Il Matenadaran (Մատենադարան, armeno antico per «biblioteca», nome ufficiale Մեսրոպ Մաշտոցի անվան հին ձեռագրերի ինստիտուտ - Mesrop Mashtots'i anvan hin dzeṙagreri institut, “Istituto Mesrop Mashtots di manoscritti antichi”) è un'istituzione culturale che custodisce una collezione di manoscritti antichi in lingua armena e in moltissime altre lingue.

Matenadaran
Ubicazione
StatoBandiera dell'Armenia Armenia
CittàErevan
Indirizzo53 Mashtots Avenue, Erevan, Armenia
Caratteristiche
TipoPubblica - Nazionale - Centrale
Stileneo-armeno
ArchitettoMark Grigorian
Apertura3 marzo 1959
Sito web

Si trova a Erevan, capitale dell'Armenia, in cima a un imponente viale che porta, come la stessa biblioteca, il nome di Mesrop Mashtots, celeberrimo inventore dell'alfabeto armeno. Per via del suo patrimonio, che conta più di 17.000 manoscritti e circa 100.000 documenti di archivio, medievali e moderni, si tratta «di uno dei luoghi essenziali per l'elaborazione e la trasmissione della memoria nazionale in Armenia».[1]

Storia modifica

 
Battaglia tra Persiani e Curdi

Matenadaran, in armeno classico, è un termine polivalente, in quanto significa «biblioteca»[2] ma qualifica anche un luogo che funge pure da scriptorium e dove, pertanto, veniva organizzata ed eseguita l'opera di trascrizione dei codici; in quanto tale, diversi monasteri armeni erano dotati di un loro matenadaran, alcuni dei quali esistono ancora, come a Haghpat o Sanahin. Lo storico antico Ghazar Parpetsi attestava l'esistenza di un simile spazio alla cattedrale di Etchmiadzin, dove trovavano custodia testi in lingua greca e armena: tranne questa eccezione, tuttavia, le fonti rimangono mute o comunque ambigue al riguardo.[3]

La storia del Matenadaran moderno ha avvio al 405, anno in cui si diffuse l'alfabeto armeno grazie all'impulso di Mesrop, come ricorda la tradizione; Lazzaro di Pharbe attesta in ogni caso la sua esistenza già nel V secolo. L'attività del sito si intensificò in particolare dal 1441, con il trasferimento del Catholicos d'Armenia e di tutti gli armeni a Etchmiadzin. Gli attacchi alla città nel XVIII secolo, tuttavia, minarono anche il Matenadaran, saccheggiato per l'ultima volta nel 1804;[4] egli fu in grado di riprendersi dal duro colpo solo un ventennio dopo, quando l'Armenia orientale venne annessa alla Russia. Nel 1840 viene pubblicato un primo catalogo, curato da Marie-Félicité Brosset,[5] che enumerava 312 manoscritti; il secondo catalogo, risalente al 1863, ne contava addirittura 2 340.[6]

Nel 1915, come risultato del genocidio armeno perpetrato dall'Impero ottomano, al Matenadaran affluirono molti manoscritti dell'Armenia occidentale (soprattutto da Vaspurakan), ma anche da Tabriz, in Persia; allo stesso tempo, le sue collezioni furono condotte a Mosca, per precauzione nei confronti dell'imperversante prima guerra mondiale, e non tornarono alla loro sede originaria se non nel 1922. Nel frattempo, il 17 dicembre 1920 il Matenadaran fu dichiarato da parte delle nuove autorità sovietiche proprietà pubblica, sorte toccata tra l'altro a tutti i beni ecclesiastici; sotto questo nuovo status, le sue collezioni crebbero con l'adduzione di nuovi manoscritti da Mosca (Istituto Lazarev di Lingue Orientali) e Tbilisi. Nel 1939 le collezioni furono trasferite da Etchmiadzin a Erevan, nella biblioteca statale Alexander Miasnikyan, per poi trovare la loro collocazione definitiva in un edificio in marmo e basalto progettato dall'architetto Mark Grigoryan e costruito tra il 1945 e il 1957, situato ai piedi di una piccola collina a nord del centro cittadino.

Collezione modifica

Il Matenadaran raccoglie una delle più ricche collezioni di manoscritti e documenti armena nel mondo, comprendendo anche numerosissimi codici in altre lingue (greco, latino, arabo, persiano, siriaco, ebraico, etiopico ...) per un numero totale di circa 17 000 manoscritti (16.989 al 2006) e circa 300.000 documenti d'archivio.[7][8] Speciale menzione per la loro rilevanza all'interno della collezione meritano le traduzioni armene di opere ormai perse di autori antichi, come la Cronaca di Eusebio di Cesarea o il Sulla natura di Zenone di Cizio.[9] Altri luoghi importanti che conservano manoscritti armeni sono il Monastero dei padri mechitharisti della Congregazione di San Lazzaro degli Armeni (Venezia, Italia, quattromila manoscritti), il Patriarcato armeno di Gerusalemme (Israele, quattromila manoscritti), il monastero mechitarista di Vienna (Austria, duemilaottocento manoscritti e frammenti), il monastero di Bzommar (Chiesa armena cattolica, Libano, circa mille manoscritti) e il monastero di Nuova Giulfa (Isfahan, Iran, circa mille manoscritti).[10][11][12][13]

