Langosco

comune italiano

Langosco (Langùsch in dialetto lomellino[4]) è un comune italiano di 382 abitanti della provincia di Pavia in Lombardia. Si trova nella Lomellina occidentale, presso la riva sinistra del Sesia, al confine con il Piemonte. Il fiume Sesia ha cambiato più volte il suo corso, formando prima ampie anse per poi riprendersi un corso più lineare: questo ha provocato lo spostamento di ampie zone da una sponda all'altra. Il territorio comunale di Langosco ha ora un'enclave sulla riva destra, inserito nel comune di Motta de' Conti, mentre questo comune piemontese mantiene la frazione Mantie e il suo territorio sulla sponda sinistra del fiume, fra i confini di Langosco e Candia.

Langosco
comune
Langosco – Stemma
Langosco – Bandiera
Langosco – Veduta
Langosco – Veduta
Chiesa di San Martino
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Pavia
Amministrazione
SindacoMargherita Tonetti (lista civica) dal 26-5-2014
Territorio
Coordinate45°13′N 8°34′E / 45.216667°N 8.566667°E45.216667; 8.566667 (Langosco)
Altitudine111 m s.l.m.
Superficie15,82 km²
Abitanti382[1] (31-12-2021)
Densità24,15 ab./km²
FrazioniBosco, San Paolo Leria, Santa Maria Bagnolo
Comuni confinantiCandia Lomellina, Caresana (VC), Cozzo, Motta de' Conti (VC), Rosasco
Altre informazioni
Cod. postale27030
Prefisso0384
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT018079
Cod. catastaleE439
TargaPV
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 785 GG[3]
Nome abitantilangoschesi
Patronosan Martino vescovo di Tours
Giorno festivo11 novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Langosco
Langosco
Langosco – Mappa
Langosco – Mappa
Posizione del comune di Langosco nella provincia di Pavia
Sito istituzionale

Storia modifica

 
Vecchio stemma nella versione aulica

I numerosi ritrovamenti di reperti romani nella zona verso il fiume avvalorano l'ipotesi dell'origine romana del villaggio sulla strada che da Cozzo portava alla Gallia attraverso le alpi Cozie. Nell'882 fu donato dall'imperatore Carlo il Grosso al vescovo di Vercelli. Faceva parte della contea di Lomello, appartenente ai Conti palatini di Lomello. Nel 1164 è citato nel diploma con cui l'imperatore Federico I pose la Lomellina sotto il dominio di Pavia (che di fatto già l'esercitava da alcuni anni, da quando sottomise i conti palatini). Nel 1250 appare come Langoschum nell'elenco delle terre pavesi. La signoria locale era rimasta ai Conti palatini di Lomello, che nel XIII secolo si erano divisi in vari rami, di cui i Langosco costituivano la discendenza principale. I conti di Langosco tentarono così di trasformare il loro feudo in signoria, provocando una ritorsione dei vercellesi e del loro vescovo che, con un esercito, nel 1254 passarono il Sesia e distrussero il paese. Nel 1300 vi sono ancora tentativi di Filippone Langosco, appoggiato dai vescovi, di staccarsi da Pavia; nel 1310 alla discesa in Italia di Enrico o Arrigo IV, Filippone si allea con lui e ottenne la riconferma del feudo con tutti i diritti e i doveri (Il feudo sarà “camerale”). Dopo la sconfitta contro i Visconti, il paese passerà a Riccardino, figlio di Filippone, che morirà però durante un attacco visconteo nel 1315. I Visconti si impadronirono così di Pavia e misero fine anche alla signoria dei Langosco. I Langosco furono nuovamente infeudati dagli Sforza nel 1467; come molti antichi feudi, era tenuto per quote da diverse linee della stessa famiglia; essa manterrà la signoria fino alla fine del feudalesimo. Durante il secolo XVII il paese subì numerose disgrazie: prima di tutto la peste del 1630 e successivamente numerose guerre fra francesi e spagnoli; nel 1635 durante l'assedio francese della vicina fortezza di Villata, nel 1658 prima dalle truppe spagnole e quindi l'anno successivo da quelle francesi condotte dal duca di Noailles, che saccheggiarono e incendiarono il paese costringendo la popolazione alla fuga. Stessa sorte toccò agli abitanti nel 1696 quando il territorio su saccheggiato prima dalle truppe tedesche e quindi da quelle franco-piemontesi. Nel 1707 Langosco passò sotto il dominio sabaudo e nel 1762, con atto sovrano del Re di Sardegna, viene riconfermata l'investitura al conte Guido Antonio Langosco. In epoca napoleonica Langosco è unito al comune di Rosasco, nel 1814 torna autonomo e gli vengono uniti i comuni già soppressi di San Paolo Leria e Santa Maria Bagnolo, che sorgono a breve distanza dal centro sulla strada provinciale 21 in direzione di Candia.

