Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano

principessa di Lamballe (1749-1792)

Maria Teresa Luisa di Savoia (Torino, 8 settembre 1749Parigi, 3 settembre 1792), nota soprattutto con il titolo di Principessa di Lamballe, fu membro del ramo cadetto di Casa Savoia ed è conosciuta soprattutto in virtù dell'amicizia intima senza interessi personali con la regina di Francia Maria Antonietta. Non seppe mai opporsi ai capricci di lei né da delfina né quando divenne regina, e ad essa restò sempre fedele, anche nella sventura, per la causa assolutista reale.

Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano
La principessa di Lamballe ritratta da Antoine-François Callet nel 1776 circa
Principessa di Lamballe
Stemma
Stemma
In carica17 gennaio 1767 –
3 settembre 1792
Altri titoliPrincipessa di Carignano
NascitaPalazzo Carignano, Torino, 8 settembre 1749
MorteParigi, Francia, 3 settembre 1792
Luogo di sepolturaCimitero dei Trovatelli, Parigi (ora scomparso)
DinastiaSavoia-Carignano per nascita
Borbone-Penthièvre per matrimonio
PadreLuigi Vittorio, principe di Carignano
MadreCristina Enrichetta d'Assia-Rotenburg
ConsorteLuigi Alessandro di Borbone-Penthièvre
Religionecattolica romana

Biografia modifica

Infanzia e gioventù modifica

Maria Teresa Luisa era la quarta figlia di Luigi Vittorio di Savoia-Carignano e di Cristina Enrichetta d'Assia-Rotenburg e nipote di Ernesto Leopoldo d'Assia-Rotenburg. La principessa crebbe a Torino in un ambiente tranquillo e lontano dagli sfarzi di corte. Fin dall'infanzia fu d'indole quieta e questo carattere spinse il duca di Penthièvre a sceglierla come sposa per suo figlio Luigi Alessandro di Borbone (1747-1768), principe di Lamballe, noto per la sua vita smodata, e amante delle belle donne di qualsiasi categoria sociale.

La vita a Versailles modifica

 
Ritratto della principessa di Lamballe, di Anton Hickel, 1788

Il 17 gennaio 1767 Maria Teresa Luisa sposò quindi il principe di Lamballe, nipote del conte di Tolosa, a sua volta figlio di Luigi XIV e di Madame de Montespan, uno dei principi più ricchi d'Europa. Ma la vita coniugale non le portò la felicità, perché ben presto il principe ricadde nel vizio e trascurò la giovane sposa, che trovò rifugio presso il suocero. È in questo periodo che incominciò a soffrire di depressione e malinconia.

Il 6 maggio 1768 il marito morì dopo aver contratto una malattia venerea. La principessa si ritrovò così vedova a soli diciannove anni di età. Continuò quindi a vivere a casa del suocero e con lui si dedicò a numerose opere pie e caritatevoli. Non volendosi risposare per non perdere i diritti come principessa del sangue ebbe una relazione segreta con un amico/amante del suo seguito, M. de Vapoulier, citato anche nel suo testamento del 1792.

Nel 1770 il Delfino di Francia, il futuro re Luigi XVI, sposò l'arciduchessa d'Austria Maria Antonietta. In questa occasione la principessa di Lamballe fu presentata come principessa del sangue alla futura regina, alla quale fece una favorevole impressione per i suoi modi garbati e distinti. A partire dal 1771, la principessa iniziò a frequentare sempre più spesso la corte e divenne amica intima di Maria Antonietta.

Nel 1775 Maria Antonietta conferì alla sua amica prediletta la prestigiosa e ben remunerata carica di Sovrintendente della Casa della Regina, che poneva la principessa al di sopra di tutte le dame del seguito della regina e comportava anche il compito non facile di organizzare i divertimenti della regina. Ben presto però Maria Antonietta si rese conto che la principessa di Lamballe non aveva il carattere per simili incombenze e forse era troppo legata anche all'etichetta di corte che lei stessa detestava e si rivolse, come nuova dama di compagnia, a Madame de Polignac.

Se la regina non abbandonò la principessa, era comunque chiaro che Madame de Polignac aveva ormai preso il suo posto come "favorita" della sovrana. La principessa di Lamballe si trasferì dapprima a Plombières, quindi compì un viaggio nei Paesi Bassi e successivamente si recò con il suocero a Rennes per l'apertura degli Stati generali di Bretagna. Riprese inoltre le sue attività caritatevoli e il 12 febbraio 1777 aderì alla massoneria nella loggia di adozione La Candeur, della quale il 18 gennaio 1780 divenne Maestra venerabile[1]. Fu Gran Maestra del Rito Scozzese di Perfezione, in dieci gradi[2]. Va specificato che si trattava non della massoneria deista e rivoluzionaria, ma di quella allora molto in voga tra l'aristocrazia europea: vi erano iscritti anche il re Luigi XVI, il conte di Provenza e il conte d'Artois.

