Heinrich Bongartz

Ufficiale tedesco, nonché pilota di caccia nella prima guerra mondiale

Heinrich Bongartz (Gelsenkirchen, 31 gennaio 1892Rheinberg, 23 gennaio 1946) è stato un militare e aviatore tedesco, asso dell'aviazione da caccia tedesca nel corso della prima guerra mondiale con 33 vittorie confermate e 9 probabili.[2] Decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine di Hohenzollern con spade e con quella dell'Ordine Pour le Mérite [3][4].

Heinrich Bongartz
NascitaGelsenkirchen, 31 gennaio 1892
MorteRheinberg, 26 gennaio 1946
Cause della morteInfarto del miocardio
Luogo di sepolturacimitero di Walsum-Aldenrade
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Impero tedesco
Bandiera della Germania Germania
Forza armataDeutsches Heer
Luftwaffe
ArmaLuftstreitkräfte
SpecialitàCaccia
Anni di servizio1913-1945
GradoTenente colonnello
GuerrePrima guerra mondiale
seconda guerra mondiale
CampagneFronte orientale (1941-1945)
Decorazionivedi qui
dati tratti da Above the Lines: The Aces and Fighter Units of the German Air Service, Naval Air Service and Flanders Marine Corps, 1914–1918[1]
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Biografia modifica

Nacque a Gelsenkirchen, Westfalia, il 31 gennaio 1892, figlio maggiore di Peter Michael, di professione contadino, e della signora Catharina Elmendorf.[1][5] Dopo aver frequentato il Realgymnasium di Hamborn e il collegio di formazione per insegnanti a Elten sul Basso Reno, superò l'esame per l'insegnamento nel 1912.[6] Lavorò successivamente come insegnante presso la Hohenzollernschule di Hamborn fino al 1914.[6] Poco prima dello scoppio della Grande Guerra, prestò servizio come volontario con ferma annuale nell'esercito tedesco, assegnato in servizio dapprima allo Infanterie-Regiment „Freiherr von Sparr“ (3. Westfälisches) Nr. 16 a Mülheim an der Ruhr.[1] Nell'agosto 1914 fu mobilitato e assegnato come volontario di guerra allo Infanterie-Regiment „Freiherr von Sparr“ (3. Westfälisches) Nr. 16 e poi trasferito al Reserve-Infanterie-Regiment Nr. 13 come sturmoffizier ed entrando in combattimento a Verdun.[2] Nel marzo 1916 fu promosso tenente della riserva, e nel successivo mese di luglio si trasferì nel Luftstreitkräfte (servizio aereo tedesco) assegnato alla Flieger-Abteilung (FA) 5 di Hannover come ufficiale osservatore, conseguendo quindi il brevetto di pilota presso il campo di aviazione di Amburgo-Fuhlsbüttel in un tempo relativamente breve.[6] Nel novembre 1916 fu poi trasferito al Kampfstaffel 27 del Kagohl 5 (sotto la guida del capitano Pfeiffer), e partecipò alla battaglia della Somme.[1] All'inizio del 1917 il Kampfstaffel 27 fu ridenominato Schutzstaffel 9, ed egli rimase in questo reparto sino al mese di marzo.[6]

Su richiesta del capitano Albert Dossenbach fu assegnato alla specialità caccia in forza alla Jagdstaffel 36.[1] Durante l'Aprile di Sangue, così chiamato a causa delle gravi perdite subite dal Royal Flying Corps, rivendicò la prima vittoria il giorno 6 abbattendo uno SPAD S.VII vicino a Vitry, poi un Caudron e due palloni da osservazione.[1] Divenne asso il 2 maggio successivo, il 12 luglio, alla 11 vittoria, risultava insignito di entrambe le classi della Croce di ferro, e il giorno dopo rimase ferito per la prima volta.[1] Rientrato in servizio il 26 settembre, e promosso Staffelführer, assunse il comando della Jasta 36 e continuò ad accumulare vittorie a un ritmo costante,[2] con una tripletta il 31 ottobre, quando abbatté un R.E.8, uno SPAD S.VII e un SE.5a, che portò il totale a 20.[1] Nel mese di novembre 1917 fu nuovamente ferito, ma riuscì ad abbattere altri cinque aerei nemici, tra cui due Sopwith Camel e un B.E.2b, con un altro non confermato.[1] Il 24 novembre 1917 fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine di Hohenzollern.[1] Il 23 dicembre 1917 ricevette personalmente l'Ordine Pour le Mérite dal Kaiser Guglielmo II.[1] Con due vittorie conseguite a dicembre, una a gennaio e due il 5 febbraio 1918, aveva portato il suo totale a 30 vittorie confermate.[7] Le sue ultime due vittorie arrivarono il 27 marzo.[7] Il 30 marzo 1918 fu abbattuto dal fuoco della contraerea, rimanendo ferito e il suo aereo gravemente danneggiato.[7]

