IGF-2 o insulin-like growth factor 2 è uno dei tre ormoni proteici che hanno la caratteristica di somigliare strutturalmente all'insulina. Secondo il Medical Subject Headings (acronimo: MeSH):

  1. È un peptide a punto isoelettrico neutro ben caratterizzato;
  2. Si pensa sia secreto dal fegato e che circoli nel sangue;
  3. Possiede attività insulino-simili, mitogeniche e regolatrici della crescita cellulare.
  4. Dipende ampiamente (anche se non totalmente) dalla somatotropina.
  5. Si pensa sia il fattore di crescita insulino-simile principale durante la vita fetale, in contrasto a IGF-1 che è presente negli adulti."[1]
Struttura del IGF2

Struttura ed espressione del gene modifica

Negli umani il gene IGF2 è localizzato sul cromosoma 11, nella regione p15.5 che contiene numerosi geni imprinted. Nei topi la regione omologa si trova a livello del cromosoma 7. In entrambi gli organismi il gene IGF2 è "imprinted" e la sua espressione è favorita nel caso in cui l'allele sia ereditato dal padre.[2] In alcune regioni del cervello umano tuttavia l'imprinting viene "resettato" ed entrambi gli alleli parentali permettono la trascrizione di IGF2 e H19.

Funzione dell'ormone modifica

Il ruolo principale di IGF-2 è quello di promuovere la crescita durante la gestazione. IGF-2 esercita la sua azione legandosi a:

  • recettore IGF-1R (Recettore dell'IGF-1), dove funge da agonista;
  • isoforma breve del recettore dell'insulina (IR-A o esone 11-), dove funge da agonista;
  • recettore IGF-2 (anche denominato recettore del mannosio-6-fosfato catione-indipendente), dove funge da antagonista e pertanto previene gli effetti principali mediati da IGF2.[3][4][5]

Durante il processo di follicologenesi, le cellule della teca sintetizzano IGF-2 e lo secernono. Esso agisce:

  • con un meccanismo d'azione paracrino sulle cellule della granulosa del follicolo, promuovendone la loro proliferazione durante la fase follicolare del ciclo mestruale (azione sinergica con l'ormone FSH);
  • con un meccanismo d'azione autocrino sulle cellule della teca.

Dopo l'ovulazione e pertanto durante la fase luteinica, l'IGF-2 stimola la secrezione di progesterone (azione sinergica con l'ormone LH).

Uno studio effettuato alla Mount Sinai School of Medicine ha suggerito un ruolo di IGF-2 nella memoria e nella riproduzione.[6]

Uno studio effettuato nel European Neuroscience Institute-Goettingen (Germania) ha dimostrato che il signaling "fear extinction-induced IGF2/IGFBP7" promuove la sopravvivenza dei neuroni dell'ippocampo di un neonato dai 17 ai 19 giorni. Questa scoperta potrebbe suggerire un ruolo terapeutico di IGF-2: l'aumento dei signaling ad esso correlati potrebbe avere un ruolo chiave nel trattare patologie associate ad un'eccessiva "fear memory", come ad esempio il disturbo post-traumatico da stress.[7]

Note modifica

  1. ^ Insulin-Like Growth Factor II - MeSH - NCBI, su ncbi.nlm.nih.gov. URL consultato il 30 settembre 2017.
  2. ^ N. V. Pham, M. T. Nguyen e J. F. Hu, Dissociation of IGF2 and H19 imprinting in human brain, in Brain Research, vol. 810, n. 1-2, 9 novembre 1998, pp. 1–8. URL consultato il 30 settembre 2017.
  3. ^ F. Frasca, G. Pandini e P. Scalia, Insulin Receptor Isoform A, a Newly Recognized, High-Affinity Insulin-Like Growth Factor II Receptor in Fetal and Cancer Cells, in Molecular and Cellular Biology, vol. 19, n. 5, maggio 1999, pp. 3278–3288. URL consultato il 30 settembre 2017.
  4. ^ (EN) Neidhart, M (2016). DNA Methylation and Complex Human Disease (1st ed.), in San Diego: Academic Press, ISBN 9780124201941.
  5. ^ (EN) Neidhart, M (2016). DNA Methylation and Complex Human Disease (1st ed.), in San Diego: Academic Press, ISBN 978-0124201941.
  6. ^ Dillon Y. Chen, Sarah A. Stern e Ana Garcia-Osta, A critical role for IGF-II in memory consolidation and enhancement, in Nature, vol. 469, n. 7331, 27 gennaio 2011, pp. 491–497, DOI:10.1038/nature09667. URL consultato il 30 settembre 2017.
  7. ^ Roberto Carlos Agis-Balboa, Dario Arcos-Diaz e Jessica Wittnam, A hippocampal insulin-growth factor 2 pathway regulates the extinction of fear memories, in The EMBO Journal, vol. 30, n. 19, 5 ottobre 2011, pp. 4071–4083, DOI:10.1038/emboj.2011.293. URL consultato il 30 settembre 2017.

Collegamenti esterni modifica