Nel 1789 scoppiò la rivoluzione e la regina cominciò a rendersi conto degli errori commessi dalla monarchia. Si riavvicinò quindi alla principessa di Lamballe. Ma dopo la presa della Bastiglia anche la principessa fuggì all'estero, come molti altri nobili, sotto l'ordine dei regnanti stessi. Reazionaria, benché materialmente lontana, ella non smise mai di preoccuparsi della sovrana e, a dispetto della propria fragile costituzione sia fisica sia psicologica, fece innumerevoli vani tentativi di salvare la regina, cercando appoggi all'estero, viaggiando per l'Europa, pur di salvare l'ideale nel quale credeva ciecamente: la monarchia assoluta francese. Inoltre, dopo averne compreso i progetti rivoluzionari, abbandonò la loggia massonica.

La rivoluzione modifica

Il 5/6 ottobre 1789 la famiglia reale venne condotta a Parigi e la principessa entrò a far parte della corte nella nuova residenza delle Tuileries, rientrata in suolo francese, alloggiando nel padiglione di Flora. Nel 1791 la regina informò la principessa di Lamballe dell'intenzione di fuggire e di lasciare la Francia. Il 20 giugno la famiglia reale in fuga venne catturata a Varennes. La principessa di Lamballe tentò di raggiungere la regina a Passy ma, giunta ad Aumale e saputo dell'arresto della regina e di tutta la famiglia reale, s'imbarcò il 24 giugno a Boulogne per l'Inghilterra con il proposito d'interessare Giorgio III e il governo britannico alla sorte di Luigi XVI e di Maria Antonietta, ormai prigionieri della rivoluzione. Non avendo trovato che indifferenza, si recò ad Ostenda e di là a Bruxelles e poi a Liegi. Nella prima metà di luglio giunse ad Aquisgrana, dove si fermò alcuni mesi, poi si recò a Spa, cercando dovunque appoggi a favore della famiglia dei Borbone.

La stampa rivoluzionaria mise presto in relazione una denuncia lanciata contro di lei dal comitato dell'Assemblea nazionale legislativa: la si rimproverava di aver coordinato o incoraggiato le attività del «Comitato austriaco» e di essere finanziata con i fondi della Lista civile. Questo «Comitato austriaco» aveva permesso di influire nelle delibere dei comitati rivoluzionari, di riconciliare al re certi scrittori e di far ritardare il voto sul decreto di decadenza. Ciò che si chiamava ancora «conciliaboli della Corte» fu confermato da numerose carte originali scoperte nell'armoire de fer. Queste carte chiamavano in causa un certo numero di persone che avevano effettivamente ricevuto denaro dalla Corte e che si sentirono all'improvviso minacciate da testimoni quali l'Intendente della Lista civile Arnaud de La Porte o dalla principessa di Lamballe.[3].

In questo periodo continuava una fitta corrispondenza tra le due amiche lontane, nella quale Maria Antonietta supplicava la sua amica di non tornare a Parigi. Ma quest'ultima, preoccupata per la sorte della regina, fece testamento, rientrò in patria e tornò al seguito della regina alle Tuileries.

La tragica morte modifica

 
La morte della principessa de Lamballe in una stampa d'epoca

Il 10 agosto 1792 la folla inferocita invase il palazzo e la principessa, insieme alla famiglia reale, si rifugiò presso l'Assemblea nazionale legislativa, dove venne proclamata la decadenza dei reali e venne decisa la loro prigionia presso la Torre del Tempio, il 13 agosto dello stesso anno. La principessa era ancora nel seguito dei reali, ma il 19 agosto a mezzanotte tutti coloro che non erano membri della famiglia reale vennero condotti in altre carceri. Madame de Tourzel, sua figlia Pauline de Tourzel e la principessa furono condotte alla Petite Force insieme con altre dame del seguito. Maria Antonietta e la principessa di Lamballe dovettero quindi dirsi addio.

Nei primi giorni del settembre 1792 a Parigi e in altre città francesi ebbero luogo i "massacri di settembre" che segnarono l'inizio del Regime del Terrore. La folla travolse le difese di diverse prigioni nelle quali erano detenuti gli aristocratici. Secondo i racconti, i carnefici si accanirono particolarmente sulla principessa di Lamballe, principalmente a causa della sua intimità con la regina. La principessa fu trascinata all'aperto nel cortile della prigione, che sorgeva tra Rue de la Ballet e Rue de Sicile e, in un sommario processo, giurò per l'uguaglianza e la libertà del popolo, ma non l'odio contro la monarchia, dichiarando: «Non è nel mio cuore».

Fu sottoposta a torture prima di venire decapitata con un coltello e squartata. I responsabili di questo omicidio furono: Charlat, le Grand Nicolas, Grison e Petite Momi. La testa mozzata della principessa venne issata su una picca e portata dal Grand Nicolas in corteo; alla rue Saint Antoine, in seguito, la testa mozza venne scaraventata su un tavolo di un parrucchiere per essere lavata, pettinata e incipriata in modo da farla riconoscere intenzionalmente, poiché la folla si stava dirigendo verso il Tempio, la prigione che ospitava i reali. Qui, la famosa Madame Tussaud, ancora giovane apprendista, fece il calco in cera del suo viso come maschera mortuaria, sparita negli anni successivi da un museo londinese.

