La calandria (film 1972)

film del 1972 diretto da Pasquale Festa Campanile

La calandria è un film del 1972 diretto da Pasquale Festa Campanile, basato sulla cinquecentesca commedia omonima in cinque atti del cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena.

La calandria
Lando Buzzanca in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1972
Durata103 min
Generecommedia
RegiaPasquale Festa Campanile
SoggettoGianfranco Clerici
SceneggiaturaOttavio Jemma,
Gianfranco Clerici,
Pasquale Festa Campanile
Casa di produzioneFilmes Cinematografica
Distribuzione in italianoTitanus
FotografiaSilvano Ippoliti
MontaggioGian Maria Messeri
MusicheGianni Ferrio
ScenografiaGiancarlo Bartolini Salimbeni
TruccoAmato Garbini
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Trama modifica

 
Lidio "madonna Aurora" e Fulvia

Il virile e superdotato Lidio viene scoperto dal duca Ferruccio nella camera di sua moglie Lucrezia, e messo alla gogna. Durante la punizione scommette con lo stesso duca di riuscire a sedurre Fulvia, la giovane sposa dell'anziano benestante Calandro, nel tempo di un mese, al costo dei suoi genitali. È esiliato nel contempo dalla città proprio per trenta giorni, per cui si traveste da dama di corte e riesce a entrare nella casa di Calandro, venendo assunto per insegnare a Fulvia l'arte di sedurre il vecchio marito, impotente, e poter così procreare. Riesce a portare a letto la sposa e anche la domestica. Calandro, però, s'innamora della finta dama di compagnia e fa di tutto per sedurla. Per ingannare il vecchio e non essere cacciato di casa, Lidio decide di stare al gioco, fingendo di amare Calandro.

 
Madonna Aurora riceve le attenzioni di Calandro

Quest'ultimo, travestitosi da donna e con la convinzione di risultare invisibile grazie all'aiuto dell'alchimista Ruffo, incontra Lidio di nascosto. Fulvia fa finta di scoprire la relazione segreta di suo marito e improvvisa una scenata nella quale Calandro viene malmenato dai due. Nella fuga, Calandro viene assalito da due ubriachi che lo seviziano; Lidio e il corrotto alchimista gli fanno credere di essere rimasto incinto. Lidio viene però imprigionato da Ferruccio dopo un brutale scherzo e appeso per i testicoli in punta di piedi; sfinito, Lidio cede alla fatica e viene castrato; infine, è costretto a esibirsi nell'unica cosa che gli riesce bene: cantare nel coro di voci bianche della chiesa.

Produzione modifica

Luoghi delle riprese modifica

Gli esterni vennero girati in provincia di Siena: molte scene nella centrale Piazza Pio II di Pienza, mentre il palazzo abitato da Calandro è l'adiacente Casa dei Canonici; il luogo in cui abita Ruffo è la fortezza di Montalcino del XIV secolo.[1]

Censura modifica

I tagli effettuati per volere della commissione di revisione riguardarono:

  • Durante la scena di Lidio alla gogna venne eliminata la battuta "per sonagli intendevi i tuoi coglioni?", tagliandone la scena per 2,50 metri di pellicola;
  • Durante la scena tra Nanna e Fulvia, venne apportato un taglio di 3,70 metri che inizia dopo la battuta di Fulvia "i sonagli" fino alla battuta di Nanna "una menatina ogni tanto" esclusa.

Il film ottenne il nulla-osta alla proiezione col divieto di visione ai minori di 14 anni. Tale limitazione è stata rimossa nel 2009; durante questa revisione sono stati eliminati 38 secondi in cui venivano utilizzati degli animali.[2]

Distribuzione modifica

Venne distribuito nei cinema italiani nel dicembre del 1972.

Critica modifica

«Gli sceneggiatori Jemma, Clerici e Festa Campanile rispettano l'intreccio temperando il delirio formale del Bibbiena e riducendo spesso il dialogo a poca cosa. Festa Campanile si trova poi come regista svantaggiato dalla brutalità del verismo cinematografico: quella che sulla scena viene accettata come una finzione, sullo schermo è imposta grazie a trucchi e convenzioni. Perciò il massimo sforzo di regia consiste nel moderare il virile profilo aquilino di Buzzanca in vesti femminili e nel prestare al contorno di uomini e donne una buona dose di dabbenaggine. Lando Buzzanca non sfigura, mentre accanto a lui sono impeccabili attori come Randone (Calandro), la Raspani Dandolo, Scaccia e la stessa graziosa Agostina Belli. La Calandria 1972 è in definitiva un'operazione di ricalco senza giustificazione vera, che però distanzia gli squallidi prodotti del filone delle pellicole ardite all'italiana.»

«Il regista [...] ha cercato di trasferire nei fiaschi novecenteschi l'olio e l'aceto del Rinascimento [...] La Calandria rivisitata da Pasquale Festa Campanile fa perciò un curioso effetto. Si ride, ma senza allegria.»

Note modifica

  1. ^ La calandria (1972) - Location verificate, davinotti.com
  2. ^ La calandria, Banca dati della revisione cinematografica, italiataglia.it
  3. ^ Le prime visioni sullo schermo. Dai classici a Buzzanca.
  4. ^ Roberto Chiti, Roberto Poppi, Mario Pecorari, Dizionario del cinema italiano. I film dal 1970 al 1979, Vol. 4 (A-L), pag. 135

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