Ildebrando IV Aldobrandeschi

nobile italiano

Ildebrando IV Aldobrandeschi (prima del 988 – prima del 1040) è stato un nobile italiano, conte della dinastia degli Aldobrandeschi.

Biografia modifica

Era figlio del conte Rodolfo II, deceduto quando Ildebrando era ancora fanciullo, e della contessa Willa di Capua, figlia di Landolfo IV, principe di Capua e Benevento.[1] Durante la sua giovinezza, il governo della contea venne retto proprio da Willa, prima contessa aldobrandesca che ebbe un ruolo di rilievo nella storia della dinastia; Ildebrando verrà infatti spesso citato come "de Capuense", proprio in riferimento alle origini della madre.[1] Sebbene ancora non avesse raggiunto la maggiore età, lo ritroviamo a intervenire in alcuni atti insieme alla madre e il nonno paterno Rodolfo I, sopravvissuto al figlio, già dal 988.[2]

Nel marzo 1003 si impegnò a non ostacolare i fratelli Sigefredo e Gottifredo da Buggiano per il possesso del castello della Verruca, nella Valdinievole.[2]

Ildebrando rivestì un ruolo attivo e di primo piano nelle lotte tra Arduino ed Enrico II nella Tuscia centro-meridionale, come testimoniano una serie di alleanze sancite tra il 1004 e il 1007.[2] Nel 1007 si ritrovò al centro di una controversia con la chiesa di Santa Maria di Spugna, allorché papa Giovanni XVIII minacciò il conte di scomunica; la situazione verrà risolta per intervento della madre Willa.[2]

Ildebrando fu un conte potente e temuto; ne dà testimonianza una lettera di Pier Damiani, in cui il religioso, sotto forma di un onirico racconto, accusa il conte di tracotanza: «Hildeprandus comes Tusciae, qui dicebatur de Capuana, in tantum dives erat ac praepotens ut gloriaretur se plures habere cortesatque castella quam dies sint, qui numerantur in anno».[2][3]

Ebbe almeno quattro figli: il conte Enrico, sposato con una Ghisla, o Ermellina; il conte Ranieri, forse sposato con una Willa dei "conti di Siena" (i Guiglieschi); Berta, andata in moglie a Guinisci Berardenghi; e il conte Ildebrandino V, che continuerà la linea comitale.[4]

Morì prima del 1040, come ricordato in un atto di quell'anno, dove risulta già deceduto anche il figlio Enrico.[5]

Note modifica

  1. ^ a b Collavini 1998, pp. 89–91.
  2. ^ a b c d e Collavini 1998, pp. 98–105.
  3. ^ K. Reindel, Der Briefe des Petrus Damiani, in «MGH. DerBriefe des deutschen Kaiserzeit», V/1, I, n. 14, Monaco, 1983, pp. 145-50.
  4. ^ Collavini 1998, pp. 110, 123–127.
  5. ^ Collavini 1998, p. 110.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica