La tarsia La Maccabea o Maccabea. Martirio dei sette fratelli Maccabei fa parte delle tarsie del coro della basilica di Santa Maria Maggiore i cui disegni preparatori furono eseguiti da Lorenzo Lotto e intarsiati da Giovan Francesco Capoferri. È collocata sul presbiterio nel banco dei religiosi, ala desta, diciassettesimo stallo[1] Uno studio attento e approfondito delle tarsie e dei disegni preparatori fu realizzato dalla studiosa Francesca Cortesi Bosco e pubblicato nel 1987.[2]

La Maccabea
AutoreLorenzo Lotto
Data1524-25
Materialelegno
Dimensioni41,6×39,8 cm
UbicazioneBasilica di Santa Maria Maggiore, Bergamo

Storia modifica

La congregazione della Misericordia Maggiore, che amministrava la basilica mariana, e che aveva deciso di completare il presbiterio con un nuovo altare e con il nuovo coro, il 12 marzo 1524 affidò a Lorenzo Lotto la realizzazione dei disegni per le tarsie[3] Il 9 febbraio 1525 Lorenzo Lotto venne pagato dal consorzio della misericordia pro duobus aliis quadris videlicet Diluvii et Filiorum Machabee. La tarsia fu inserita nell'inventario del 1527 e profilate da Ludovico da Mantova nel 1530 come la tavola Machabee.[4]

Descrizione modifica

Tarsia modifica

L'invenzione o storia racconta l'episodio descritto nei Secondo Libro dei Maccabei.(2Maccabei 7, 1-6; 20-22), dove i sette fratelli furono martirizzati e uccisi perché si rifiutavano di mangiare carni suine che erano proibite per la legge ebraica.[5] I sette fratelli con la loro madre subirono le torture prima di essere uccisi lodando Dio. La tarsi araffigura il martirio del quarto fratello che viene esortato a pregare e a rivolgersi a Dio durante le torture. Questo, contrariamente agli altri, gli era stat strappata la pelle e per questo raffigurato senza capelli.[6]

La madre è la protagonista principale, e a lei è dedicata la tarsia, raffigurata nell'atto di convincere il figlio a non mangiare la carne proibita incurante dagli sguardi dei presenti al martirio, riprendendo il passo:

«Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano, Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia»

Il re Antioco, seduto sul trono, attende che i servitori portino le portate ai suoi commensali. Un ministro, in eleganti abiti cinquecenteschi, invita due paggi e servire i piatti di protata. Il primo presenta una grande testa di maiale, e il secondo il pane e il vino. Questi sono posti sopra una loggia e seguendo quanto succede al piano inferiore. La madre dei Maccabei rappresenta la chiesa cristiana, che invita i fedeli a sopportare le pene a cui sono sottoposti in nome di Cristo. I sette fratelli e la madre rappresentano i primi martiri raccontati nell'Antico Testamento, che manifestano una forza sovraumana che viene proprio dalla fede e dalla certezza della resurezzione.[7]

 
La Maccabea - coperto

Coperto modifica

Il coperto o “picture a claro et obsuro” o impresa fu realizzato nel disegno preparatore di Lorenzo Lotto e risulta fosse tra i quattro pagati il 16 marzo 1525 realizzati prima del suo ritorno nella città lagunare.[8] Il coperto fu profilato da Capoferri che evidentemente incontrò difficoltà nel definire i lineamenti della donna raffigurata.

La tavola nella parte inferiore raffigura a sinistra una brocca e a desta il pane ed è chiaro collegamento all'eucarestia. Questi sono posti tra un piatto dove è servita carne di maiale, la carne proibita. opra vi sono le radici di alcune piante dove la parte superiore vi è la scritta “PT IVS”. L'albero troncato prosegue con la raffigurazione di una donna, la donna albero, e accanto a lei sette pianticelle recise a indicare il martirio dei sette giovani Maccabei.[9]

Note modifica

  1. ^ Maccabea. Martirio dei sette fratelli Maccanei, su catalogo.beniculturali.it, Catalogo dei beni culturali. URL consultato il 7 gennaio 2024.
  2. ^ Cortesi Bosco.
  3. ^ Francesca Cortesi Bosco, Registri biografici - Patti, mercati, bollettini, polizze, mandati e ricevute, II, 1987.
  4. ^ Cortesi Bosco, p. 390.
  5. ^ Zanchi, p. 116.
  6. ^ Zanchi, p. 118.
  7. ^ Zanchi, p. 119.
  8. ^ Cortesi Bosco, p. 182.
  9. ^ Zanchi, p.391.

Bibliografia modifica

  • Francesca Cortesi Bosco, Il coro intarsiato di Lotto e Capoferri per Santa Maria Maggiore in Bergamo, Milano, Amilcare Pizzi per il Credito Bergamasco, 1987.
  • Mauro Zanchi, Lorenzo Lotto e l'immaginario alchemico, Clusone, Ferrari Editrice, 1997, ISBN 88-86475-78-0.
  • Mauro Zanchi, In principio sarà il Sole. Il coro simbolico di Lorenzo Lotto, -Milano, Giunti, 2016, ISBN 978-88-09-83057-8.
  • Andreina Franco Loiri Locatelli, la Basilica di Santa Maria Maggiore, n. 12-13, La Rivista di Bergamo, Giugno 1998.
  • Carlo Pirovano, Lotto, Milano, Electa, 2002, ISBN 88-435-7550-3.
  • Roberta D'Adda, Lotto, Milano, Skira, 2004.
  • Mauro Zanchi, La Bibbia secondo Lorenzo Lotto. Il coro ligneo della Basilica di Bergamo intarsiato da Capoferri, Bergamo, 2003-2006, ISBN 978 88 9061 49 5 8.

Voci correlate modifica