernst Bernhard, rinchiuso in quanto ebreo nel campo di internamento di Ferramonti di Tarsia in Calabria in attesa di deportazione verso un campo di sterminio in Polonia.[18][19]

La disputa è riemersa in seguito all'intitolazione di una strada a Tucci, avvenuta a Roma nel 2010. Secondo Annalisa Capristo, Tucci fece parte di una Commissione di studio sui problemi della razza istituita dall'Accademia d'Italia[20] (di cui era membro), pur non essendo certa la firma al Manifesto, e non avendo mai manifestato delle esplicite opinioni razziste od antisemite nelle proprie opere.[17] Secondo ambienti ebraici, data la gravità dell'accusa, l'onere della prova si invertirebbe, e si sarebbe dovuto provare che la diceria sulla firma al Manifesto non sia vera, prima di intitolare la strada all'esploratore.[20]

 
Tucci durante uno dei suoi viaggi in Asia. In questa foto, scattata da Fosco Maraini, Tucci beve un po cha, un tibetano al burro di yak.

Documentati sono indubbiamente i suoi legami personali e scientifici con Karl Haushofer, esperto di geopolitica e studioso di esoterismo tra i principali del nazionalsocialismo, che invitò a Roma in due occasioni, nel 1937 e nel 1941, per tenere un ciclo di conferenze sulle comuni teorie eurasiatiche.[21]

Nel 1936-1937 fu inviato in missione culturale in Giappone come rappresentante del governo, col titolo di "ministro", membro di una delegazione diplomatica e militare che doveva trattare con i vertici giapponesi l'adesione dell'Italia al Patto anticomintern, l'alleanza già firmata tra il paese orientale e la Germania nazista in funzione anti-sovietica.[5]

Il dopoguerra modifica

Esentato dagli obblighi militari durante la seconda guerra mondiale, continuò in patria i suoi studi. Dopo l'8 settembre 1943, non aderì ufficialmente alla Repubblica Sociale Italiana né sostenne ppla resistenza partigiana, tenendosi in disparte dalla politica. Continuò però la collaborazione intellettuale con Gentile, fino all'omicidio di quest'ultimo, nel 1944, da parte dei GAP comunisti a Firenze, a causa del suo sostegno alla RSI.[5]

Sempre nel 1944, dopo l'ingresso delle truppe alleate a Roma, l'attività dell'IsMEO cessò; tornerà in funzione nel 1947. Quello stesso anno Tucci fu sospeso dall'Università perché sottoposto a procedimento di epurazione, in quanto considerato compromesso con il regime. Prosciolto, l'8 gennaio 1946 ful riassunto in servizio attivo e nel 1947 nominato presidente dell'IsMEO, che fu riaperto.

Nel 1948 (all'età di 54 anni) Giuseppe Tucci affronta un lungo viaggio verso i più inaccessibili monasteri tibetani, accompagnato da Tenzing Norgay. Nel 1953 tenne una conferenza agli incontri di "Eranos"[22] (gruppo di studio fondato da Rudolf Otto e Carl Gustav Jung), che fu pubblicata negli Annali di Eranos con il titolo "Earth in India and Tibet"[23]. Nel 1968 andò in pensione e nel 1970 fu nominato professore emerito, mentre al 1978 risale la nomina a presidente onorario dell'IsMEO.

Morì il 5 aprile 1984 a San Polo dei Cavalieri.[4]

Attività editoriale modifica

Diresse i periodici Alle Fonti delle Religioni (1921-1924), Bollettino dell'IsMEO, dal 1936 col nuovo nome Asiatica (1935-1943), Le scienze del mistero e il mistero delle scienze (1946), East and West (1950-1978); di quest'ultimo rimase poi General Editor sino alla fine. Fu direttore dal 1950 della Serie Orientale Roma, dal 1962 dei Reports and Memoirs del Centro Studi e Scavi Archeologici in Asia dell'IsMEO, dal 1969 della serie Restorations del Centro Restauri dell'IsMEO. Curò dal 1950 al 1973 la direzione scientifica della serie Il Nuovo Ramusio, edita dalla Libreria dello Stato[4].

