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Guantanamera è una canzone popolare cubana di grande fama internazionale, le cui origini risalgono al XIX secolo.

Guantanamera
Musica
CompositoreJoseíto Fernandez
Tipo di composizioneCanzone popolare patriottica
Prima esecuzioneL'Avana, 1929
Durata media4 minuti
Testo
AutoreJosé Martí
Epoca1878

Contesto storico modifica

La serenata dedicata a tempo di bolero ad una guajira guantanamera ("contadina della città di Guantánamo") ha come sfondo le lotte di indipendenza che infiammavano Cuba, in quel periodo dapprima colonia spagnola e poi colonia statunitense, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Il suo carattere romantico, unito ai valori patriottici che esprime, ne fanno una delle canzoni più amate dai cubani.

Il ritornello fa riferimento molto esplicitamente al territorio cubano di Guantánamo, che dal 1898 a tutt'oggi è assoggettato agli Stati Uniti d'America, che vi insediarono una base militare ed una prigione (quest'ultima oggetto di critiche da parte di numerose organizzazioni internazionali, e definita da Amnesty International un campo di concentramento a causa del mancato rispetto delle norme di tutela dei diritti umani[1]).

Testo e musica modifica

Prima poesia dei Versos Sencillos modifica

Il testo della canzone è stato eseguito alternando il ritornello Guantanamera, guajira guantanamera, ripetuto due volte, a ognuna delle quartine della poesia. Versos sencillos è una raccolta del poeta ed eroe nazionale cubano José Martí, che la scrisse durante le Guerre d'Indipendenza dalla Spagna. Divenne poi simbolo della lotta contro l'Imperialismo e contro gli Stati Uniti d'America, divenendo uno dei canti della Rivoluzione socialista di Fidel Castro e simbolo di lotta e giustizia sociale.
Il testo:

Spagnolo Traduzione in italiano

Yo soy un hombre sincero
De donde crece la palma
Y antes de morirme quiero
Echar mis versos del alma.

Sono un uomo sincero
Da dove cresce la palma
E prima di morire voglio
Far uscire i versi dalla mia anima.

Mi verso es de un verde claro
Y de un carmín encendido,
Mi verso es un ciervo herido,
Que busca en el monte amparo.

Il mio verso è di un verde chiaro
E di un rosso acceso,
Il mio verso è un cervo ferito,
Che sul monte cerca riparo.

Cultivo la rosa blanca
En junio como en enero
Para el amigo sincero
Que me da su mano franca.

Coltivo la rosa bianca
In giugno come in gennaio
Per l'amico sincero
Che mi dà la sua mano franca.

Y para el cruel que me arranca
El corazón con que vivo
Cardo ni ortiga cultivo:
Cultivo la rosa blanca.

E per il crudele che mi strappa
Il cuore con cui vivo
Non coltivo né cardi né ortiche:
Coltivo la rosa bianca.

Yo sé de un pesar profundo
Entre las penas sin nombres:
La esclavitud de los hombres
Es la gran pena del mundo.

Io conosco un dispiacere profondo
Tra le pene senza nome:
La schiavitù degli uomini
È la grande pena del mondo.

Con los pobres de la tierra
Quiero yo mi suerte echar,
El arroyo de la sierra
Me complace más que el mar.

Con i poveri della terra
Voglio dividere la mia sorte,
Il ruscello della montagna
Mi piace più del mare.

La musica modifica

Nel 1993 la musica è stata attribuita dalla corte suprema di Cuba al popolare personaggio radiofonico degli anni trenta José Fernández Diaz, meglio noto come Joseíto Fernández, dopo aver respinto il ricorso degli eredi di Herminio "El Diablo" García Wilson, secondo i quali quest'ultimo ne era il compositore originale. In ogni caso fu sicuramente Joseíto Fernández che la portò al successo dai microfoni della popolare radio CMQ de l'Avana, sebbene il testo fosse diverso dall'attuale.[2] Durante le trasmissioni la cantava riferendosi anche ad altre contadine, una volta guajira vueltabajera, un'altra guajira holguinara, ma quando si innamorò della gelosissima guajira guantanamera, questa lo sorprese a parlare con un'altra e fuggì via, e da quel momento Joseíto la cantò solo per lei.[3]

Secondo alcune fonti l'origine di tale musica era il bolero creolo in uso attorno al 1830 nella zona di Guantánamo, nella Cuba orientale, che a sua volta affondava le sue origini nella passacaglia spagnola di 100 anni prima, una lenta danza in tempo triplo basata su uno schema armonico che si ripeteva su quattro o otto battute. Nella versione di Guantánamo del 1830 l'esecuzione alla chitarra di tale schema collegava l'aria alla montuna, che era il tipo di bolero suonato nella Cuba orientale, distinto da quello che si suonava in altre zone cubane, chiamato son.[3]

Cover modifica

La canzone è tra le più reinterpretate al mondo, vanta innumerevoli versioni, di cui alcune con strofe modificate ed altre in lingue diverse dalla originale spagnola, tra le più note vi sono quelle cantate da Compay Segundo e Pete Seeger, in Italia è celebre la versione di Zucchero, ma è stata interpretata da molti solisti e gruppi di vari paesi. La versione hip hop dei Refugee Allstars con Wyclef Jean risale al 1997[4]. La lista seguente comprende solo una parte di essi:

Altri usi modifica

Note modifica

  1. ^ Guantánamo: "Dopo 18 vergognosi anni continua a restare aperta", su Amnesty International Italia, 10 gennaio 2020. URL consultato il 1º aprile 2021.
  2. ^ (ES) Vizcaíno, María Argelia: Aspectos de La guantanamera, pag.2 Archiviato il 19 agosto 2011 in Internet Archive. jose-marti.org
  3. ^ a b Riduzione dell'articolo Aspectos de La guantanamera di María Argelia Vizcaíno
  4. ^ (EN) Wyclef Jean Featuring Refugee Allstars – The Carnival, su Discogs, Zink Media.
  5. ^ Comandante Che Guevara Guantanamera — Inti-Illimani, su Last.fm. URL consultato il 3 gennaio 2024.
  6. ^ Un solo grido: breve storia dei nostri cori da stadio, su Rockit.it. URL consultato il 9 maggio 2023.
  7. ^ Come Guantanamera è diventata un coro da stadio, su Rivista Undici, 15 giugno 2018. URL consultato il 9 maggio 2023.

Collegamenti esterni modifica

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