Gneo Calpurnio Pisone

militare e politico romano
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Gneo Calpurnio Pisone (latino: Gnaeus Calpurnius Piso; ... – 20) è stato un militare e politico romano.

Biografia modifica

Figlio del console omonimo del 23 a.C., fu console nel 7 a.C. con Tiberio, il futuro imperatore. Da Augusto fu poi nominato proconsole in Spagna, dove si fece odiare dalla popolazione locale per la sua crudeltà e la sua avarizia. Successivamente fu proconsole in Africa.

L'incarico in Siria modifica

Nel 17 fu nominato dall'imperatore Tiberio legato in Siria col compito, secondo gli storici, di controllare, nominandolo adiutor,[1] il generale Germanico.[2] Che si trattasse di una mossa politica interna, tesa a un bilanciamento in Oriente o addirittura di un controllo sull'operato di Germanico, i rapporti tra i due non furono mai buoni. Pisone era infatti un anziano senatore noto per l'asprezza del suo carattere.[3]

I due vennero più volte a contrasto e nel 19 Pisone dovette lasciare la provincia. Alla morte di Germanico, avvenuta in quello stesso anno, molti sospettarono, anche se senza reali prove, che Pisone l'avesse avvelenato. Ciò costrinse Tiberio a ordinare delle investigazioni e a istruire un processo in Senato contro Pisone e la ricca e nobile moglie Plancina. Si uccise nel 20.[4]

Note modifica

  1. ^ La carica di adiutor non sembra avere per l'epoca un contenuto ben definito, ma viene usata per indicare funzioni di grande importanza politico-militare, sia per modesti compiti alle dipendenze di magistrati o di funzionari della burocrazia imperiale.
  2. ^ Osserva R. Syme in L'aristocrazia augustea: la classe dirigente del primo principato romano (trad. it. Milano 2001), p. 501: "soprattutto nel caso che un principe della dinastia si recasse in Oriente, la nomina del legato diventava una faccenda estremamente delicata".
  3. ^ Giovanna D. Merola; Amalia Franciosi, Manentibus titulis: studi di epigrafia e papirologia giuridica, p. 41 (nota 10): "Il tratto caratteristico della famiglia dei Pisoni sembra essere la ferocia (nel senso di coraggio indomito) che nel caso del legato di Siria diventa feritas (la natura selvaggia tipica degli animali non domestici). Tacito (Ann. 2.43.2) dice di lui che fosse «di natura violenta e spregiatrice di ogni ossequio». Anche Seneca (de ira 1.18) si sofferma sul suo profilo definendolo «uomo immune da molti vizi, ma cattivo, che preferiva il rigore alla fermezza»".
  4. ^ La sua morte rimase avvolta nel mistero. Il console venne trovato con una larga ferita alla gola e una spada al suo fianco: per quanto la verità non fu mai accertata, si giunse a sospettare che a decretarne la morte fosse stato Seiano proprio su ordine dell'imperatore Tiberio.

Bibliografia modifica

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