Attività scientifica modifica

Attratto sin da giovane dalle civiltà antiche, e in particolare dal pensiero religioso, apprese presto l'ebraico, e poi il sanscrito, il persiano e il cinese. Nel 1911, quando aveva 18 anni, pubblicò una raccolta di epigrafi latine nella prestigiosa rivista dell'Istituto Archeologico Germanico di Roma, mentre datano al 1914 i primi saggi di orientalistica, a proposito di testi religiosi antico-iranici e sulla filosofia cinese. Durante gli anni di permanenza in India (1925-1930), Tucci cominciò anche lo studio del bengali e del tibetano. Tucci fu descritto, nel centenario della sua nascita, come “una sorta di Mozart della filologia classica” (La Stampa, 2 giugno 1994, p. 19), un ragazzo prodigio che scrisse il suo primo articolo erudito a 17 anni.

Tra il 1928 ed il 1948 Tucci organizzò otto spedizioni in Tibet, Ladakh, Spiti, e altre cinque furono condotte in Nepal nel 1929, 1931, 1933, 1952 e 1954, raccogliendo oggetti, testi e una documentazione enorme e pressoché unica del patrimonio artistico e letterario di quei paesi, già allora spesso degradato. Dopo una prima ricognizione effettuata nel 1955, diede inizio alla Missione Archeologica Italiana nella valle dello Swat in Pakistan sotto il patrocinio del wali Miangul Jahan Zeb; nel 1956 iniziò le ricerche archeologiche in Afghanistan e nel 1959 in Iran, dirigendo tali lavori fino al 1978.[4]

Nella sua lunga attività didattica, Tucci formò generazioni di studenti, tra i quali vanno ricordati gli orientalisti Pio Filippani Ronconi, Fosco Maraini, Mario Bussagli insigne studioso della civiltà centroasiatica, Raniero e Gherardo Gnoli, e in particolare Luciano Petech[24]. In elevatissima stima tenne Massimo Scaligero, che, dalla fine degli anni Quaranta, chiamò a capo della redazione di East and West.

Spedizioni e viaggi modifica

  • 1926-1931 Viaggi in Nepal e nei paesi himalayani.
  • 1931 Terza spedizione in Tibet (luglio), secondo viaggio in Nepal (novembre).
  • 1933 Quarta spedizione in Tibet (giugno), terzo viaggio in Nepal (ottobre).
  • 1935 Quinta spedizione in Tibet[25], quarto viaggio in Nepal.
  • 1937 Sesta spedizione in Tibet.
  • 1939 Settima spedizione in Tibet.
  • 1948 Ottava spedizione in Tibet.
  • 1952 Prima spedizione in Nepal.
  • 1954 Seconda spedizione in Nepal.

Premi e lauree honoris causa modifica

Cinematografia modifica

Onorificenze modifica

Onorificenze italiane modifica

Onorificenze straniere modifica

Omaggi modifica

  • Il Museo Nazionale d'Arte Orientale di Roma, in cui si trova una parte dei reperti riportati dalle spedizioni tibetane e dagli scavi condotti successivamente dall'IsMEO sotto la sua presidenza, è a lui intitolato dal 2005.
  • Macerata ha dato il suo nome ad una via Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive..
  • San Polo dei Cavalieri ha dato il suo nome al centro culturale della città, con deliberazione della giunta comunale n. 65 del 16 ottobre 2008.
  • Roma ha dato il suo nome ad una via: il 25 maggio 2010 è stato inaugurato il largo Giuseppe Tucci. L'inaugurazione di largo Giuseppe Tucci ha scatenato le proteste degli ebrei di Roma e di alcuni parlamentari, nonché polemiche sui media per via del presunto appoggio di Tucci al "Manifesto della Razza"[31].

