La luce cinerea è un fenomeno che interessa la Luna durante la prima e l'ultima fase,[1] ossia quando presenta uno spicchio di disco illuminato assai sottile. In questo caso la luce del Sole viene riflessa dalla Terra verso la Luna, illuminando una porzione di superficie in ombra. Tale fenomeno è stato intuito da Leonardo da Vinci, come illustrato nel Codice Leicester, e poi più esaustivamente spiegato da Galileo Galilei.[2]

La luce cinerea nella parte in ombra della Luna

Il fenomeno modifica

 
Diagramma della luce cinerea

Questo fenomeno avviene quando la Luna si trova in mezzo fra la Terra ed il Sole e, quindi, riceve la massima illuminazione dal nostro pianeta essendo Terra piena se guardiamo dalla Luna.

La luce cinerea è utilizzata anche per misurare e rilevare le variazioni dell'albedo terrestre, collegate alla copertura nuvolosa globale del nostro pianeta. Gli oceani nel loro complesso riflettono circa il 10% della luce solare; il terreno riflette un 10-25%, mentre le nubi arrivano a riflettere fino al 50%.

Studi preliminari indicano una diminuzione del 6,5% della copertura nuvolosa tra il 1985 e il 1997, seguito da un analogo aumento tra il 1997 e il 2003. Le nubi contribuiscono ad un aumento dell'albedo, ma possono avere un effetto sul riscaldamento globale perché alcune nubi intrappolano più calore di quello che riflettono, mentre altre hanno un effetto di raffreddamento perché l'aumento di albedo compensa l'effetto serra. Quindi, anche se l'albedo terrestre sta aumentando, non è ancora quantificabile l'influenza del calore intrappolato dalle nubi sulla temperatura globale del nostro pianeta.[3]

Altri pianeti modifica

La luce cinerea è il caso particolare riferito alla Luna, del riflesso della luce solare da parte di un qualunque pianeta che in questo modo va a rischiarare in modo tenue la superficie altrimenti in ombra di un satellite.

Questo effetto è stato osservato anche in altri pianeti del sistema solare. La sonda Cassini ha potuto osservare la luce di Saturno riflessa sulla superficie di alcuni satelliti del pianeta. La sonda New Horizons ha sfruttato la luce riflessa dal satellite Caronte per rilevare le variazioni dell'albedo della parte in ombra di Plutone.[4]

Già nell'anno 510, l'astronomo indiano Aryabhata, che pure utilizzava un modello geocentrico, nel suo trattato Aryabhatiya aveva correttamente intuito che i pianeti e i satelliti non brillano di luce propria, ma sono illuminati dal Sole, o dal suo riflesso nelle parti in ombra.[5]

Note modifica

  1. ^ Earthshine, su earthobservatory.nasa.gov, NASA, 30 ottobre 2020.
  2. ^ La luce cinerea, su: Unione Astrofili Italiani, Divulgazione.
  3. ^ (EN) David Shiga, Moon Study Tracks Changes in Earth's Cloud Cover, su Sky & Telescope, 25 giugno 2004. URL consultato il 10 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2022).
  4. ^ Todd R. Lauer, John R. Spencer, Tanguy Bertrand, Ross A. Beyer, Kirby D. Runyon, Oliver L. White, Leslie A. Young, Kimberly Ennico, William B. MacKinnon, Jeffrey M. Moore, Catherine B. Olkin, S. Alan Stern e Harold A. Weaver, The Dark Side of Pluto, in The Planetary Science Journal, vol. 2, n. 214, 20 ottobre 2021, pp. 1–12, DOI:10.3847/PSJ/ac2743. URL consultato il 5 febbraio 2022.
  5. ^ (EN) Aryabhatta | 10 Major Contributions And Achievements | Learnodo Newtonic, su learnodo-newtonic.com. URL consultato il 25 dicembre 2021.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  Portale Sistema solare: accedi alle voci di Wikipedia sugli oggetti del Sistema solare