Marcello di Ancira

vescovo e scrittore greco antico

Marcello d'Ancira (285 circa – 374 circa) è stato un vescovo e scrittore greco antico di Ancira, in vari periodi tra il 320 e il 353.

Marcello
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Ancira
 
Nato285 circa
Nominato vescovoprima del 314 fino al 336 e dal 337 al 339
Deceduto374 circa
 

Vita e principi modifica

Il suo nome compare nella lista di vescovi partecipanti al concilio di Ancira del 314[1] dove, secondo il Libellus Synodicus, risulta che presiedette l'assemblea[2]. Nel 325 partecipò al primo concilio di Nicea dove combatté con energia le idee ariane. Fu sostenitore della formula ortodossa della consustanzialità di Cristo con il Padre.

Il suo fervore anti-ariano nasceva però da una concezione che pure non era ortodossa e che si trovava all'altro estremo della concezione della Trinità. Marcello infatti credeva che sia il Cristo che lo Spirito Santo alla fine dei tempi sarebbero spariti per ritornare nell'unico Dio, il Padre. Queste teorie erano state diffuse dall'eretico Sabellio, eresia chiamata sabellianesimo o, con un termine più preciso, monarchianismo modale. Gli antiariani guidati da papa Giulio I e da Atanasio lo ebbero quindi come un alleato scomodo, in quanto prestava il fianco agli avversari per confutare il concetto di consustanzialità.

Nel 336 subì dunque una prima rimozione dalla sede di Ancira voluta da Eusebio di Nicomedia, e fu sostituito da Basilio di Ancira.

Alla morte dell'imperatore Costantino I nel 337, rientrò nella sua sede, da cui però fu nuovamente rimosso nel 339. Marcello si appellò così al Papa, che lo riabilitò. Questi anni sono estremamente travagliati per la Chiesa e per tutti i suoi vescovi, destituiti e poi reinsediati a seconda che la bilancia pendesse verso l'arianesimo o verso l'ortodossia, e con una forte ingerenza da parte dell'imperatore che non faceva che moltiplicare le controversie e le incertezze. Diversi sinodi furono convocati contemporaneamente in più patriarcati, con il risultato che, mentre in una giurisdizione si lanciava una scomunica contro un vescovo, lo stesso poteva essere riabilitato in un'altra.

Marcello venne definitivamente rimosso dalla sua sede da Macedonio I di Costantinopoli nel 353. Morì attorno al 374 e nel 381 il Concilio di Costantinopoli ne rigettò definitivamente i principi, inserendo nel Simbolo niceno-costantinopolitano le parole cuius regni non erit finis, "e il suo regno non avrà fine", a specificare l'eternità della Trinità.

A Marcello di Ancira viene attribuita la prima testimonianza scritta del Credo Apostolico, commentato e divulgato da Fotino di Sirmio nel IV secolo, prima della definitiva formalizzazione del Concilio di Nicea. La prima formulazione da parte di un vescovo della Chiesa Cattolica risale a Papa Zefirino, in un testo estremamente breve della fine del II secolo, il quale si limitava a riconoscere Gesù Cristo come unico Dio, che ebbe un'esistenza terrena e subì la Passione. Lo stesso mistero cristologico è presente anche nella formula battesimale tramandata in greco antico da Noeto di Smirne (230 d.C.) e dai papi Zefirino, Callisto I e Damaso I.[3]

Note modifica

  1. ^ Cfr. Histoire des conciles d'après les documents originaux, 1869 Paris, Adrien Le Clère Councils and synods, Synode d'Ancyre en 314, pag. 195.
  2. ^ Cfr. Giovan Domenico Mansi, Conciliorum omnium amplissima collectio, I. c. pag. 539.
  3. ^ (EN) Markus Vinzent, ‘From Zephyrinus to Damasus. What did Roman Bishops Believe?’ (PDF), in Markus Vinzent (a cura di), Studia Patristica, Volume LXIII- Papers presented at the Sixteenth International Conference on Patristic Studies held in Oxford 2011, 11: Biblica Philosophica, Theologica, Ethica, Lovanio, Parigi, Walpole, Peeters Publishers, 2013, pp. 274,277, ISBN 9789042929968, OCLC 855866672. URL consultato il 30 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2020). Ospitato su archive.is.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN37711435 · ISNI (EN0000 0000 6628 8909 · SBN MILV150951 · CERL cnp01003840 · LCCN (ENno92027771 · GND (DE118730827 · BNF (FRcb12511664n (data) · J9U (ENHE987007265068705171 · NSK (HR000568848 · WorldCat Identities (ENlccn-no92027771