Luis Buñuel

regista spagnolo
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Luis Buñuel Portolés (IPA: [ˈlwiz βuˈɲwel poɾtoˈles]; Calanda, 22 febbraio 1900Città del Messico, 29 luglio 1983) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico spagnolo naturalizzato messicano.

Luis Buñuel nel 1968

È stato uno dei più celebri esponenti del cinema surrealista, trovatosi costretto, a causa della dittatura franchista instauratasi in Spagna, a operare tra Messico, Francia e Stati Uniti, spesso con modesti fondi[1]. I temi principalmente trattati nel corso della sua carriera cinematografica sono stati: la natura dell'inconscio, l'irrazionale, la sessualità umana e la critica anti-borghese e anti-clericale[2]. Tra i vari premi ricevuti, la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 1961, il Leone d'oro alla Mostra internazionale d'arte cinematografica nel 1967, l'Oscar al miglior film straniero nel 1973 e il Leone d'oro alla carriera ancora a Venezia nel 1982.

Biografia modifica

Formazione modifica

Buñuel nacque a Calanda, un piccolo paese dell'Aragona, il 22 febbraio 1900, figlio di Leonardo Manuel Buñuel González e di María Portolés Cerezuela. A Calanda trascorse i primi anni di vita, venendo poi mandato a Saragozza presso un collegio di gesuiti per proseguire gli studi, ed entrando in contatto con le ferree regole dell'educazione religiosa. Sarà proprio questo ambiente a suscitare in lui le idee anticlericali che avranno ampio riscontro nelle sue opere: "Io sono profondamente e coscienziosamente ateo, e non ho nessun tipo di problema religioso. Anzi, attribuirmi una tranquillità spirituale di tipo religioso è innanzitutto non capirmi, e poi offendermi. Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini".[3] Studiò poi letteratura e filosofia all'Università di Madrid, dove conobbe Federico García Lorca, Salvador Dalí, Rafael Alberti e Ramón Gómez de la Serna, conseguendo la laurea in Lettere nel 1924.

Primo periodo surrealista, antiborghese e anticlericale modifica

L'anno seguente si trasferì a Parigi dove cominciò a frequentare il gruppo surrealista. Qui fece il suo esordio cinematografico dirigendo Un chien andalou - Un cane andaluso (1928), un cortometraggio scritto e prodotto assieme all'amico Salvador Dalí. Le caratteristiche del cinema di Buñuel, il brutale impatto visivo e lo spirito antiborghese e anticlericale, in esso emergono già con forza, per sfociare nel 1930 nel lungometraggio surrealista, L'âge d'or, dove l'esaltazione del rapporto blasfemo fra Cristo e il Marchese de Sade provocò feroci reazioni di protesta. Il film, vietato subito dopo l'uscita, potrà uscire nuovamente solo nel 1950 a New York e nel 1951 a Parigi.

Tornato in Spagna girò Terra senza pane (1932), documentario di denuncia delle miserabili condizioni di vita della popolazione di una zona dell'Estremadura, conosciuta come Las Hurdes. Subito dopo la guerra civile e la sconfitta della Repubblica spagnola (1939) emigrò a New York. Qui trovò lavoro al Museum of Modern Art e si occupò della direzione del doppiaggio in spagnolo di film americani. Venne però presto licenziato a causa di un articolo scritto da Salvador Dalí, nel quale l'artista lo definiva ateo (e probabilmente di sinistra): era un'epoca in cui gli atei non erano particolarmente ben visti negli Stati Uniti d'America.

Messico e primi premi modifica

Nel 1940 si trasferì in Messico, paese di cui prenderà nel 1948 la cittadinanza. Lavorò a numerosi film tra cui Gran Casino (1947), Il grande teschio (1949), e I figli della violenza (1950) che gli valse il gran premio della giuria al festival di Cannes nel 1951. Nel circuito del cinema commerciale messicano diresse una lunga serie di film brillanti, realizzati con minime possibilità tecniche ed economiche: Adolescenza torbida (1950), Salita al cielo (1951), Una donna senza amore (1951), La figlia dell'inganno (1951), Il bruto (1952).

Ritorno a temi più impegnativi modifica

Tornato a temi più impegnativi negli anni fra il 1952 e il 1960 con film come Lui (1953), L'illusione viaggia in tranvai (1953), La selva dei dannati (1956), Violenza per una giovane (1960), riconfermò il successo a Cannes con Nazarín (1958) e nel 1961 ricevette la Palma d'oro per Viridiana, ma il film, considerato troppo spregiudicato, venne accusato di blasfemia. Proprio a causa della furiosa censura seguita a quest'opera, che portò, tra l'altro, alla destituzione del direttore generale del cinema di Spagna, ad opera del Consiglio dei ministri, dopo un breve periodo trascorso nella Spagna del dittatore Francisco Franco fu costretto di nuovo a trasferirsi all'estero.

