Lil Dagover

attrice tedesca (1887–1980)

Lil Dagover, nome d'arte di Marie Antonia Siegelinde Martha Seubert (Madiun, 30 settembre 1887Monaco di Baviera, 24 gennaio 1980[1]), è stata un'attrice tedesca, attiva in teatro, nel cinema e in televisione per oltre sei decenni.

Lil Dagover in un'immagine del 1925 (Nicola Perscheid).
Lil Dagover (1918)
(Alexander Binder)

Biografia modifica

Infanzia e giovinezza modifica

Nacque a Madiun, sull'isola di Giava nelle Indie Orientali Olandesi (ora Indonesia) da genitori olandesi. Il padre era una guardia forestale al servizio delle autorità coloniali olandesi[2]. Nel 1897, quando aveva dieci anni, i suoi genitori la mandarono in Europa perché continuasse gli studi in vari collegi di Baden-Baden, Weimar e Ginevra[2]. Terminati gli studi iniziò la carriera di attrice teatrale. Nel 1917 sposò l'attore Fritz Daghofer, che aveva venticinque anni più di lei. La coppia divorziò nel 1919, poco dopo la nascita della figlia, Eva Marie. L'allora Marie Seubert iniziò in quel periodo a servirsi come nome d'arte di una variante del cognome del marito, trasformando Daghofer in Dagover[3].

La carriera durante la Repubblica di Weimar modifica

Lil Dagover debuttò sul grande schermo nel 1913 in un film diretto da Louis Held. Durante il breve matrimonio con Daghofer aveva potuto incontrare molti celebri registi, tra cui Robert Wiene e Fritz Lang. Lang la scritturò per il ruolo di O-Take-San nel dramma ad ambientazione esotica Harakiri (1919), ruolo che si rivelò decisivo per lo sviluppo della sua carriera. Lang la diresse anche in altre tre occasioni: Die Spinnen (1919), Destino (1921) e Il dottor Mabuse (1922).

L'anno seguente Lil Dagover ebbe un ruolo di primo piano, al fianco di Werner Krauss e Conrad Veidt, nel classico del cinema espressionista Il gabinetto del dottor Caligari di Wiene, tratto da un soggetto di Carl Mayer e Hans Janowitz[3]. Grazie a questo film l'attrice fissò il personaggio di eroina esotica e ingiustamente perseguitata che avrebbe interpretato anche in pellicole successive. All'inizio degli anni venti diventò così una delle più popolari e apprezzate attrici cinematografiche della Repubblica di Weimar e prese parte a film di celebri registi come F.W. Murnau, Lothar Mendes e Carl Froelich.

Nel corso degli anni venti fu estremamente attiva e girò più di quaranta film, comparendo al fianco di attori come Emil Jannings, Nils Olaf Chrisander, Aud Egede-Nissen, Lya De Putti, Alfred Abel e Xenia Desni. Lavorò anche in Svezia, diretta dai registi Olof Molander e Gustaf Molander, e in Francia. Il suo ultimo film del decennio fu in una produzione francese, Il Conte di Montecristo (1929), adattamento realizzato da Henri Fescourt del romanzo di Alexandre Dumas padre, in cui recitò con Jean Angelo e Marie Glory.

Nel 1925 debuttò a teatro sotto la direzione di Max Reinhardt. Negli anni seguenti recitò al Deutsches Theater di Berlino diretto da Reinhardt e al Festival di Salisburgo[4]. Nel 1926 sposò il produttore cinematografico Georg Witt, che produsse molti dei suoi successivi film. La coppia rimase unita fino alla morte dell'uomo, sopraggiunta nel 1972.

Il cinema sonoro e il Terzo Reich modifica

Con l'avvento del sonoro, la Dagover smise di lavorare all'estero e apparve solo in produzioni tedesche. L'unica eccezione fu il film statunitense L'avventuriera di Montecarlo (1932), pellicola drammatica diretta da Michael Curtiz, nella quale recitò al fianco di Walter Huston.

Durante il periodo del Terzo Reich evitò prese di posizione politiche e durante la seconda guerra mondiale interpretò generalmente commedie e film musicali[5]. Nel 1937 ricevette il riconoscimento di Attrice di Stato[6] e nel 1944 fu premiata con la Croce di Guerra per aver intrattenuto le truppe della Wehrmacht sul fronte orientale nel 1943, e quelle di stanza sulle isole della Manica occupate di Jersey e Guernsey nel 1944[7].

Anche se i suoi film del periodo non avevano contenuti politici, è noto che fu una delle attrici preferite di Hitler e che fu sua ospite a cena in diverse occasioni[8].

L'ultima parte della carriera modifica

Dopo la sconfitta del nazismo Lil Dagover continuò a prendere parte a film prodotti in Germania occidentale. Nel 1948 interpretò il dramma antinazista Die Söhne des Herrn Gaspary, storia della disintegrazione di una famiglia tedesca durante il periodo nazista[7]. I suoi film più noti a livello internazionale dell'epoca successiva alla seconda guerra mondiale sono Le confessioni del filibustiere Felix Krull diretto nel 1957 da Kurt Hoffmann e Buddenbrooks, film in due parti diretto nel 1959 da Alfred Weidermann e tratto dal romanzo di Thomas Mann[6].

A partire dagli anni sessanta, oltre a continuare a lavorare per il cinema, la Dagover iniziò a prendere parte a numerose produzione per la televisione della Germania occidentale. Nel 1973 apparve nel film Il pedone, candidato all'Oscar e vincitore del Golden Globe per il miglior film in lingua straniera, diretto dall'attore-regista austriaco Maximilian Schell e interpretato da un cast internazionale che comprendeva Peggy Ashcroft, Käte Haack, Elisabeth Bergner e Françoise Rosay. Tra le sue ultime interpretazioni prima del ritiro, il giallo Assassinio sul ponte, diretto nel 1976 da Maximillian Schell, con Martin Ritt, Donald Sutherland, Jacqueline Bisset e Jon Voight[9].

Nel 1979 diede alle stampe la propria autobiografia, Ich war die Dame. Morì a Monaco nel 1980, all'età di 92 anni, e fu sepolta al cimitero Waldfriedhof Grünwald della città bavarese.

Riconoscimenti modifica

Filmografia parziale modifica

Attrice modifica

Film o documentari dove appare Lil Dagover modifica

Note modifica

  1. ^ Biografia di Lil Dagover, su leninimports.com. URL consultato il 27 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2009).
  2. ^ a b Film Reference: Lil Dagover
  3. ^ a b AllMovie.com. URL consultato il 27 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2006).
  4. ^ Filmportal.de.
  5. ^ New York Times Movies
  6. ^ a b c Film Reference
  7. ^ a b Lil Dagover: Schauspielerin, su dhm.de. URL consultato il 27 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2014).
  8. ^ Knopp, Guido. Hitler's Women. page 242. Routledge, 2003. ISBN 0-415-94730-8
  9. ^ New York Times Movies

Bibliografia modifica

  • Lil Dagover, Ich war die Dame, Schneekluth, 1979. ISBN 3-7951-0535-8
  • Cinzia Romani, Le dive del terzo Reich, Gremese editore, Roma, maggio 1981, pagg. 61-68.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN100235021 · ISNI (EN0000 0003 9950 0752 · LCCN (ENnr00008652 · GND (DE118523309 · BNE (ESXX1095077 (data) · BNF (FRcb13985021z (data) · J9U (ENHE987007409173005171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr00008652