La catena d'Adone è l'unica opera sopravvissuta del compositore italiano Domenico Mazzocchi. Fu commissionata dal cardinale Ippolito Aldobrandini e rappresentata per la prima volta a Palazzo Conti, Roma, il 12 febbraio 1626. Il libretto, in un prologo e cinque atti, è di Ottavio Tronsarelli e si basa su episodi del poema epico Adone di Giambattista Marino (1623).

La catena d'Adone
Lingua originaleitaliano
MusicaDomenico Mazzocchi
LibrettoOttavio Tronsarelli
(libretto online)
Fonti letterariepoema epico Adone, di Giambattista Marino (1623).
Attiun prologo e cinque atti
Prima rappr.12 febbraio 1626
TeatroPalazzo Conti, Roma
Personaggi

Importanza storica modifica

La catena d'Adone fu un passo importante nello sviluppo dell'opera romana. La demarcazione tra recitativo e aria divenne più netta in quest'opera mentre Mazzocchi cercava di sfuggire a quella che chiamava la "monotonia" dell'opera fiorentina.

Ruoli modifica

Il prologo include Apollo (tenore) e Ciclopi. Alla prima, Adone è stato cantato dal contralto 'artificiale' (cioè controtenore)[1] Lorenzo Sances. Falsirena è stata cantata dal compositore e castrato Loreto Vittori.

Trama modifica

Nel prologo, Apollo discende dalle nuvole e racconta che Venere ha abbandonato il marito, il dio Vulcano, per il giovane Adone. Nell'opera propriamente detta (tratta dai Canti XII e XIII del poema di Marino), Adone deve fuggire dall'ex amante di Venere, il dio Marte, e si rifugia nella terra della maga Falsirena, che si innamora di lui. Falsirena lo tiene prigioniero nel suo regno per mezzo di una catena magica e invisibile. Chiede a Plutone di scoprire chi è l'amore di Adone, poi finge di essere Venere. Ma arriva la vera dea, che libera Adone e lega Falsirena a una roccia con la sua stessa catena.

Registrazioni modifica

  • La catena d'Adone, Reinoud Van Mechelen (Adone), Luciana Mancini (Falsirena), Merel Elishevah Kriegsman (Venere/Ninfa), Catherine Lybaert (Amore/Ninfa), Scherzi Musicali diretti da Nicolas Achten (2 CD, Alpha, 2010)

Note modifica

  1. ^ Sances, fratello del compositore Giovanni Felice, designato come un contralto "artificiale" (cioè un falsettista maschio non castrato) in Rodolfo Celletti, La grana della voce. Opere, direttori e cantanti, 2ª edizione, Roma, Baldini & Castoldi, 2000, p. 42, ISBN 88-80-89-781-0

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

  Portale Musica classica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di musica classica