Girò in Messico L'angelo sterminatore (1962); in Francia Il diario di una cameriera (1964); nuovamente in Messico il mediometraggio Intolleranza: Simon del deserto (1965), vincitore del Leone d'argento alla Mostra del Cinema di Venezia, di nuovo in Francia, Bella di giorno (1967), suo maggior successo di pubblico per il quale vinse il Leone d'oro a Venezia, e La via lattea (1968), uno sguardo surrealista sulle eresie della chiesa cattolica. Nel 1970 tornò in Spagna dove diresse Tristana.

Seguì poi l'Oscar per il miglior film straniero (insieme alla candidatura per la sceneggiatura) per Il fascino discreto della borghesia (1972), uno dei suoi film più famosi. Seguiranno Il fantasma della libertà (1974) e Quell'oscuro oggetto del desiderio (1977), sua ultima fatica. Pubblicò Obra literaria, una raccolta di scritti letterari e nel 1981 scrisse la sua autobiografia, "Mon dernier soupir" ("Dei miei sospiri estremi" nella traduzione di Dianella Selvatico Estense per la SE editrice in Italia) coadiuvato dall'amico e co-sceneggiatore dei suoi ultimi film Jean-Claude Carrière. Verrà pubblicata postuma.

Allontanamento di due amici modifica

Durante le riprese de L'age d'or, nell'aprile del 1930, Buñuel produce un brevissimo film, 83 metri di pellicola 35 millimetri per la durata di 4 minuti, En mangeant des oursines, che vede protagonisti il padre di Dalì e sua moglie. In tale pellicola di famiglia, dove Dalì è assente, miracolosamente ben conservata in una scatola di biscotti dalla stessa sorella di Dalì e recuperata nel 1989[4], secondo il libro di Jordi Xifra, Menjant Garotes, si legge ancora nell'articolo, starebbe la matrice dell'opera di Buñuel, la separazione dal suo amico e collaboratore.[5] Ben prima ancora di questa scoperta però la svolta di Buñuel fu un nodo importante sottolineato dalla critica. Adelio Ferrero, riportando le parole del regista a proposito di Un chien andalou, «(...) il film non è la descrizione di un sogno (...)», siamo nel 1929, ne dà un'interpretazione consequenziale: «(...) egli tende a spostare l'interesse e l'attenzione dello spettatore, in particolare dello spettatore d'ascendenza surrealista, sull'asse critico e ideologico del film, più che su quello onirico nel senso caro a molti compagni di strada».[6]Georges Sadoul, nel suo Dictionnaire des Films del 1965, tradotto in italia da Sansoni nel 1968, scrive che L'age d'or «ha definitivamente concluso il cinema dadaista e surrealista» peraltro, conclude Giorgio Cremonini riportando le parole di Sadoul, «assai povero di esempi significativi».[7]

Nella cultura di massa modifica

Buñuel appare come personaggio in vari film. In Buñuel e la tavola di re Salomone (2001) di Carlos Saura, il regista (interpretato da El Gran Wyoming e da Pere Arquillué), magicamente ritornato ai tempi della sua giovinezza, vive, assieme ai suoi amici Federico García Lorca e Salvador Dalí, un'avventura esoterica per le strade di Toledo. In Midnight in Paris (2011) di Woody Allen il protagonista Gil, nel corso di uno dei suoi viaggi nel tempo, incontra il giovane Buñuel (Adrien de Van), a cui suggerisce la trama di quello che sarà L'angelo sterminatore. Nel film d'animazione Buñuel - Nel labirinto delle tartarughe (2018) di Salvador Simó, tratto da una graphic novel di Fermín Solís, il regista appare impegnato nelle riprese del documentario Terra senza pane. Buñuel è citato, inoltre, nella canzone China Town di Caparezza. Compare anche nella serie spagnola "El Ministerio del Tiempo", una prima volta nell'ottavo episodio della prima stagione e poi gli viene dedicato un intero episodio (il settimo) nella terza, inoltre viene anche citato nella canzone deadly combination del truceklan.

