Grottarossa

56ª zona dell'Agro romano

Grottarossa è la cinquantaseiesima zona di Roma nell'Agro romano, indicata con Z. LVI.

Z. LVI Grottarossa
La Chiesa di Santa Maria Immacolata vista dalla via Flaminia
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lazio
Provincia  Roma
Città Roma Capitale
CircoscrizioneMunicipio Roma XV
Data istituzione13 settembre 1961
Codice456
Superficie9,06 km²
Abitanti2 483 ab.
Densità274,15 ab./km²
Mappa dei quartieri di
Mappa dei quartieri di

Geografia fisica modifica

Territorio modifica

Si trova nell'area nord di Roma, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare e contigua al fiume Tevere.

La zona confina:

Storia modifica

Grottarossa era attraversata dall'antica via Veientana che si staccava dalla via Cassia e collegava Roma con Veio. Il tracciato di questa via è ormai quasi completamente inglobato dall'urbanizzazione delle zone di Tomba di Nerone e della stessa Grottarossa. Una delle poche testimonianze dell'antica strada (che come le altre fuori dalle mura era affiancata da sepolcreti) è il Sepolcro dei Veienti, struttura funebre della prima età imperiale di notevoli dimensioni che si trova, in stato di semi abbandono, all'interno del parco chiamato Parco Papacci.

Presso il moderno ospedale di Sant'Andrea sono visibili due tombe di fattura etrusca, nella vicina via di Quarto Annunziata.
La zona prende il nome da grotte scavate nel tufo rosso, trovate nei pressi della omonima via di Grottarossa e dove, presumibilmente, abitavano degli ominidi preistorici (probabilmente uomini di Neandertal o Homo sapiens).
Anche un'altra via presso l'incrocio di via di Grottarossa con via Flaminia pare prendere il nome da un tipo di tufo (via di Quarto Peperino), così come Saxa Rubra (sassi rossi). La strada in questo punto, secondo un'antica carta del 1692, prendeva il nome di Viatrium ad Flaminiam.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

 
Bambola snodabile trovata con la Mummia di Grottarossa - Museo Nazionale Romano

Architetture civili modifica

Progetto dell'architetto Luigi Walter Moretti.

Architetture religiose modifica

Siti archeologici modifica

Scoperto nel 2003 è probabilmente il più importante rinvenimento archeologico dal dopoguerra ad oggi.[7] Il sito si trova a pochi metri dalla stazione di Due Ponti. Ospita un consistente tratto di basolato originale della Flaminia antica al V miglio, in un tratto conservatosi miracolosamente integro sotto circa 7 metri di terreno alluvionale e soprattutto una monumentale necropoli con colonne, capitelli, timpani, lastre decorate ed iscrizioni.

La mummia di Grottarossa modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Mummia di Grottarossa.

Il 6 febbraio 1964, durante i lavori di un cantiere edile in via Abbadia San Salvatore (attuale via Cassia 952), fu scoperta una sepoltura del II secolo con il corpo mummificato di una bambina di 8-10 anni circa.

Normalmente nella Roma antica non si utilizzava questa tecnica per la conservazione delle salme, per questo, la cosiddetta mummia di Grottarossa, è forse un caso unico. La mummia è attualmente conservata, all'interno di un'urna, in una sala del Museo nazionale romano di palazzo Massimo insieme al suo corredo funerario, costituito da numerosi oggetti interessanti e curiosi, come ad esempio una bambola snodabile, tutti ritrovati nella tomba accanto al corpo della fanciulla.

Data la singolarità della conservazione del corpo, si è ipotizzato che la fanciulla appartenesse ad una famiglia patrizia convertita al rito della dea egizia Iside, culto molto diffuso nel mondo romano nel I e II secolo d.C., come si può vedere da altri monumenti romani quali la Piramide Cestia.

Teatro modifica

Geografia antropica modifica

Urbanistica modifica

Nel territorio di Grottarossa si estendono le zone urbanistiche 20E Grotta Rossa Ovest e 20F Grotta Rossa Est.

Frazioni modifica

Grottarossa comprende la frazione di Saxa Rubra.

Infrastrutture e trasporti modifica

 È raggiungibile dalle stazioni: Due PontiGrottarossaSaxa Rubra e Centro Rai.

Fra il 1906 e il 1932 la località era servita da una fermata della tranvia Roma-Civita Castellana, gestita dalla Società Romana per le Ferrovie del Nord (SRFN).

Note modifica

  1. ^ Separato dal Grande Raccordo Anulare, da via Veientana al ponte di Castel Giubileo sul fiume Tevere.
  2. ^ Separata dal fiume Tevere, nel tratto dal ponte di Castel Giubileo al punto 41°57′54.55″N 12°30′16.21″E / 41.965153°N 12.504504°E41.965153; 12.504504.
  3. ^ Separata dal fiume Tevere, nel tratto dal punto 41°57′54.55″N 12°30′16.21″E / 41.965153°N 12.504504°E41.965153; 12.504504 all'immissione del rivolo dell'Aniene 41°57′14.19″N 12°29′22.93″E / 41.953941°N 12.489703°E41.953941; 12.489703.
  4. ^ Separato dal rivolo dell'Aniene, dall'immissione nel fiume Tevere fino a via Flaminia Vecchia svincolo via dei Due Ponti.
  5. ^ Separato da via dei Due Ponti, dallo svincolo con via Flaminia Vecchia fino all'altezza del civico 110 41°57′56.5″N 12°28′22.8″E / 41.965694°N 12.473001°E41.965694; 12.473001, quindi il breve tratto interno al civico fino al fosso del Fontaniletto.
  6. ^ Separata dal fosso del Fontaniletto, nel tratto all'altezza del civico 110 di via dei Due Ponti 41°57′56.5″N 12°28′22.8″E / 41.965694°N 12.473001°E41.965694; 12.473001 a via Veientana 41°58′46.14″N 12°26′52.75″E / 41.979482°N 12.447985°E41.979482; 12.447985, quindi da questa fino al GRA.
  7. ^ D. Rossi, Sulla via Flaminia. Il Mausoleo di Marco Nonio Macrino.
  8. ^ Marina De Franceschini, cap. 28. Villa di Grottarossa, pp. 86-91.
  9. ^ Tomba di Fadilla, su ParchiLazio.it.
  10. ^ Gaetano Messineo, La Tomba dei Nasonii.

Bibliografia modifica

  • D. Rossi (a cura di), Sulla via Flaminia. Il Mausoleo di Marco Nonio Macrino, collana Soprintendenza Speciale Beni Archeologici di Roma, Roma, Mondadori Electa, 2012, ISBN 978-88-370-9102-6.
  • Vittorio D'Amico, Prima Porta Labaro e Grottarossa: Storia, immagini e attualità, Roma, Arti Grafiche San Marcello, 2011.
  • Marina De Franceschini, Ville dell'Agro romano, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2005, ISBN 978-88-8265-311-8.
  • Gaetano Messineo, La Tomba dei Nasonii, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2000, ISBN 978-88-8265-067-4.

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