La grande zolla

dipinto di Albrecht Dürer

La grande zolla (titolo in tedesco: Das große Rasenstück) è un acquarello e guazzo di Albrecht Dürer, datato 1503 e conservato all'Albertina di Vienna[1]. Il disegno è considerato, insieme a Il leprotto (sempre al Museo Albertina), uno dei capolavori degli studi realistici della natura realizzati da Dürer. A volte è stato anche considerato una delle origini del genere della natura morta[2].

La grande zolla
AutoreAlbrecht Dürer
Data1503
Tecnicaacquarello
Dimensioni41×31,5 cm
UbicazioneAlbertina, Vienna

L'opera fu realizzata nel suo laboratorio di Norimberga nel 1503. Si tratta di uno studio di un gruppo apparentemente disordinato di piante selvatiche, tra cui il tarassaco e la piantaggine maggiore. L'opera è considerata uno dei capolavori degli studi realistici sulla natura di Dürer.

L'acquerello mostra un grande pezzo di tappeto erboso e poco altro. Vi si possono riconoscere diverse graminee (Poa pratensis, Agrostis), la pratolina, il tarassaco, la piantaggine.

Il dipinto mostra un grande livello di realismo nella rappresentazione degli oggetti naturali. Alcune delle radici sono state spogliate della terra per essere mostrate chiaramente. La raffigurazione delle radici non è inusuale anche in altre opere di Dürer, come Il cavaliere, la morte e il diavolo (1513)[3]. La vegetazione termina sul lato destro del pannello, mentre a sinistra sembra proseguire all'infinito. Lo sfondo è lasciato vuoto, a destra si può anche vedere una linea netta dove finisce la vegetazione.

Note modifica

  1. ^ ALBERTINA Museum Wien - Renaissance and Mannerism, su web.archive.org, 22 ottobre 2014. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2014).
  2. ^ Arasse, Daniel, (1944-2003),, Le détail pour une histoire rapprochée de la peinture, [Nouvelle édition enrichie de nombreuses images], Flammarion, impr. 2008, ISBN 978-2-08-121740-9, OCLC 493924928. URL consultato l'8 gennaio 2021.
  3. ^ Donald B. Kuspit, Dürer's Scientific Side, in Art Journal, vol. 32, n. 2, 1972, pp. 163–171, DOI:10.2307/775728. URL consultato l'8 gennaio 2021.

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