L'architettura della città

saggio di urbanistica

«Come un dipinto, una costruzione o un romanzo, un libro diventa un'opera collettiva che ognuno può interpretare a suo modo oltre le intenzioni dell'autore.»

L'architettura della città è un saggio di Aldo Rossi, col quale affronta lo studio dello spazio urbano partendo da aspetti di carattere architettonico.

L'architettura della città
AutoreAldo Rossi
1ª ed. originale1966
GenereSaggio
Sottogenerestoria urbana
Lingua originaleitaliano

La città è difatti descritta come un organismo di fatti architettonici (o singole unità architettoniche) dal fondamentale ruolo di essere la «scena fissa nel teatro della vita umana».

Contenuti modifica

Nei quattro capitoli del libro si analizzano gli elementi che compongono secondo Rossi la città: gli elementi primari (monumenti o segni rappresentativi della volontà comune) e le aree abitative; l'urbanistica non è altro che l'interazione continua tra questi due elementi.

Capitolo 1: Struttura dei fatti urbani modifica

È un capitolo decisamente innovativo, che fornisce una lettura diversa della città e sostanzialmente affronta i problemi tipologici dell'architettura.

Dopo aver introdotto una forte critica al funzionalismo ingenuo - secondo Rossi una città non viene plasmata dalle funzioni -, Rossi si lancia nella descrizione del Palazzo della Ragione di Padova e di come questo abbia un ruolo centrale nell'intera definizione della città: in sostanza, chi vive questo spazio esemplificativo avverte delle emozioni, negative o positive, che poi proietta pure sul resto dell'abitato. L'analisi cittadina dunque deve partire in primo luogo dai fatti catalizzatori urbani, in secundis dalla classificazione della rete stradale: sono le strade, infatti, che contribuiscono a creare una gerarchia per gli spazi urbani. Infine Rossi fa una considerazione positivista: per lui il processo evolutivo dinamico d'una città tende all'evoluzione e non alla conservazione.

Capitolo 2: Gli elementi primari e l'area modifica

Qui Rossi definisce la struttura della città. L'area è definita come una porzione di spazio urbano catalizzato attorno ad un elemento primario o a caratteristiche comuni (tipologie o sociali). Le aree, in particolare quelle a destinazione abitativa, si formano seguendo leggi di carattere economico. A tal proposito Rossi porta ad esempio le città di Berlino, Stoccolma e persino le utopiche Garden Cities e Ville Radieuse.

Gli elementi primari, descritti nel capitolo precedente, sono invece fissi e dipendono non da leggi economiche bensì solo dalla loro forma.

Infine l'interazione di questi elementi determina l'evoluzione della città: se ad Arles (dove un teatro romano è diventato un quartiere abitato) le due cose han finito per convergere, diverso è il discorso di Berlino (divisa nettamente in settori a prescindere dai luoghi simboli della città).

Capitolo 3: Individualità dei fatti urbani. L'architettura modifica

Rossi aggiunge il concetto di locus, definito come il rapporto speciale e continuo che si instaura tra l'edificio architettonico e il suo contesto, per poi passare alla sua idea di architettura: seguendo i precetti di Viollet-le-Duc, Rossi parla di architettura come d'una scienza. Scienza nel senso che va approcciata con un sapere scientifico di livello e onesto intellettualmente: inserendosi nell'eterna diatriba forma-funzione, difatti, Rossi si schiera apertamente in favore della prima, che definisce o no il valore d'un'opera o d'una città. La funzione, che solitamente ha la meglio, deve essere subordinata alla forma e alla struttura (che devono andare a braccetto e che a loro volta determinano una scelta onesta dei materiali).

Infine Rossi si lancia sul concetto di monumento, definito come manufatto figlio della volontà e della memoria collettiva: portando l'esempio di Atene, Rossi parla anche di città come Locus di memoria collettiva.

Capitolo 4: L'evoluzione dei fatti urbani modifica

Qui Rossi fa un'analisi delle dinamiche che colpiranno le città in futuro. I fattori che conteranno maggiormente saranno quelli economici e quindi politici. I mezzi saranno le leggi sugli espropri e il valore alto o meno cui assurgerà la proprietà privata. Per giungere a queste conclusioni Rossi analizza e deduce 3 periodi storici in cui ci sono stati dei determinati mutamenti sociali e quindi economici/architettonici:

  • periodo medievale: in questo periodo c'è l'abbandono progressivo da parte degli artigiani delle botteghe: inizia dunque la scissione tra luogo di lavoro e luogo di residenza.
  • periodo industriale: in questo periodo c'è stata una totale scissione tra luogo di lavoro e luogo di residenza.
  • era dei trasporti: velocità nel coprire certe distanze porta alla parcellizzazione della città in base ad aree abitative, amministrative, lavorative etc.

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