Linciaggio di Duluth del 1920

Il linciaggio di Duluth avvenne il 15 giugno 1920, quando Elias Clayton, Elmer Jackson e Isaac McGhie, tre lavoratori afroamericani di un circo, furono attaccati e linciati da una folla a Duluth, nello stato del Minnesota negli Stati Uniti. Poche ore prima del fatto, erano circolate voci che sei afroamericani avevano violentato e derubato una ragazza adolescente. L'esame di un medico non trovò in seguito prove di stupro o aggressione sulla ragazza. Le uccisioni sconvolsero la nazione, in particolare perché avvennero nel nord degli Stati Uniti d'America, anche se nel Minnesota si erano già verificati quattro linciaggi.[1] Furono comminate un paio di condanne per reati connessi agli eventi, ma nessuno fu mai realmente punito per gli omicidi.

Cartolina dell'evento.

Nel 2003 la città di Duluth eresse un memoriale che ricorda gli uomini assassinati.[2]

Antefatti modifica

Nel settembre del 1918 Olli Kinkkonen, un immigrato finlandese, fu linciato a Duluth, presumibilmente perché accusato di aver evitato il servizio militare durante la prima guerra mondiale.[3] Kinkkonen fu trovato morto, poco dopo essere stato impeciato e impiumato, impiccato a un albero di Lester Park. Le autorità non perseguirono accuse di omicidio perché sostennero che si era suicidato per la vergogna, dopo l'umiliazione subita.[3]

Durante e subito dopo la prima guerra mondiale, una vasta popolazione di afroamericani emigrò dal Sud al Nord e nel Midwest in cerca di lavoro. La popolazione prevalentemente bianca di queste zone percepiva i lavoratori migranti neri come una minaccia per il mercato del lavoro.[4]

Questo antagonismo etnico portò allo scoppio di tumulti in tutto il Nord e il Midwest nel 1919; tale periodo di diffusa violenza divenne noto come l'"estate rossa" del 1919. Anche dopo la fine degli scontri le relazioni etniche tra bianchi e neri rimasero tese e instabili.

Evento modifica

Il 14 giugno 1920 il circo John Robinson arrivò a Duluth per uno spettacolo. Due adolescenti locali, Irene Tusken, 19 anni, di professione dattilografa, e James "Jimmie" Sullivan, 18, di professione scaricatore di porto, si incontrarono al circo e andarono dietro il tendone per guardare i lavoratori neri che smontavano le tende, scaricavano i vagoni di carico e compivano altri lavori. Non si sa che cosa successe tra Tusken e Sullivan e gli operai; tuttavia, più tardi quella notte il ragazzo affermò che lui e Irene Tusken furono aggrediti, e la ragazza violentata e derubata da cinque o sei lavoratori del circo.

La mattina presto del 15 giugno John Murphy, capo della polizia di Duluth, ricevette una chiamata dal padre di James Sullivan che denunciava che sei lavoratori neri del circo avevano tenuto la coppia sotto tiro e poi violentato e derubato Irene Tusken. Nonostante l'assenza di prove fisiche o testimoni supplementari, la polizia fece irruzione nel treno del circo. I lavoratori neri furono svegliati e fatti uscire dalle loro carrozze. John Murphy mise in fila lungo i binari tutti i circa 150 lavoratori, inservienti, addetti ai servizi di ristorazione e agli oggetti e chiese a Sullivan e Tusken di identificare i loro aggressori. La polizia arrestò sei uomini neri - Elias Clayton, Nate Green, Elmer Jackson, Loney Williams, John Thomas e Isaac McGhie - indicati dai due come colpevoli di stupro e rapina.

L'autenticità della rivendicazione di Sullivan fu messa in dubbio. Quando Tusken fu esaminata dal suo medico, il dottor David Graham, la mattina del 15 giugno, questi non trovò nessuna prova fisica di stupro o aggressione.[5]

Furono stampati articoli di giornale sulla presunta violenza sessuale, mentre in città si diffusero voci secondo cui la ragazza era morta in seguito dell'aggressione. Nel corso della giornata una folla stimata tra mille e diecimila persone[5] si radunò fuori dalla prigione di Duluth e fece irruzione nella struttura per picchiare e impiccare gli accusati. Il capo della polizia ordinò ai suoi uomini di non usare armi e oppose poca o nessuna resistenza alla folla, che invece fece uso di tronchi e binari ferroviari per irrompere nella prigione. I facinorosi sequestrarono Elias Clayton, Elmer Jackson e Isaac McGhie e li giudicarono colpevoli dello stupro di Tusken in un processo farsa. I tre uomini supplicarono di aver salva la vita ma furono portati all'incrocio tra la 1st Street e la 2nd Avenue East,[5] dove furono picchiati e impiccati a torso nudo a un lampione. Gli assalitori formarono poi un cerchio intorno al lampione in posa con i tre cadaveri. Di fronte all'obbiettivo, alcuni rimasero impassibili, altri sorrisero e si davano pacche sulle spalle l'un l'altro, allungando il collo e inclinando la testa per assicurarsi di entrare nell'immagine.