Opere modifica

  • Apologia del Taoismo, Roma, Formiggini, 1924 (rist.: Luni, 2006, ISBN 978-88-7435-126-8);
  • Il Buddismo, Foligno, Campitelli, 1926;
  • Indo-tibetica 1: Mc'od rten e ts'a ts'a nel Tibet indiano ed occidentale: contributo allo studio dell'arte religiosa tibetana e del suo significato, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1932 (trad. inglese pubblicata da Aditya Prakashan, New Delhi, 1988), (trad. cinese:《梵天佛地 1: 西北印度和西藏西部的塔和擦擦——试论藏族宗教艺术及其意义》, 魏正中 萨尔吉 主编. 上海, 上海古籍出版社, 2009);
  • Indo-tibetica 2: Rin c'en bzan po e la rinascita del buddismo nel Tibet intorno al Mille, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1933 (trad. inglese pubblicata da Aditya Prakashan, New Delhi, 1988) (trad. cinese:《梵天佛地 2: 仁钦桑波及公元1000年左右藏传佛教的复兴》, 魏正中 萨尔吉 主编. 上海, 上海古籍出版社, 2009);
  • Indo-tibetica 3: I templi del Tibet occidentale e il loro simbolismo artistico, 2 volumi, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1935-1936 (trad. inglese pubblicata da Aditya Prakashan, New Delhi, 1988) (trad. cinese:《梵天佛地 3: 西藏西部的寺院及其艺术象征》, 魏正中 萨尔吉 主编. 上海, 上海古籍出版社, 2009);
  • (con Eugenio Ghersi) Cronaca della missione scientifica Tucci nel Tibet occidentale (1933) (archiviato qui), Roma, Reale Accademia d'Italia, 1934 (rist. con omissione del secondo autore, soppressione delle illustrazioni e persino (!!) della carta geografica: Dei, demoni e oracoli. La leggendaria spedizione in Tibet del 1933, Neri Pozza, 2006, ISBN 978-88-545-0108-9);
  • Santi e briganti nel Tibet ignoto: diario della spedizione nel Tibet occidentale 1935, Milano, U. Hoepli, 1937;
  • Indo-tibetica 4: Gyantse ed i suoi monasteri, 3 volumi, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1941 (trad. inglese pubblicata da Aditya Prakashan, New Delhi, 1989), (trad. cinese: 《梵天佛地 4: 江孜及其寺院》, 魏正中 萨尔吉 主编. 上海, 上海古籍出版社, 2009);
  • Il Buscido, Firenze, Le Monnier, 1942;
  • Il Giappone, tradizione storica e tradizione artistica, Milano, Bocca, 1943;
  • Scienze Del Mistero, quindicinale diretto da Giuseppe Tucci, 1946 (13 numeri).
  • Asia religiosa, Roma, Partenia, 1946;
  • Tibetan Painted Scrolls, 3 volumi, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1949 (tr. italiana: La pittura sacra del Tibet, 2 voll. e 2 DVD, Il Cerchio, Rimini, 2014; Introduzione di Franco Cardini);
  • Il libro tibetano dei morti, Milano, Bocca, 1949;
  • Teoria e pratica del Mandala, Roma, Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini, 1949;
  • Italia e Oriente, Milano, Garzanti, 1949 (rist.: Roma, IsIAO, 2005);
  • Tibetan folksongs from the district of Gyantse, Ascona, Artibus Asiae, 1949;
  • The Tombs of the Tibetan Kings, Roma, IsMEO, 1950;
  • A Lhasa e oltre, Roma, La Libreria dello Stato, 1950;
  • Tra giungle e pagode, Roma, La Libreria dello Stato, 1953;
  • Preliminary report on two scientific expeditions in Nepal, Roma, IsMEO, 1956;
  • Storia della filosofia indiana, Bari, Laterza, 1957, ristampato nel 2012;
  • Nepal: alla scoperta dei Malla, Bari, Leonardo da Vinci, 1960;
  • Il trono di diamante, Bari, De Donato, 1967;
  • Tibet, paese delle nevi, Novara, De Agostini, 1967;
  • Tibet, Genève, Nagel (Archeologia Mundi), 1973 (trad. it. Ginevra 1975);
  • "Die Religionen Tibets" in: G. Tucci und W. Heissig, Die Religionen Tibets und der Mongolei, Stuttgart, Kohlhammer, 1970 (trad. italiana rivista: Le religioni del Tibet, Roma, Edizioni Mediterranee, 1976);
  • La Città Bruciata Nel Deserto Salato -testo bilingue (italiano/inglese) ed.italiana presentata da Giuseppe Tucci. Mestre, Erizzo, 1977.
  • Saggezza cinese, antologia di antichi testi cinesi scelti e tradotti da G. Tucci, Roma, Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini, 1999;
  • Il paese delle donne dai molti mariti, raccolta di articoli già editi, Neri Pozza, 2005, ISBN 88-545-0043-7.
  • Non sono un intellettuale, raccolta di articoli a cura di Maurizio Serafini e Gianfranco Borgani, Ed. Il Cerchio, 2019.

