Louis Sullivan

architetto statunitense

Louis Henry Sullivan (Boston, 3 settembre 1856Chicago, 14 aprile 1924) è stato un architetto statunitense.

Ritratto fotografico di Louis Sullivan del 1895 circa

È considerato il padre del Movimento Moderno negli Stati Uniti d'America. Da molti è ritenuto il primo progettista dei moderni grattacieli, anche per l'influenza teorica e pratica che egli esercitò sulla Scuola di Chicago dove appunto nacquero questi nuovi edifici alla fine dell'Ottocento. Nel suo studio, che egli divise con Dankmar Adler, si formò Frank Lloyd Wright, ed è dove per alcuni nacque il concetto di architettura organica.

Biografia modifica

 
L'Auditorium Building di Chicago
 
Dettaglio dell'ornamentazione della National Farmers' Bank di Owatonna

Louis Sullivan nacque il 3 settembre 1856 a Boston, nel Massachusetts, da Andrienne List, una donna nativa di Ginevra ed emigrata verso il Nuovo Continente con i genitori e i fratelli Jenny e Jules, e un Patrick Sullivan, di origini irlandesi, e anch'egli insediatosi negli Stati Uniti a partire dagli anni 1840.[1] Entrato al Massachusetts Institute of Technology all'età di sedici anni, presso quest'istituto accademico Sullivan apprese i primi rudimenti dell'architettura, per poi interrompere gli studi ed impiegarsi presso lo studio di Frank Furness, a Filadelfia.

Dopo un anno in cui ebbe modo di sperimentare lo stile gotico "orientalizzato", caro allo stesso Furness, Sullivan abbandonò Philadelphia, funestata da una profonda crisi del settore edile innescata dal Panico del 1873, Sullivan si trasferì a Chicago, ravvivata al contrario da una fervida attività costruttiva conseguente al Grande incendio del 1871. A Chicago Sullivan lavorò nello studio di William LeBaron Jenney, la personalità più emergente della nascente Scuola di Chicago, noto soprattutto per essere stato il primo architetto a servirsi di una struttura portante in acciaio; successivamente si recò a Parigi, dove completò la propria formazione presso l'École des Beaux-Arts, per poi ritornare a Chicago e qui lavorare come disegnatore presso lo studio di Joseph S. Johnston e John Edelman: a questi anni risale il disegno degli interni in fresco secco della Moody Memorial Church.[2]

Nel 1880 Sullivan si mise in società con Dankmar Adler, ingegnere di origine tedesca con già diversi progetti di notevole rilievo, come la First National Bank e la Central Music Hall di Chicago: questa collaborazione segnò per Sullivan l'inizio dei suoi anni più creativi e fecondi.[3] La loro prima opera fu l'Auditorium di Chicago del 1889 (dove Adler e Sullivan riservarono l'ultimo piano al loro studio), che il critico italiano Bruno Zevi definì «forse il massimo capolavoro della scuola richardsoniana». Nel 1890, a riconoscimento della fama di cui ormai godeva, Sullivan fu l'unico architetto di Chicago che fu invitato a progettare un intervento per la World's Columbian Exposition: il padiglione che egli eresse - il Transportation Building - fu descritto da un cronista dell'epoca come una «sanguinolenta macchina decorativa che costituisce un'eccezione davvero squillante e in contrasto con il panorama della città bianca». Sempre negli anni 1890, inoltre, Sullivan fornì notevoli prove in una tipologia architettonica come il grattacielo che in quei decenni negli Stati Uniti stava conoscendo un rapido sviluppo, realizzando a St. Louis il Wainwright Building (1890-91) e l'Union Trust Building (1892-93), e a Buffalo il Guaranty Building (1894-1895).[3]

A seguito del Panico del 1893 e della crisi finanziaria che ne conseguì, Sullivan subì un significativo tracollo economico e interruppe la sua collaborazione con Adler. Furono questi anni di declino economico, personale e progettuale, in cui Sullivan - afflitto anche da un crescente alcolismo - vide prosciugarsi anche le committenze. In quest'ultima fase della sua carriera, con la notevole eccezione nel 1899 dei magazzini Carson Pirie Scott, opera, «che fa di Sullivan» - sempre come dice Bruno Zevi - «il profeta dell'architettura moderna», egli si ritirò in città rurali di piccole dimensioni, dove fu attivo perlopiù nella realizzazione di piccoli edifici, per lo più sedi di banche: a titolo di esempio, la National Farmers Bank a Owatonna, nel Minnesota, la Merchants National Bank a Grinnell, nell'Iowa, e la Farmers and Merchants Union Bank a Columbus, nel Wisconsin.[4] Morì, infine, in una stanza di un albergo di Chicago il 14 aprile 1924.