Il 25 aprile 1918 rimase fu nuovamente ferito.[1] Il 29 dello stesso mese affrontò da solo diversi aerei della Royal Air Force appartenenti al No.74 Squadron.[2] Durante il combattimento aereo, mentre era inseguito dal capitano Edward Mannock, il suo aereo venne attaccato frontalmente dal SE.5a del capitano Clive Beverley Glynn i cui proiettili crivellarono il Fokker Dr.I (575/17).[8] Un proiettile lo colpì alla tempia sinistra, gli fece fuoriuscire l'occhio sinistro e gli si conficcò nel naso, ostacolandogli la respirazione.[8] Stava quasi per toccare terra quando riuscì a dominare il dolore e a riprendere il controllo dell'aereo.[8] Nonostante il dolore lancinante e lo stato di semi incoscienza, riuscì ad effettuare un atterraggio di fortuna vicino a Kemmel Hill, capottando l'aereo.[8] Uscito dall'aereo strisciando da sotto ebbe la presenza di spirito di controllare i danni del suo velivolo[N 1] e di presentarsi militarmente ai suoi soccorritori.[8] Rimasto cieco parzialmente, e avendo perso la percezione della profondità fu allontanato dalla linea di combattimento.[8] Dopo essersi ripreso dalla ferita, divenne comandante del Deutsche Versuchsanstalt für Luftfahrt, prestandovi servizio come pilota collaudatore.[5] Scrisse un rapporto sul prototipo del caccia Zeppelin-Lindau D.I, di costruzione quasi completamente metallica.[5]

Dopo la fine della guerra e la seguente rivoluzione del novembre 1918, fu gravemente ferito ad una gamba combattendo contro gli spartachisti, terminando la sua carriera militare.[1] Dal 1919 fu impiegato come responsabile civile dell'aeroporto della Deutsche Luft-Reederei a Geiselkirchen.[9] Nel gennaio 1921 mentre effettuava su volo esibizione insieme ad Ernst Udet il loro aereo schiantò al suolo ed egli rimase ferito ancora una volta.[1][6] Dopo la chiusura dell'aeroporto di Gelsenkirchen a causa delle disposizioni del Trattato di Versailles, lavorò come direttore delle vendite per una raffineria di petrolio della Germania settentrionale e successivamente come consulente per la neonata Luftwaffe.[5] Il 1 febbraio 1936 fu promosso hauptmann della riserva a Essen.[5]

Promosso oberstleutnant il 27 agosto 1939, durante la seconda guerra mondiale, dal 1941 al 1942, prestò servizio a Pleskau sul fronte orientale.[5]

Nel 1943 prestò servizio come comandante di una unità da caccia notturna a Grove, in Danimarca, e nel 1944 in Finlandia.[10] Alla fine di aprile del 1945 divenne prigioniero di guerra statunitense, dai quali fu rilasciato nel settembre 1945.[6] Sopravvissuto alla guerra, mentre si recava da sua sorella per prendere di alcuni viveri, si spense, a causa di un infarto, a Rheinberg il 23 gennaio 1946.[6][11] La salma fu tumulata nel cimitero di Walsum-Aldenrade. Il suo libro Luftmacht Deutschland era stato pubblicato nel 1941.[12]

Onorificenze modifica

— 23 dicembre 1917.
— 12 luglio 1917.
— 12 luglio 1917.

Pubblicazioni modifica

  • Luftmacht Deutschland, Essener Verlagsanst, 1941.[12]

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ L'aeroplano aveva 40 fori di proiettile solo nella cappottatura del propulsore, e fu poi demolito.

Fonti modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n Franks, Bailey, Guest 1993, p. 81.
  2. ^ a b c d Franks 2000, p. 60.
  3. ^ Franks 2000, p. 86.
  4. ^ The Aerodrome.
  5. ^ a b c d e f Biographien rund um Junkers.
  6. ^ a b c d e f g Frontflieger.
  7. ^ a b c Franks, Bailey, Guest 1993, p. 82.
  8. ^ a b c d e f Franks, Van Wyngarden 2001, p. 87.
  9. ^ Pour le Merite.
  10. ^ Findagrave.
  11. ^ Guttman 2005, p. 47.
  12. ^ a b Google books [1] Retrieved 12 November 2020.

Bibliografia modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  • (EN) Heinrich Bongartz, su The Aerodrome, aw. URL consultato il 5 febbraio 2021.
  • (EN) Bongartz, Heinrich (1892-1946), su Western Front Association, at. URL consultato il 5 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2011).
  • (EN) Heinrich Bongartz, su Frontflieger, as. URL consultato il 5 febbraio 2021.
  • (EN) Biographien rund um Junkers, su Biographien rund um Junkers, ac. URL consultato il 5 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012).
  • (EN) Heinrich Bongartz, su Pour le Merite, ad. URL consultato il 5 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2008).
  • (EN) Heinrich Bongartz, su Findagrave, ae. URL consultato il 5 febbraio 2021.
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