Note modifica

  1. ^ «Potreste forse notare che anche diversi tra gli studiosi italiani i quali si sono dedicati e ancora si dedicano allo studio delle culture, lingue e religioni indiane sono o sono stati massoni. Tra questi possiamo menzionare il compianto Prof. Giuseppe Tucci, che è stato uno dei più celebri studiosi di Sanscrito e Tibetano e un profondo e sincero amico degli Indiani». Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, Erasmo notizie: Bollettino d'informazione del Grande Oriente d'Italia, anno II, n. 10, 15 novembre 2000, p. 8.
  2. ^ Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol. 1, p. 4: "Nel 1907 Tucci si iscrisse all'ottimo liceo classico di Macerata Giacomo Leopardi..."
  3. ^ a b Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol. 2, p. 475.
  4. ^ a b c d e f L. Petech, Nota biografica in R. Gnoli, Ricordo di Giuseppe Tucci, Roma, Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, 1985, pp. 43-46.
  5. ^ a b c «Vi racconto Giuseppe Tucci che regalò l'Oriente al Duce»
  6. ^ "Giuseppe Tucci, già segretario presso la Biblioteca della Camera dei Deputati, collocato dal 1º gennaio 1927 fuori ruolo a disposizione del Ministero degli Affari Esteri (Direzione Generale delle Scuole all'Estero) è cancellato dai ruoli della Camera a far data dal 1º novembre 1930" ACS MPI, direzione Generale Istruzione Superiore, 1940-1970, fasc. personale dei professori ordinari, b. 466, Tucci Giuseppe.
  7. ^ "Da D[asgupta] incontro il professor Giuseppe Tucci, col quale intrattenevo una corrispondenza prima di venire qui." Mircea Eliade, Diario d'India, Bollati Boringhieri, Torino, 1995, p. 61.
  8. ^ Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol. 1, p. 177: "Durante il suo soggiorno a Calcutta, nel 1929-31, Eliade si innamorò di Maitreyi Devi, una delle figlie di Dasgupta. Fu a casa del filosofo, in Bakulbagon Road 1404, che un giorno del gennaio 1929 incontrò Tucci."
  9. ^ Fosco Maraini, Segreto Tibet, Bari, Leonardo Da Vinci editore, 1951, cap. VIII.
  10. ^ Giuseppe Tucci, Santi e briganti nel Tibet ignoto: diario della spedizione nel Tibet occidentale 1935, Milano, U. Hoepli, 1937, nuova edizione Tibet ignoto, Roma, Newton Compton, 1978, p. 15.
  11. ^ Geminello Alvi racconta come segue questo episodio della spedizione in Tibet del 1935: «Il 1º luglio incontrarono il giovane abate d'un monastero buddista, vestito di rosso e appena uscito da un eremo dove aveva trascorso tre anni, tre mesi e tre giorni, meditando. Tucci gli chiese di sperimentare le liturgie sottili che sommuovono l'Io, liberando attese stupefatte e pavide: l'ottenne. E vide che quanto gli uomini chiamano “Io” non è che una crosta sottile in bilico dentro un cosmo inatteso e infinito». (Uomini del Novecento, Adelphi, Milano, 1995)
  12. ^ "Tucci was distinguished by his deep sympathy for spiritual values other than his own, a trait that indicates his genuinely comprehensive religious perspective and his profound humanism. His specialty was Buddhism in its various forms. The scholar of religion Edward Conze, with whom he worked, mantained furthermore that Tucci was "also a believing and at some extent practising Buddhist." Moreover, Tucci believed that he had been a Tibetan in a previous life. Only this could account for his exceedingly friendly reception by the Tibetans." ("Tucci si distingueva per la sua profonda simpatia per i valori spirituali diversi dai suoi, una caratteristica che indica la sua prospettiva religiosa genuinamente comprensiva e il profondo umanesimo. La sua specialità era il buddismo nelle sue varie forme. Lo studioso della religione Edward Conze, con il quale aveva lavorato, sosteneva, inoltre, che Tucci fosse "anche un buddista credente e praticante". Oltracciò, Tucci credeva di essere stato un tibetano in una vita precedente. Solo questo può spiegare la sua ricezione estremamente amichevole da parte dei tibetani."). Hans Thomas Hakl, Eranos, An Alternative Intellectual History of the Twentieth Century, Sheffield, Equinox, 2013, p. 202.