Filosofia progettuale modifica

 
Il Wainwright Building
 
Fregio fitomorfo a coronamento del Wainwright Building

Louis Sullivan è riconosciuto oggi come uno dei maestri della Scuola di Chicago e dell'architettura moderna, nonché come autore di uno stile fortemente individuale che prelude gli indirizzi sia della moderna architettura razionalista[5] che delle ricerche organiche di Frank Lloyd Wright. Di seguito si riporta una citazione di Manfredo Tafuri:

«La critica ha tradizionalmente collocato l'opera sullivaniana al centro di una ricerca che si dipana da Richardson a Frank Lloyd Wright, e da cui deriverebbero i valori genuini del "pensiero organico": la metropoli intesa come "caos innaturale", cui si contrappone la Natura, fondamento di una neo-jeffersoniana democrazia. Indubbiamente, la straordinaria qualità dell'architettura di Sullivan esorcizza l'indifferenza e l'alienazione dei rapporti metropolitana.»

Parte della filosofia architettonica di Sullivan, infatti, si incentra sulla ricerca di una forma organica, dove con tale termine non viene adombrato un presunto rapporto tra architettura e natura, bensì il concetto di organismo architettonico concepito come un corpo unitario, alla cui definizione concorrono unitariamente le sue diverse parti, tra loro coordinate in un rapporto armonico e bilanciato. A realizzare questa organicità, verso cui tende la maggior parte del lavoro di Sullivan, concorre anche l'ornamento, che Sullivan concepisce in chiave non geometrica, bensì fortemente naturalistica, in coerente sintonia con l'idea che l’edificio moderno deve esprimere. Ciò emerge, ad esempio, nel Rookery Building, il cui apparato decorativo è funzionale a comunicare il senso dell’alleggerimento e della crescita verso l’alto, o ancora nell'Auditorium, a proposito del quale il critico Marco Biraghi ha affermato:

«La modernità dell'Auditorium è tutta contenuta nelle sue soluzioni spaziali e impiantistiche, mentre a un'ornamentazione al tempo stesso fine e intricata, concentrata ed esplosiva, è affidato per intero il suo valore estetico; un'ornamentazione che nulla ha a che vedere con gli stili storici, e che si fonda invece sullo sviluppo organico di motivi vegetali, a loro volta regolati da leggi inorganico-geometriche, simile a quella che qualche anno più tardi faranno proprie le varie correnti dell'Art Nouveau europeo»

In Sullivan la decorazione intreccia una forte dialettica con la funzionalità, opportunamente interpretata, degli edifici. Lo stesso Sullivan è stato l'autore del famoso aforisma «Form Follows Function» [La forma segue la funzione], in cui si stabilisce una relazione quasi deterministica tra la funzione di un edificio e la sua morfologia.[7] La funzione, per Sullivan, assume tuttavia uno spettro di significati particolarmente ampio. «Non è solo un fatto pratico, così come la struttura non è solo un fatto tecnico», scrisse l'architetto, aggiungendo poi: «La forma in questo senso esprime non necessariamente, mostra, svela la vita dell’edificio e le sue caratteristiche». È in quest'ottica, ad esempio, che nel Wainwright Building, uno degli edifici più significativi di Sullivan, il passo dei montanti verticali in facciata è raddoppiato rispetto a quello della struttura interna in acciaio: questa discrepanza tra il congegno strutturale e la soluzione formale, per Sullivan, è funzionale a conferire slancio verticale a un edificio dotato comunque di un numero limitato di piani, stante la funzione simbolica di un edificio alto, che è quella appunto di esprimere anche con la propria forma un tale slancio verticale.[8]

Opere modifica

Note modifica

  1. ^ Sullivan, p. 31.
  2. ^ (EN) Louis Sullivan, su prairiestyles.com.
  3. ^ a b c Tafuri, Dal Co, p. 60.
  4. ^ Biraghi, p. 87.
  5. ^ (EN) J. Abbott, Louis Sullivan, Architectural Modernism, and the Creation of Democratic Space, in The American Sociologist, vol. 31, n. 1, 2000, pp. 62–85, DOI:10.1007/s12108-000-1005-0.
  6. ^ Biraghi, pp. 84-85.
  7. ^ (EN) The Tall Office Building Artistically Considered, in Lippincott's Monthly Magazine, vol. 57, marzo 1896.
  8. ^ Elisabetta Di Stefano, Ornamento e architettura (PDF), Centro Internazionale Studi di Estetica.

Bibliografia modifica

  • (EN) Louis Sullivan, The Autobiography of an Idea, Courier Corporation, 2012 [1924].
    • Louis Sullivan, Autobiografia di un'idea, a cura di Tiziana Proietti, traduzione di Gaja Monti, Castelvecchi, 2018 [1924].
  • Manfredo Tafuri, Francesco Dal Co, Architettura contemporanea, Milano, Electa, 1992, ISBN 88-435-2463-1.
  • Marco Biraghi, Storia dell'architettura contemporanea, collana Piccola biblioteca Einaudi, vol. 1, Torino, Einaudi, 2008, ISBN 978-88-06-18697-5.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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