Il lofiobunodonte (gen. Lophiobunodon) è un mammifero artiodattilo estinto, appartenente ai cheropotamidi. Visse tra l'Eocene medio e l'Eocene superiore (circa 48 - 34 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Europa.

Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Lophiobunodon
Immagine di Lophiobunodon mancante
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Ordine Artiodactyla
Famiglia Choeropotamidae
Genere Lophiobunodon

Descrizione modifica

Questo animale doveva essere grande quanto un coniglio o una lepre, ed è uno dei più piccoli artiodattili noti. Era caratterizzato dai sette denti giugali superiori in serie continua; i molari erano larghi, con il margine esterno ben marcato che andava a formare un piccolo parastilo e un piccolo mesostilo. Il protocono era in contatto con il protoconulo; il terzo molare superiore era molto più grande del secondo. Il quarto premolare superiore era semplice e dotato di due tubercoli, mentre il terzo era fornito di un robusto tallone interno mediano; i primi due premolari superiori erano dotati di un tallone postero-interno più debole. I molari inferiori erano dotati di quattro tubercoli slanciati; quello antero-interno era compresso e a punta bifida.

Classificazione modifica

Lophiobunodon era un rappresentante dei cheropotamidi o aplobunodontidi, un gruppo di artiodattili arcaici vicini all'origine degli antracoteriidi e degli ippopotamidi. Il genere venne descritto per la prima volta da Deperet nel 1908, sulla base di resti fossili ritrovati in Francia in terreni dell'Eocene superiore. Deperet descrisse le due specie Lophiobunodon rhodanicum (proveniente dalla zona di Lissieu) e L. minervoisensis (proveniente dalla zona di La Liviniere), ma nel 2018 è stata descritta una specie più antica proveniente da Rouzilhac, L. hookeri.

Bibliografia modifica

  • M. Richard. 1942. Description et figuration du Lophiobunodon minervoisensis. Bulletin de la Société d’Histoire naturelle de Toulouse 77: 141-144.
  • M. Richard. 1946. Contribution a l'étude du basin d'Aquitaine, Les Gisements de Mammiferes Tertiares. Memoires de la Societe Geologique de France, Nouvelle Serie 24(52):1-380
  • J. J. Hooker. 1986. Mammals from the Bartonian (middle/late Eocene) of the Hampshire Basin, southern England. Bulletin of the British Museum (Natural History) 39(4):191-478
  • J. Sudre and G. Lecomte. 2000. Relations et position systématique du genre Cuisitherium Sudre et al., 1983, le plus dérivé des artiodactyles d l'Éocène inférieur d'Europe. Geodiversitas 22(3):415-432
  • J. Erfurt and G. Metais. 2007. Endemic European Paleogene artiodactyls. In D. R. Prothero, S. E. Foss (eds.), Evolution of Artiodactyls 59-84
  • M. Godinot, H.-P. Labarrère, J. Erfurt, J. L. Franzen, B. Lange-Badre, F. Lapparent Broin, and D. Vidalenc. 2018. Un nouveau gisement à vertébrés éocènes, Rouzilhac (MP 10-11), dans la série molassique d’Issel (Aude, France). Revue de Paléobiologie, Genève 37:141-333