Il giorno successivo la Guardia Nazionale del Minnesota arrivò in città per mettere in sicurezza la zona e custodire i prigionieri sopravvissuti, così come altri nove uomini sospettati. Essi furono spostati nella prigione della contea di Saint Louis sotto stretta sorveglianza.[5]

Conseguenze modifica

Le uccisioni fecero notizia in tutta la nazione. Il Chicago Evening Post scrisse: "Questo è un crimine in uno stato del nord, tanto nero e orribile quanto tutti quelli che hanno gettato un'onta sul Sud. Le autorità di Duluth sono colpevoli agli occhi della nazione" Un articolo del Minneapolis Journal accusò il linciaggio di aver messo un "macchia sul nome del Minnesota" affermando: "L'improvvisa fiammata di tensioni etniche, che è il rimprovero che si fa al Sud, può anche verificarsi, come ora impariamo con amarezza e umiliazione, nel Minnesota."[5]

Il 15 giugno 1920 Ely Miner riferì che proprio di fronte alla baia di Superior, nel Wisconsin, il capo ad interim del polizia dichiarò: "Stiamo per cacciare tutti i negri di Superior." Quanti furono poi realmente scacciati è ignoto.[5]

Nel suo sito web completo sui linciaggi della Minnesota State Historical Society sono riportate le conseguenze legali della vicenda:

«Due giorni dopo, il 17 giugno 1920, il giudice William Cant e la giuria ebbero difficoltà a identificare i partecipanti al massacro. Alla fine la giuria emise trentasette atti d'accusa per il linciaggio, venticinque per disordini e dodici per il reato di omicidio di primo grado. Alcune persone furono incriminate per entrambi, ma solo tre finirono per essere condannate per disordini. Sette uomini furono incriminati per stupro. Per cinque degli uomini incriminati, le accuse furono respinte. Gli altri due, Max Mason e William Miller, furono processati per stupro. William Miller fu assolto, mentre Max Mason fu condannato a sette anni di carcere.[5]»

Mason scontò una pena detentiva nella Stillwater State Prison per soli quattro anni, dal 1921 al 1925, a condizione che avrebbe lasciato lo stato.

Nessuno fu condannato per l'omicidio di Isaac McGhie, Elmer Jackson e Elias Clayton. I tre sono sepolti nel cimitero di Park Hill a Duluth, vicino al già menzionato Olli Kinkkonen.

Memoriale modifica

Il 10 ottobre 2003 l'evento fu commemorato per la prima volta: la città di Duluth dedicò alle tre vittime una piazza con tre statue in bronzo alte due metri circa. Le statue sono parte di un monumento eretto di fronte al sito dei linciaggi. Il Clayton Jackson McGhie Memorial fu progettato e scolpito da Carla J. Stetson, in collaborazione con l'editore e scrittore Anthony Peyton-Porter.[6][7]

All'inaugurazione del monumento, migliaia di cittadini di Duluth e delle comunità circostanti si riunirono per una cerimonia. L'ultimo oratore fu Warren Read, il pronipote di uno dei più importanti capi del linciaggio:

«È stato un segreto di famiglia di lunga data e la sua vergogna era profondamente sepolta, è stato portato in superficie e svelato. Non riusciremo mai a conoscere i destini e i lasciti che questi uomini avrebbero scelto per sé stessi se fosse stata data loro la possibilità. Ma so questo: la loro esistenza, per quanto breve e crudelmente interrotta, è sempre intrecciata nel tessuto della mia vita. Mio figlio continuerà ad essere cresciuto in un ambiente di tolleranza, comprensione e umiltà, ora con ancora più pertinenza di prima.[4]»

Read ha scritto un libro di memorie in cui tratta le sue esperienze dopo questa scoperta, come pure il suo viaggio per trovare e contattare i discendenti di Elmer Jackson, uno degli uomini linciati quella notte. Il suo libro, The Lyncher in Me, fu pubblicato da Borealis Books nel marzo del 2008.[8]

Nella cultura di massa modifica

  • Il primo verso della canzone di Bob Dylan Desolation Row ricorda i linciaggi a Duluth: «They're selling postcards of the hanging/They're painting the passports brown/The beauty parlor is filled with sailors/The circus is in town» (Stanno vendendo cartoline dell'impiccagione/Stanno dipingendo i passaporti di marrone/Il salone di bellezza è pieno di marinai/Il circo è in città).[9] Dylan è nato a Duluth ed è cresciuto a Hibbing, a 60 miglia a nord ovest di Duluth. Il padre, Abram Zimmerman, all'epoca dei fatti aveva nove anni e viveva a due isolati dal sito dei linciaggi.[10][11]

Note modifica

  1. ^ Lynchings, by State and Race, 1882-1968, Copia archiviata, su chesnuttarchive.org. URL consultato il 23 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2014).
  2. ^ Dan Kraker, Duluth marks anniversary of memorial to 3 lynching victims, su mprnews.org. URL consultato il 19 febbraio 2016.
  3. ^ a b News.minnesota.publicradio.org
  4. ^ a b Duluth Lynchings: Presence of the Past Archiviato il 29 giugno 2011 in Internet Archive.. Twin Cities Public Television.
  5. ^ a b c d e f g Duluth Lynchings On line Resource, su collections.mnhs.org, Minnesota Historical Society. URL consultato il 9 marzo 2006 (archiviato il 21 febbraio 2006).
  6. ^ Kelleher, Bob, Lynching victims memorial takes shape in Duluth, su news.minnesota.publicradio.org, Minnesota Public Radio, 8 giugno 2003. URL consultato il 3 novembre 2012.
  7. ^ Creation of the Memorial, su claytonjacksonmcghie.org, 8 novembre 2003. URL consultato il 3 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 25 agosto 2010).
  8. ^ Warren-read.com The Lyncher in Me; A Search for Redemption in the Face of History]. Read, Warren.
  9. ^ (EN) Dylan, Bob, Desolation Row, su bobdylan.com. URL consultato il 2 giugno 2014.
  10. ^ (EN) Dave Hoekstra, Dylan's Duluth Faces Up to Its Past, in Chicago Sun-Times, 1º luglio 2001. URL consultato il 29 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2014).
  11. ^ (EN) Mark Polizzotti, Highway 61 Revisited, Continuum, 2006, pp. 139-141, ISBN 0-8264-1775-2.

Voci correlate modifica

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