Guido Jarach

banchiere e dirigente d'azienda italiano

Guido Jarach (Milano, 30 novembre 19051991) è stato un banchiere e dirigente d'azienda italiano.

Biografia modifica

Figlio del comandante Federico Jarach (assessore alle Finanze del Comune di Milano, industriale e presidente della Federazione degli industriali meccanici e metallurgici) e di Giorgina Rignano, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria, il 25 gennaio 1942 presso il Tempio di Via Guastalla a Milano, Guido Jarach sposò Fernanda Schapira, figlia dell'industriale nel settore tessile Carlo Schapira. Rifugiato in Svizzera a causa delle persecuzioni razziali, rientrò in Italia dopo la liberazione.

Al termine del secondo conflitto mondiale, Jarach riprese con vigore la sua attività imprenditoriale, nel settore della costruzione di macchine tessili e grafiche e nel marzo, dopo essere stato per quasi 10 anni consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Milano, nel 1965 successe all'architetto Ambrogio Gadola nel ruolo di presidente[1] dell'istituto, carica che mantenne sino al 1971[2].

Fu consigliere e poi presidente della Comunità Ebraica di Milano e presidente onorario dell'Unione delle comunità ebraiche italiane[3].

Dopo la morte gli è stato dedicato l'asilo nido Guido Moshe Jarach a Milano presso il centro delle Scuole della Comunità Ebraica - ORT di via Sally Mayer.

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ pagina 246 del libro di Marzio Achille Romani "La banca dei milanesi, storia della Banca Popolare di Milano", Editori Laterza, Bologna, 2005
  2. ^ pagina 254 del libro di Marzio Achille Romani "La banca dei milanesi, storia della Banca Popolare di Milano", Editori Laterza, Bologna, 2005
  3. ^ Articolo tratto dal sito di CEM-Comunità Ebraica di Milano: «I Personaggi della Comunità di Milano», su mosaico-cem.it. URL consultato il 21-11-2010 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2010).
  4. ^ Sito Federazione nazionale Cavalieri del lavoro: dettaglio decorato, su cavalieridellavoro.it. URL consultato il 24-08-2011.
  5. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 21-11-2010.