Giuseppe de Novaes

Giuseppe de Novaes (Vila Real, 6 aprile 1736Siena, 26 febbraio 1821) è stato un presbitero portoghese, membro della Compagnia di Gesù, storico della Chiesa cattolica e del Papato.

Biografia modifica

Nacque a Vila Real, in Portogallo, da nobile famiglia, il 6 aprile (altre fonti riportano il 13 dello stesso mese[1]), del 1736. Intraprese gli studi nel noviziato della Compagnia di Gesù ed emise la sua professione religiosa il 9 ottobre 1751.

Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, il de Novaes entrò nel clero secolare e fu accolto a Siena dall’arcivescovo Antonio Felice Zondadari che lo nominò suo teologo personale e nel 1803 gli conferì un canonicato nella cattedrale di Siena.[2]

Morì a Siena il 26 febbraio 1821[3]. La sua salma è sepolta nella cappella della villa dei marchesi Chigi Zondadari a Vicobello, nei pressi di Siena[4].

Opere modifica

Il nome del de Novaes è legato ad alcune opere di carattere storico-ecclesiastico:

  • Sacro rito antico e moderno dell’elezione, coronazione e possesso de’ Sommi Pontefici, pubblicato a Roma nel 1769;
  • Introduzione alle vite de’ Sommi Pontefici, in due volumi; l’opera conobbe due edizioni, entrambe a Roma, la prima nel 1797 e la seconda, con revisioni e correzioni, postuma nel 1822.
  • Elementi di Storia de’ Sommi Pontefici; la prima edizione, in sette volumi, vide la luce a Roma, fra il 1775 e il 1792, dedicata a papa Pio VI; la seconda in quattordici volumi, fu pubblicata a Siena tra il 1802 e il 1806, dedicata a Pio VII,e la terza, corretta ed ampliata, in diciassette volumi, fu pubblicata postuma a Roma tra il 1821 ed il 1823;
  • Elementi della Storia per la gioventù delle scuole, pubblicata a Venezia.

Sotto il suo nome si trova talvolta una Vita del Sommo Pontefice Pio VII, pubblicata a Roma nel 1824 come diciottesimo volume dell’edizione romana degli Elementi di Storia de’ Sommi Pontefici del 1821-23, ma in realtà opera dell’erudito Erasmo Pistolesi.

Curiosità modifica

Il de Novaes fu uno dei più acerrimi sostenitori della falsità delle profezie di san Malachia sui pontefici: dopo averne pubblicato il testo all'interno della trattazione del papato di Celestino II, seguendo le critiche del gesuita Claude François Menestrier,[5] le descrisse come «false» e «inventate dal capriccio d'un uomo ambizioso», «onde non s'abbiano a curare da un uomo assennato»[6].

Note modifica

  1. ^ A. de Backer - A. de Backer, Bibliothéque des écrivains de la Compagnie de Jésus, Liége 1861, p. 404.
  2. ^ Nuovo giornale de' letterati, tomo V, Pisa 1803; V. Lusini, Capitolo della Metropolitana di Siena. Notizie storiche, Siena 1893, p. 87.
  3. ^ Gazzetta di Firenze, n. 26, 1 marzo 1821; Supplemento.
  4. ^ Ettore Romagnoli, Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbi, Siena 1836, p. 74
  5. ^ Claude-François Ménestrier, Refutation des prophéties faussement attribuées a s. Malachie sur les elections des Papes, Lyon 1689
  6. ^ Roberto Rusconi, Santo Padre: la santità del papa da san Pietro a Giovanni Paolo II, Viella 2009, p. 246

Bibliografia modifica

Augustin de Backer - Alois de Backer, Bibliothéque des écrivains de la Compagnie de Jésus, Liége 1861.

Vittorio Lusini, Capitolo della Metropolitana di Siena. Notizie storiche, Siena 1893.

Andrea Conti, Il canonico Giuseppe de Novaes duecento anni dopo la morte, sul settimanale «Toscana Oggi», 13 giugno 2021.

Collegamenti esterni modifica

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