 
Léon-Maxime Faivre, La morte della principessa di Lamballe, 1908

La testa sopra il palo riprese lentamente il suo cammino uscita dalla bottega, seguito dal suo corpo nudo trascinato sopra il selciato per le gambe, arrivando sotto le finestre della torre del Tempio verso le 15, dove era detenuta Maria Antonietta con la famiglia. La regina fu invitata a gran voce ad affacciarsi per dare l'ultimo saluto alla sua amica del cuore; ella però non vide mai la testa e, appena apprese da una guardia di che cosa si trattasse, cadde svenuta. La figlia Maria Teresa scrisse più avanti: «Fu la prima volta che vidi perdere il controllo a mia madre».

I resti della principessa verso le 19 vennero recuperati dal cittadino Jaques Poitel, il quale, per ordine del duca de Penthièvre, ricco suocero della principessa, aveva pagato per riaverli, mescolandosi alle schiere dei sanculotti ormai ubriachi; vedendo che i resti erano stati lasciati incustoditi in un cantiere del quartiere Chatelet a Parigi, li prese, fece richiesta ufficiale della testa alla Comune da prima si pensò ' di seppellirla presso il cimitero dei Trovatelli, ora scomparso, ma dopo essere recuperati i resti per dar loro sepoltura furono portati presso il castello di Bizy, e nella sua foresta furono sepolte su disposizione del duca de Penthièvre.

Nella cultura di massa modifica

Letteratura modifica

  • Lo scrittore italiano Vittorio Alfieri, fuggito da Parigi dopo le stragi del 10 agosto, dedicò alla Lamballe due strofe del Sonetto XII della sua opera controrivoluzionaria Il Misogallo.[4]

Filmografia modifica

Ascendenza modifica

Savoia-Carignano
 

Tommaso Francesco
Figli
Emanuele Filiberto
Figli
Vittorio Amedeo
Figli
Luigi Vittorio
Figli
Vittorio Amedeo II
Carlo Emanuele
Carlo Alberto
Figli
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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano Tommaso Francesco di Savoia-Carignano  
 
Maria di Borbone-Soissons  
Vittorio Amedeo I di Savoia-Carignano  
Maria Angela Caterina d'Este Borso d'Este  
 
Ippolita d'Este  
Luigi Vittorio di Savoia-Carignano  
Vittorio Amedeo II di Savoia Carlo Emanuele II di Savoia  
 
Giovanna Battista di Savoia Nemours  
Maria Vittoria Francesca di Savoia  
Giovanna Battista d'Albert  
 
 
Maria Teresa Luisa di Savoia  
Guglielmo d'Assia-Rotenburg Ernesto d'Assia-Rheinfels  
 
Maria Eleonora di Solms-Lich  
Ernesto Leopoldo d'Assia-Rheinfels-Rotenburg  
Maria Anna di Löwenstein-Wertheim-Rochefort Ferdinando Carlo di Löwenstein-Wertheim-Rochefort  
 
Maria Polissena di Lichtenberg und Belasi  
Cristina Enrichetta d'Assia-Rheinfels-Rotenburg  
Massimiliano Carlo Alberto di Löwenstein-Wertheim-Rochefort Ferdinando Carlo di Löwenstein-Wertheim-Rochefort  
 
Anna Maria di Fürstenberg  
Eleonora Maria Anna di Löwenstein-Wertheim-Rochefort  
Maria Polissena Khuen di Lichtenberg und Belasi Mattia Khuen di Lichtenberg und Belasi  
 
Anna Susanna von Meggau  
 

Note modifica

  1. ^ Andrea Cuccia, Dieci Tavole Architettoniche sulla Massoneria, Rubbettino, Catanzaro, 2005, cap. "Il movimento massonico femminile", p. 318.
  2. ^ Andrea Cuccia, Dieci Tavole Architettoniche sulla Massoneria, Rubbettino, Catanzaro, 2005, cap. "Il movimento massonico femminile", p. 321. Dal verbale del processo lasciato per mano di M. Charavay: "il diciottesimo giorno dell'undicesimo mese dell'anno della scienza 5780 (1780), i membri della rispettabile loggia massonica madre con il nome di adozione, offrono alla serenissima sorella Luisa di Carignano Principessa de Lamballe il titolo di grande maîtresse di tutte le logge massoniche regolari in Francia, la serenissima sorella ha accettato."
  3. ^ (FR) Olivier Blanc, Les Espions de la Révolution et de l’Empire, Paris, Perrin, 1995.
  4. ^ Vittorio Alfieri, Il Misogallo, Sonetto XII: "E una leggiadra Donna, d’alto sangue / nata, (oimè) veggo del bel capo scema, / giacer negletto orrido tronco esangue. // Giacer? che dico? Ahi feritade estrema! / Poco è la morte; il vil furor non langue; / Vuol ch’empio strazio anco il cadaver prema".

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Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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