  13. ^ Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012,vol. II, p. 202.
  14. ^ Il Tempo, p. 3, rubrica "Copialettere", 8 ottobre 1973
  15. ^ Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol. 1, p. 19.
  16. ^ "Ma tornato in Italia si trovò sposato a un'italiana di fede cattolica, e si considerò un normale cattolico.", Elémire Zolla, "L'Elisir", in: Euntes Docete. Commentaria Urbaniana, LIV/2, 2001, pp. 25-33.
  17. ^ a b Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol. 1, p. 372: "A dire la verità non ho trovato documenti diretti, scritti di suo pugno, sull'adesione di Tucci al manifesto antisemita, e razzista certo non si può definire, vista la sua opera a l'amore profondo che nutriva per le culture dell'Asia."
  18. ^ Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol. 1, p. 373: "Lo psicologo junghiano ebreo tedesco Ernst Bernhard [...] scrive commentando un sogno fatto l'11 ottobre 1935, che quando era internato in un campo in Calabria nel 1940-41 deve a Tucci il fatto di non essere stato deportato nei campi nazisti ma che gli fosse stato permesso di tornare a Roma e vivere nascosto in casa."
  19. ^ "Che io stesso non sia stato prelevato dal campo d'internamento e deportato in Polonia, ma che potessi uscire dal campo e tornare nella mia abitazione e viverci nascosto, le devo al celebre indologo italiano Giuseppe Tucci, che aveva saputo di me attraverso pazienti e ottenne la mia liberazione." Ernst Bernhard, Mitobiografia, Milano, Adelphi, 1969, il sogno è riportato alla p. 7.
  20. ^ a b Roma: polemiche per l’intitolazione di una strada a Giuseppe Tucci, firmatario del “Manifesto della Razza” nel 1938
  21. ^ Nicola Guerra, I volontari italiani nelle Waffen-SS. Pensiero politico, formazione culturale e motivazioni al volontariato, Chieti, Solfanelli, 2014, pp. 140-148.
  22. ^ Hans Thomas Hakl, Eranos, An Alternative Intellectual History of the Twentieth Century, Sheffield, Equinox, 2013, pp. 201-207.
  23. ^ Olga Fröbe-Kapteyn (Editrice), Mensch und Erde; Vorträge gehalten auf der Eranos-Tagung in Ascona 19. bis 27. August 1953; Eranos-Jahrbuch XXII/1953; Rhein-Verlag, Zürich 1954.
  24. ^ Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol. 1, p. 100: "Filippani è stato -assieme al tibetologo Petech- uno dei più anziani allievi di Tucci, un collaboratore dell'IsMEO..."
  25. ^ Le vie d'Italia e del mondo (agosto 1936), 1º agosto 1936. URL consultato il 27 giugno 2021.
  26. ^ Premiati dal 1976 al 1980 Archiviato il 5 gennaio 2016 in Internet Archive. sul Sito della Fondazione Internazionale Balzan
  27. ^ Motivazione del premio Archiviato il 5 gennaio 2016 in Internet Archive. sul Sito della Fondazione Internazionale Balzan
  28. ^ Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol. 2, pp. 353-354: "nel 1980 il titolo Birendra Prajnalankar della Royal Nepal Academy, il più alto che il Nepal dà a uno straniero."
  29. ^ Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana, su quirinale.it. URL consultato il 14 giugno 2022 (archiviato il 25 febbraio 2021).
  30. ^ Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana, su quirinale.it. URL consultato il 14 giugno 2022 (archiviato il 25 febbraio 2021).
  31. ^ Intitolato largo a Giuseppe Tucci, è polemica.

Bibliografia modifica

  • Giuseppe Tucci: Commemorazione tenuta dal Presidente dell'Istituto Gherardo Gnoli il 7 maggio 1984 a Palazzo Brancaccio, Roma, IsMEO, 1984;
  • Raniero Gnoli, Ricordo di Giuseppe Tucci, Roma, IsMEO, 1985;
  • Giuseppe Tucci nel centenario della nascita: Roma, 7-8 giugno 1994, a cura di Beniamino Melasecchi, Roma, IsMEO, 1995;
  • Giuseppe Tucci: Un maceratese nelle terre sacre dell'Oriente, Macerata, Comune di Macerata, 2000;
  • Tucci l'esploratore dell'anima, Catalogo [della] mostra, Pollenza, Arte Nomade, 2004;.
  • "Concetto Guttuso intervistato da Oscar Nalesini", Il Giornale del Museo Nazionale d'Arte Orientale, n. 3, 2008, pp. 7–8 (sul viaggio in Nepal del 1952); anche on-line.
  • Davide Brullo, "“Era superbo e geniale, portò l’Italia fascista in Tibet, India e Giappone – ma Mussolini lo guardava con sospetto. Fu aiutato da Andreotti, in troppi lo hanno invidiato”: Enrica Garzilli ci racconta Giuseppe Tucci", in Pangea, 23 gennaio 2019.
  • Federico Chitarin, "Le imprese di Giuseppe Tucci, l'Indiana Jones di Mussolini]", in Memori Mese-Mensile, October 2012.
  • Alice Crisanti, Il memoriale di Giuseppe Tucci, «Quaderni di storia», 81 (2015), pp. 267–75.
  • Alice Crisanti, «Fuori dalla politica» ma dentro lo Stato. Il «lungo viaggio» di Giuseppe Tucci attraverso il fascismo, «Studi e Materiali di Storia delle Religioni», 1 (2018), pp. 147–163.
  • Alice Crisanti, East and West between «Complementarity» and «Mediation». Some Reflections on Giuseppe Tucci’s Notion of «Eurasia» and Its Intellectual Sources, «Rivista degli Studi Orientali», 2 (2018), pp. 103–116.
  • Alice Crisanti, «Come una nuvola carica di pioggia». Giuseppe Tucci e l'Orientale di Napoli, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” ("Series Minor", XC)-ISMEO Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente ("Il Novissimo Ramusio", 14), Roma 2019.
  • Alice Crisanti, Giuseppe Tucci, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 27, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2020=. URL consultato il 3 agosto 2022.
  • Alice Crisanti, Giuseppe Tucci. Una biografia, Edizioni Unicopli ("Biblioteca di storia contemporanea", 64) Milano 2020, 503 pp.
  • Enrica Garzilli, L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti. Con il carteggio di Giulio Andreotti, Roma/Milano: Memori, Asiatica, 2012 (3rd ed. 2014), 2 vols.; vol. 1, pp. lii+685, ISBN 978-8890022654; vol. 2, pp. xiv + 724 ISBN 978-8890022661.
  • Enrica Garzilli, Mussolini's Explorer: The Adventures of Giuseppe Tucci and Italian Policy in the Orient from Mussolini to Andreotti. With the Correspondence of Giulio Andreotti] (Volume 1), (riv. and enlarged version of the first 2 chapters of L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci.., cit.), Milano: Asiatica, 2016, pp. liii+332, ISBN 978-8890022692.
  • Enrica Garzilli, "Un grande maceratese che andò lontano: Giuseppe Tucci, le Marche e l'Oriente / A Great Man from Macerata Who Went Far: Giuseppe Tucci, the Marches Region and the East" English version and Italian version, in Identità Sibillina, Year 2006 -n. 2.
  • Enrica Garzilli, "Giuseppe Tucci: l’Indiana Jones italiano", in L’Illustrazione italiana, Year 3, N. 1, pp. 84–86.
