Io ero Sandokan è una canzone a tema resistenziale, scritta nel 1974 per il film C'eravamo tanto amati di Ettore Scola, con parole dello stesso regista e musica di Armando Trovajoli. Pur essendo stata creata in occasione di questa pellicola,[1] viene talvolta scambiata per un vero canto partigiano.[2]

Io ero Sandokan
ArtistaRadici nel cemento
Autore/iEttore Scola, Armando Trovajoli
GenereFolk
Data1974

L'autore modifica

La canzone è registrata alla SIAE[3] come scritta da Scola e musicata dal maestro Trovajoli, ma nel libro Chiamiamo il babbo – Ettore Scola. Una storia di famiglia,[4] pubblicato 45 anni dopo, le figlie del regista, Paola e Silvia, raccontano un'altra genesi: il testo l'avrebbe scritto Paola, all'epoca adolescente, su richiesta del padre.

Il titolo modifica

Il titolo Io ero Sandokan riprende una strofa della canzone, quando l'immaginario protagonista parla dei nomi di battaglia da partigiani, imposti da esigenze di sicurezza, e si rivolge a un compagno di lotta: « Non sapevo qual era il tuo nome / neanche il mio potevo dir / il tuo nome di battaglia era Pinin / e io ero Sandokan. »

Nel film modifica

Nel corso del film, la canzone si sente due volte: nelle scene iniziali in bianco e nero, mentre scorrono vere immagini della Liberazione e del dopoguerra; e nel sottofinale, durante la veglia davanti alla scuola, dove i coprotagonisti Antonio (Nino Manfredi) e Nicola (Stefano Satta Flores) si uniscono a due ragazzini con la chitarra che la stanno cantando.

Il solo tema musicale invece viene accennato in diversi momenti della storia.

Il brano modifica

A parte comparire nella colonna sonora della pellicola, il brano non risulta sia mai stato inciso, ma ha sviluppato una vita propria, godendo di una certa notorietà ancora decenni dopo, eseguito da vari gruppi. [5]

Il testo modifica

Marciavamo con l’anima in spalla nelle tenebre lassù

ma la lotta per la nostra libertà il cammino ci illuminerà.

Non sapevo qual era il tuo nome, neanche il mio potevo dir

il tuo nome di battaglia era Pinìn e io ero Sandokan.

Eravam tutti pronti a morire ma della morte noi mai parlavam,

parlavamo del futuro, se il destino ci allontana

il ricordo di quei giorni sempre uniti ci terrà.

Mi ricordo che poi venne l’alba, e poi qualche cosa di colpo cambiò,

il domani era venuto e la notte era passata,

c’era il sole su nel cielo sorto nella libertà.[6]

Note modifica

  1. ^ il Secolo XIX, 20 Gennaio 2016
  2. ^ Corriere della sera, 24 Aprile 2018
  3. ^ Archivio opere in https://servizionline.siae.it
  4. ^ Rizzoli editore, 2019
  5. ^ “BadaBimBumBand”, “Banda Bassotti”, Coro voci bianche del Conservatorio “Nicolini” di Piacenza, “Moirarmoniche”, “Officina Ensemble”, “Radici nel cemento” per citarne alcuni presenti in Rete con dei video
  6. ^ nel libro di Paola e Silvia Scola Chiamiamo il babbo – Ettore Scola. Una storia di famiglia, Rizzoli editore, 2019 ISBN 9788817142717
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