  • San Paolo Leria fu un comune autonomo nell'ambito del feudo di Langosco ricordato in diversi diplomi di Federico I e Arrigo VII; nel 1664 il feudo fu sequestrato ai Langosco e venduto ai Teggioni e da questi a un ramo dei Visconti che fecero dipingere il biscione sul castello del sec XV. Nel 1723 il territorio con la chiesa venne unito a Candia e nel 1749 tornò comune autonomo. Nuovamente soppresso in epoca napoleonica, fu definitivamente unito a Langosco nel 1818. Sussistono resti della vecchia chiesa in un magazzino agricolo.
  • Santa Maria Bagnolo a partire dall'anno mille fu sede di un monastero benedettino, riconosciuto nel 1216 da Innocenzo III come dipendenza dell'abbazia di San Michele delle chiuse (Val di Susa). Abolito già prima della fine del medioevo, il monastero divenne una cascina agricola, e la chiesetta romanica del secolo XI viene più volte descritta in rovina: è tuttora visibile dalla strada l'abside romanica.
     
    Centrale Idroelettrica
    Nel 1164 è citato nel diploma di Federico I come Bagnolo, e così anche nell'elenco delle terre pavesi del 1250. Fece poi parte del feudo di Langosco. Fu soppresso in epoca napoleonica e unito a Rosasco, e poi definitivamente a Langosco nel 1818. Il fondo agricolo fu ceduto nel 1856 dai canonici di Giaveno alla famiglia Bergamasco. Interessante il fabbricato dell'officina idroelettrica che sfrutta le acque del Roggione di Sartirana. La centrale, attiva fin dai primi anni del '900, fu dismessa negli anni sessanta con la nascita del monopolio Enel (1963) e riattivata di recente. Attualmente è di proprietà di I.S.E.A. Srl. e ha una produzione di circa 800 000 kWh/annui.

Simboli modifica

Lo stemma e il gonfalone del comune di Langosco sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 20 dicembre 2013.[5]

«Stemma troncato di rosso e di azzurro, alle tre spighe di riso, impugnate e legate, d'oro. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di giallo.[6]

Il comune ha utilizzato a lungo come proprio stemma quello della famiglia Langosco (troncato di rosso e di azzurro)[7][8] che è lo sfondo dell'emblema civico attuale.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

A Langosco sorgeva una forte rocca a difesa del confine sul Sesia che venne distrutta nel secolo XV da una piena del fiume. La stessa piena atterrò anche le chiese di San Salvatore e di Santa Maria mentre gravi danni subì la chiesa di San Martino che venne riedificata nei primi anni del '600. Purtroppo gli scontri franco-spagnoli la ridussero ancora in rovina e nel 1780 l'uso della chiesa venne interdetto dalle autorità. Le funzioni religiose furono spostate nel vicino oratorio di San Domenico, fino a che nel 1815 fu intrapresa la costruzione della nuova chiesa su progetto dell'architetto casalese Giovanni Antonio Vigna che la ultimò nel 1824. Si presenta con una bella facciata neoclassica con quattro lesene e capiteli ionici e un bell'affresco nella lunetta sopra il portale raffigurante il vescovo San Martino che, con il dono del mantello, fece rifiorire l'estate. L'interno a navata unica è invece in stile barocco piemontese.

Per tradizione si individuano i resti del castello medievale in alcuni edifici al limite dell'abitato verso Rosasco dove sorge una villa padronale con parco e una torre si uso civile che alcuni studiosi pensano racchiuda, sotto le sovrastrutture settecentesche, le murature di una costruzione più antica.

La chiesa di San Domenico viene ricordata per la prima volta in una visita pastorale del 1574, ma dopo l'incendio del paese, fu riedificata nel 1672 e divenne la sede della Compagnia del Rosario o dei "batù", fino all'estinzione dell'ultimo cappellano (1955).

Nel centro abitato sorgono alcuni bei palazzi padronali di cui il più significativo è il palazzo comunale del 1775.

 
Chiesa di San Bernardo

Sulla strada per Rosasco sorgono due piccole cappelle: la prima, in località Palazzo, è dedicata a San Bernardo da Mentone. Un'iscrizione sulla facciata indica l'anno di costruzione 1537; nel 1861 fu restaurata. All'interno si conservano affreschi della scuola di Bernardino Lanino. La seconda sorge all'incrocio della strada provinciale con il tracciato dell'antica strada romana. È dedicata a Santa Giuliana e fu eretta come lazzaretto durante la peste del 1630. Restaurata nel 1706 e ancora nel 1839 è molto cara agli abitanti del luogo e la statua della Santa è invocata contro le malattie nervose.

Negli anni di siccità, quando il Sesia è in secca, riaffiorano i piloni e i resti del ponte romano. L'ultimo affioramento delle rovine è stato registrato e documentato nell'estate del 2015.

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

  • In cento anni la popolazione residente si è ridotta addirittura a un quinto di quella presente nel 1911.

Abitanti censiti[9]

Note modifica

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2021.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET, 2006, p. 404.
  5. ^ Langosco (Pavia) D.P.R. 20.12.2013 concessione di stemma e gonfalone, su presidenza.governo.it. URL consultato il 6 agosto 2022.
  6. ^ Ecco il nuovo gonfalone di Langosco, in La Provincia Pavese, 3 maggio 2018.
  7. ^ Stemma, su langosco.it.
  8. ^ Umberto De Agostino, Conti Langosco di Langosco, mille anni di storia, su Vivo in Lomellina, 28 aprile 2018.
  9. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.

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Collegamenti esterni modifica

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