Filmografia modifica

Regista modifica

Sceneggiatore modifica

Attore modifica

Produttore modifica

Montatore modifica

Compositore modifica

Opere modifica

  • Sette film, a cura di Goffredo Fofi, trad. di Saverio Esposito, Einaudi, Torino 1974 (contiene le sceneggiature dei film: L'età dell'oro; Nazarin; Viridiana; L'angelo sterminatore; Simone del deserto; La via lattea; Il fascino discreto della borghesia)
  • Quell'oscuro oggetto del desiderio, a cura di Anna Maria Tatò, con una nota di Francesco Tatò, Einaudi, Torino 1981
  • Dei miei sospiri estremi, trad. di Dianella Selvatico Estense, Rizzoli, Milano 1983; SE, Milano 1991
  • Scritti letterari e cinematografici, a cura di Agustín Sánchez Vidal, traduzione di Donatella Pini Moro, Marsilio, Venezia 1984
  • Buñuel secondo Buñuel, a cura di Tomas Perez Turrent e Jose de la Colina, Trad. di Patrizia Volterra, Ubulibri, Milano 1993
  • (con Jean-Claude Carrière) Là-bas. L'abisso, Ubulibri, Milano 1994 (contiene la sceneggiatura originale tratta dal romanzo di Joris Karl Huysmans)
  • Goya 1926 : il pittore e la duchessa, a cura di Auro Bernardi, trad. di Olivo Bin, Marsilio, Venezia 1994

Riconoscimenti modifica

Note modifica

  1. ^ Claudio Zito, Luis Buñuel - Monografie, su Ondacinema.
  2. ^ Luis Buñuel | MYmovies
  3. ^ Alberto Cattini, Luis Buñuel, Il Castoro Cinema, p. 7.
  4. ^ (FR) Philippe Fauvel, "Menjant garotes (En mangeant des oursins) de Luis Buñuel" de Xordi Xifra, in Cahiers du cinéma, n. 802, Paris, Ottobre 2023, p. 84.
  5. ^ (CA) Jordi Xifra, Los albores del naturalismo en Buñuel: imagen-pulsión y pulsión-imagenen Menjant garotes, in Buñueliana, Barcelona, Universidad Pompeu Fabra, June 2023. URL consultato il 19 ottobre 2023.
  6. ^ Adelio Ferrrero, Da Lumière (1895) al cinema sovietico (1930), in Luis Buñuel di Alberto Cattini L'Unità / Il Castoro, Milano 1995, p.14, Testo delle lezioni, Modena, Comune di Modena Cinema Audiovisivi, 1978.
  7. ^ Giorgio Cremonini, Buñuel da chien andalou al fantasma della libertà la vita e l'opera del grande regista, n. 111, Roma, Savelli, ottobre 1975, p. 29.
  8. ^ Nel 2003 la copia del film conservata presso la Filmoteca della UNAM a Città del Messico è stata inserita dall'UNESCO nell'Elenco delle Memorie del mondo
  9. ^ Ariel > Ganadores y nominados > Dirección, su academiamexicana.com. URL consultato il 4 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).

Bibliografia modifica

  • Giorgio Cremonini Bunuel , Roma Savelli 1973, II ediz. 1975
  • Pino Bertelli, L'arma dello scandalo. L'anarchia nel cinema di Luis Buñuel. Torino, Nautilus, 1985
  • Pino Bertelli, Luis Buñuel, il fascino discreto dell’anarchia. Pisa, BFS, 1996, ISBN 88-86389-26-4
  • Auro Bernardi, Luis Buñuel, Le Mani, 1998, ISBN 88-8012-111-1
  • Alberto Cattini, Luis Buñuel, Il Castoro Cinema n. 59, Editrice Il Castoro, 2006, ISBN 888033364X
  • La furia umana, nº6, autumn 2010, dossiér su Luis Buñuel con testi in inglese, francese, spagnolo, italiano e portoghese di Toni D'Angela, Jean-Charles Fitoussi, Alberto Abruzzese, Gino Frezza, Stéphanie Serre, Gilberto Perez, Adrian Martin, Bruno Andrade, Gianni Rondolino, Gabriela Trujillo, Ignacio Esper e altri
  • Luis Buñuel, con Jean-Claude Carrière, Dei miei sospiri estremi, SE, 2008, ISBN 8877107359

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Controllo di autoritàVIAF (EN68926369 · ISNI (EN0000 0001 2281 2593 · SBN CFIV048158 · Europeana agent/base/54029 · ULAN (EN500074770 · LCCN (ENn79004176 · GND (DE118517465 · BNE (ESXX880229 (data) · BNF (FRcb118945226 (data) · J9U (ENHE987007509718105171 · NSK (HR000102785 · NDL (ENJA00434686 · CONOR.SI (SL14217059 · WorldCat Identities (ENlccn-n79004176