Il ginocchio di Claire

film del 1970 diretto da Eric Rohmer

Il ginocchio di Claire (Le genou de Claire) è un film del 1970 scritto e diretto da Éric Rohmer.

Il ginocchio di Claire
Claire e Jérôme
Titolo originaleLe genou de Claire
Lingua originalefrancese
Paese di produzioneFrancia
Anno1970
Durata105 min
Generecommedia
RegiaÉric Rohmer
SceneggiaturaÉric Rohmer
ProduttoreBarbet Schroeder, Paul Cottrell
Casa di produzioneLes Films du Losange
FotografiaNéstor Almendros
MontaggioCécile Decugis
Interpreti e personaggi

È il quinto capitolo del ciclo dei Sei racconti morali (Six contes moraux), una serie di opere del regista francese composta da un cortometraggio, un mediometraggio e quattro lungometraggi. Segue La mia notte con Maud (1969) e precede L'amore il pomeriggio (1972).

Trama modifica

In vacanza sul lago di Annecy, in Savoia, Jérôme, diplomatico francese di 35 anni, incontra la scrittrice Aurora, sua amica sin dai tempi dell'infanzia, che lo introduce nella famiglia Walter, da cui è a pensione. Egli le annunzia il suo prossimo matrimonio con Lucinda, svedese di algida e severa bellezza. Non ha dubbi sulla giustezza della sua scelta: le relazioni con altre donne, cui pure non si è sottratto, gli sono parse inutili, prive di significato. Aurora lo sfida a mettere alla prova tale sua convinzione con Laura, figlia adolescente della sua ospite che, a suo dire, è innamorata di lui.

Nel corso di una lunga camminata in montagna, tra i due si stabilisce una sincera e profonda comunicazione, ma lei respinge i suoi approcci, pur dando segno di poterlo amare. Qualche giorno dopo (siamo in luglio, tempo di vacanza) giunge Claire, sorellastra di Laura, più spigliata e disinibita. È il ginocchio di lei, colto nella piena luce del sole, mentre sta raccogliendo ciliegie dall'albero, a catturare il desiderio di Jérôme. Per Aurora, deus-ex-machina della vicenda, egli potrà dominare tale ossessione, solo possedendone l'oggetto: il ginocchio.

L'occasione si presenta presto: Claire gli chiede un passaggio sul motoscafo per una località sul lago. Un temporale costringe i due a rifugiarsi in un casolare. Qui Jérôme le racconta di aver visto Gilles, il fidanzato di lei, in affettuosa intimità con una loro amica. Approfittando delle sue lacrime e del suo disorientamento, le pone la mano sul ginocchio, dove la trattiene sino alla fine del temporale, sotto il suo sguardo smarrito.

Confida l'accaduto all'amica scrittrice, sottolineando la moralità del suo gesto: ha salvato il proprio matrimonio e ha aperto a Claire gli occhi sulla inaffidabilità del suo ragazzo. Ma la superficialità, la parzialità della sua comprensione dell'universo femminile è subito rivelata. La fine vede Gilles e Claire, seduti insieme su una panchina in riva al lago.

Produzione modifica

Il film è prodotto da Barbet Schroeder.

Soggetto modifica

Le genou de Claire è l'elaborazione di un vecchio soggetto (La roseraie) apparso nel 1951, sul n. 5 dei "Cahiers du Cinéma", firmato da Rohmer e Paul Gegauff.[1] Nella sceneggiatura del film appare un esplicito riferimento a La roseraie nelle parole pronunciate da Aurora su un suo vecchio progetto di romanzo.[2]

Fotografia modifica

(FR)

«...le plus sensuel plastiquement, le plus lumineux et le plus ambigu des Contes moraux [...] Nestor Almendros traite en peintre le lac d'Annecy, ses monts, ses forêts, ses jardins, ses bouquets de roses. Entre Claire l'intouchable et le vilain petit canard Laura, contemporaine de toute sensibilité, notre regard hésite comme celui du narrateur. Un narrateur, comme toujours chez Rohmer, bien compromis...»

(IT)

«...il più plasticamente sensuale, il più luminoso e il più ambiguo dei Racconti morali. [...] Néstor Almendros tratta da pittore il lago d'Annecy, i suoi monti, i suoi boschi, i suoi giardini, i suoi cespugli di rose. Fra Claire l'intoccabile e il brutto anatroccolo Laura, il nostro sguardo esita come quello del narratore. Un narratore, come sempre in Rohmer, molto compromesso...»

Critica modifica

Michele Mancini:

«A proposito di Le genou de Claire, si è parlato di feticismo. Non che ci si sia sbagliati. Già in Bérénice, un cortometraggio del 1954, fotografato in bianco e nero da Jacques Rivette e tratto dalla Berenice di Edgar Allan Poe, Rohmer metteva in scena la nota attrazione del protagonista (lì interpretato da lui stesso) per i denti della cugina. L'attenzione feticistica o meglio, e più generalmente, perversa, è d'altronde presente in tutti i Contes. Ma, più che essere oggetto del discorso, è indotta dal discorso: è una vera e propria tensione dello spettatore nei confronti di corpi e oggetti che si svelano allo sguardo in una sorta di primitivo stupore ("rivelazione" direbbe Rohmer), dove peraltro trovano il proprio spazio di valorizzazione tutte le sue giovani attrici.»

Paolo Mereghetti:

«Più freddo di altri film di Rohmer (finisce con l'essere infatti sia una riflessione su come si costruisce una storia che una psicologia della seduzione), ma costruito con un'intelligenza, cinematografica e non solo, sopraffina.»

Riferimenti letterari modifica

(FR)

«La situation de base évoque une lecture janséniste des Liaisons dangereuses où Valmont serait Jérôme, Madame de Merteuil Aurora, et la jeune fille Cécile remmplacée par Laura, très jeune demoiselle qu'Aurora « conseille » à Jérôme de séduire.»

(IT)

«La situazione di base evoca una lettura giansenista de Le relazioni pericolose (Laclos) in cui Valmont sarebbe Jérôme, Madame de Merteuil Aurora, e l'adolescente Cécile sostituita da Laura, fanciulla molto giovane che Aurora "consiglia" a Jérôme di sedurre.»

Riconoscimenti modifica

Note modifica

  1. ^ Mancini 1988, pp. 66-75.
  2. ^ (FR) Marion Vidal, Les contes moraux d'Éric Rohmer, Paris, Lherminier, 1977.

Bibliografia modifica

  • Michele Mancini, Il ginocchio morale di Rohmer, in Filmcritica, n. 218, settembre-ottobre 1971.
  • Michele Mancini, Eric Rohmer, Roma, Il Castoro cinema, 1988.
  • Ruy Nogueira, Intervista a Éric Rohmer, pubblicata su Sight and Sound, n. 3, estate 1971, tradotta da Michele Mancini e J. Grapow e pubblicata in Italia su Filmcritica, n. 218, settembre-ottobre 1971.
  • (FR) Gaston Haustrate, L'anti-suspense métaphysique, in Cinéma 71, n. 153, febbraio 1971.
  • (FR) Gérard Legrand, Un genou et un autre genou, in Positif, n. 125, marzo 1971.
  • (FR) Frédéric Vitoux, L'éspace à franchir, in Positif, n. 125, marzo 1971.
  • Paolo Mereghetti, Dizionario dei film, Milano, Baldini & Castoldi, 1993, ISBN 88-859-8897-0.

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