Liver bird

simbolo della città di Liverpool

Il Liver bird è il simbolo della città di Liverpool ed è un uccello mitico, mezzo cormorano e metà aquila. Tiene un rametto di ginestra nel becco in omaggio ai Plantageneti[senza fonte]. Si trova in cima alle due torri del Royal Liver Building, sulle rive del Mersey, sul lungomare di Liverpool.

Lo stemma di Liverpool
Il Liver bird su una delle torri del Royal Liver Building.

Storia modifica

Il primo uso noto dell'immagine di un uccello - la sua immagine sul sigillo della città - è nota fin dal 1350 come ipotetico riferimento a re Giovanni. Questo sigillo è attualmente nel British Museum.[1]

Nel 1668, il Conte di Derby consegnò al consiglio comunale una mazza incisa con l'immagine di un uccello di Liverpool; Questo è il primo caso noto quando viene chiamato con quel nome. Nel 1797, il College of Arms - la principale istituzione della Gran Bretagna in materia di araldica - approvò lo stemma ufficiale di Liverpool, che raffigura questo uccello in un luogo d'onore.[1]

Leggenda modifica

La leggenda narra che i due Liver bird siano una coppia il cui maschio contempla il Mare d'Irlanda per sorvegliare i marinai mentre la femmina veglia sulle donne e sui bambini rimasti in città. Secondo un'altra leggenda popolare, la femmina si affaccia sul mare (per guardare i marinai rientrare in sicurezza a casa), mentre il maschio guarda in città (assicurandosi che i pub siano aperti). Un giorno, questa coppia di uccelli deciderà di volare insieme e questo giorno segnerà la fine della città di Liverpool.

Si può trovare sullo scudo del Liverpool FC o sul cimiero dello stemma di Paul McCartney,[2][3] così come in tutta la città.

Note modifica

  1. ^ a b (EN) The Liver Bird. Information Sheet 21 (PDF), su liverpoolmuseums.org.uk, National Museums Liverpool, 12 febbraio 2004. URL consultato il 2 agosto 2019.
  2. ^ (EN) Another notable Achievement of Arms, su Family name online. URL consultato il 2 agosto 2019.
  3. ^ (EN) Heraldry, Coats of Arms and Crests, su Heraldic Sculptor . com. URL consultato il 2 agosto 2019.

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