  • Enrica Garzilli, "Giuseppe Tucci, l’orientalista italiano diventato una leggenda: una sola passione, l’Asia", in EUR. La città nella città, July 22, 2010.
  • Enrica Garzilli, "L'esploratore dell'Oriente: Giuseppe Tucci", in Il Sole 24 Ore-Ispirazione, Nov. 15, 2011.
  • Enrica Garzilli, "A Sanskrit Letter Written by Sylvain Lévi in 1923 to Hemarāja Śarmā Along With Some Hitherto Unknown Biographical Notes (Cultural Nationalism and Internationalism in the First Half of the 21st Cent.: Famous Indologists Write to the Raj Guru of Nepal – no. 1)" in Commemorative Volume for 30 Years of the Nepal-German Manuscript Preservation Project, Journal of the Nepal Research Centre, vol. 12 (Kathmandu, 2001), ed. by A. Wezler in collaboration with H. Haffner, A. Michaels, B. Kölver, M. R. Pant and D. Jackson, pp. 115–149 (on Tucci's guru, the Nepalese Hemarāja Śarmā).
  • Enrica Garzilli, "A Sanskrit Letter Written by Sylvain Lévy in 1925 to Hemarāja Śarmā along with Some Hitherto Unknown Biographical Notes (Cultural Nationalism and Internationalism in the First Half of the 20th Century – Famous Indologists write to the Raj Guru of Nepal – No. 2)", in History of Indological Studies. Papers of the 12th World Sanskrit Conference Vol. 11.2, ed. by K. Karttunen, P. Koskikallio and A. Parpola, Motilal Banarsidass and University of Helsinki, Delhi 2015, pp. 17–53.
  • Enrica Garzilli, "Era superbo e geniale, portò l’Italia fascista in Tibet, India e Giappone – ma Mussolini lo guardava con sospetto. Fu aiutato da Andreotti, in troppi lo hanno invidiato”: Enrica Garzilli ci racconta Giuseppe Tucci", in Pangea. Rivista avventuriera di cultura e idee, 23 gennaio 2019.
  • Enrica Garzilli, "Opportunista, scaltro, geniale. Elogio di Giuseppe Tucci, il nostro Indiana Jones tra Tibet, Afghanistan e Oriente estremo", in Pangea. Rivista avventuriera di cultura e idee, 3 settembre 2021.
  • O. Nalesini, "Assembling loose pages, gathering fragments of the past: Giuseppe Tucci and his wanderings throughout Tibet and the Himalayas, 1926-1954", in: Sanskrit Texts from Giuseppe Tucci's Collection Part I, Edited by Francesco Sferra, Roma, IsIAO, 2008, pp. 79–112 (Manuscripta buddhica, 1);
  • O. Nalesini, "Ghersi e gli altri. I fotografi delle spedizioni Tucci”, in: Eugenio Ghersi, un marinaio ligure in Tibet, a cura di D. Bellatalla, C. A. Gemignani, L. Rossi. Genova, SAGEP, 2008, pp. 53–60;
  • O. Nalesini, "A short history of the Tibetan explorations of Giuseppe Tucci", in: Visibilia invisibilium. Non-invasive analyses on Tibetan paintings from the Tucci expeditions, ed. by M. Laurenzi Tabasso. M.A. Polichetti, C. Seccaroni. Roma, Orientalis Publications, 2011, pp. 17–28;
  • O. Nalesini, "Il carteggio Moise-Tucci sulla spedizione tibetana del 1948", in Miscellanea di storia delle esplorazioni 37 (2012), pp. 115–61.
  • O. Nalesini, "Felice Boffa Ballaran, diarista, fotografo e cartografo della spedizione italiana in Tibet del 1939", in: Miscellanea di storia delle esplorazioni 38, 2013, pp. 267–309;

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN24608758 · ISNI (EN0000 0001 2124 4491 · SBN CFIV046608 · BAV 495/90678 · ULAN (EN500327224 · LCCN (ENn50011743 · GND (DE119399946 · BNE (ESXX1141780 (data) · BNF (FRcb119272177 (data) · J9U (ENHE987007269009205171 · NSK (HR000187956 · NDL (ENJA00459190 · CONOR.SI (SL50630755 · WorldCat Identities (ENlccn-n50011743