I manoscritti custoditi nel Matenadaran coprono praticamente tutti i campi dello scibile relativo alla scienza e alla cultura antica e medievale dell'Armenia: storia, geografia, filosofia, grammatica, diritto, medicina, matematica, letteratura e miniature. I suoi fondi sono composti da manoscritti, documenti d'archivio, biblioteca e periodici.[6]

I più antichi frammenti di manoscritti risalgono al IV secolo, le più antiche miniature (quelle del Vangelo di Etchmiadzin) sono datate invece al VI secolo, mentre il più antico manoscritto è datato all'887 (Vangelo di Lazarian); il più grande manoscritto è l'Omelia del Matto (monastero dei Santi Apostoli, 1200-1202, 70,5×55 cm, 27,5 kg), laddove il più piccolo è un calendario (1434, 4×3 cm, 19 g).[14]

Le raccolte di manoscritti antichi sono state incluse dal 1997 nel Registro Internazionale della Memoria del Mondo dell'UNESCO sotto il nome di «Collezione di manoscritti antichi del Matenadaran».[15]

Statuto modifica

Proprietà pubblica, l'Istituto è secondo la legge armena un'azienda (entità che svolge funzioni ed eroga servizi ai sensi della legge) affiliata al Ministero dell'Istruzione e della Scienza;[16] il suo attuale direttore è Hrachya Tamrazian.[17] La sua missione principale è la raccolta, la conservazione e lo sfruttamento scientifico dei manoscritti della biblioteca del Cattolicosato di Etchmiadzin.[18]

L'Istituto si articola in otto dipartimenti:[19]

  • fondi manoscritti: questo reparto è responsabile dei manoscritti del Matenadaran e gestisce anche una collezione di microfilm di tali manoscritti e altri, così come fotocopie, diapositive e cataloghi inediti;[20]
  • archivi: questo dipartimento è responsabile della raccolta di archivi del Matenadaran, in particolare di quelli della Santa Sede di Etchmiadzin;[21]
  • biblioteca: questo reparto gestisce il fondo di libri stampati del Matenadaran, che comprende soprattutto il più antico libro armeno stampato (Ourbataguik, Venezia, 1512), e il primo libro stampato in Armenia (Libro di preghiera, Etchmiadzin, 1772);[22]
  • periodici: la gestione della raccolta di periodici dell'Istituto è pertinente a questo dipartimento;
  • aule studio: la gestione delle due aule di studio dell'Istituto messe a disposizione dei ricercatori è responsabilità di questo dipartimento;[23]
  • laboratorio di restauro e rilegatura: il laboratorio di questo dipartimento, fondato nel 1939, è responsabile della manutenzione e del restauro dei manoscritti matenadariani e di altre istituzioni;[24]
  • laboratorio di alte tecnologie: questo reparto è responsabile per la digitalizzazione dei manoscritti dell'Istituto (circa seicento manoscritti trattati nel 2009) e coordina laboratori esperti per il restauro;[25][26]
  • sala espositiva: le mostre (permanenti e temporanee, 50 000 visitatori all'anno) del Matenadaran sono afferenti a questo dipartimento.[27]

Il bilancio economico del Matenadaran è finanziato dal governo armeno e dalle donazioni, private o pubbliche; il Giappone ha per esempio offerto all'istituto le moderne attrezzature tecnologiche tuttora in uso.[28]

Sede espositiva modifica

La sede dell'istituto è un blocco edilizio di forma cubica realizzato in basalto grigio-blu in stile neo-armeno eretto su una collina erta sull'abitato di Erevan, all'estremità settentrionale del viale Mesrop, a pochissima distanza dal monumento a Madre Armenia. È opera dell'architetto armeno Mark Grigorian e datata 1957.[29] Una scala monumentale conduce a una statua di Mesrop, creatore dell'alfabeto armeno nel 405, e al suo discepolo Koryun in ginocchio (opera dello scalpello di Ghoukas Tchoubarian), che precede l'ingresso. Su entrambi i lati di esso, la facciata è decorata con statue di uomini armeni illustri: da sinistra a destra abbiamo Toros Roslin, Gregorio di Tatev, Anania di Shirak, Mosè di Corene, Mkhitar Gosh e Frik. L'ingresso è sormontato da una targa recante la prima frase scritta in armeno,[30] così come riporta la tradizione:

(AR)

«Ճանաչել զիմաստութիւն եւ զխրատ, իմանալ զբանս հանճարոյ»

(IT)

«Riconoscere la saggezza e la sapienza, conoscere le parole geniali»

I lati dell'edificio sono decorati con cippi funerari tipicamente armeni (i cosiddetti khachkar) e altre steli ornamentali. La sala principale è impreziosita con un mosaico di Hovhannes Khachatryan raffigurante la battaglia di Avarayr (451), e la scala principale di un affresco trittico dallo stesso artista che rappresenta il periodo di Urartu, la creazione dell'alfabeto e i precursori, in particolare ellenistici, dei Mashtot. Il piano principale contiene una sala da pranzo con mappe decorate dell'Armenia e altri documenti, una sala lettura e altre sale espositive dove sono esibiti molti manoscritti appartenenti alla collezione.[31] Il Matenadaran è aperto dal martedì al sabato, dalle 10:00 alle 16.

Oltre a questi spazi pubblici, l'Istituto comprende anche sale di conservazione; nella parte posteriore dell'edificio principale, un riparo atomico fu scavato nella collina, ma le infiltrazioni dalle acque sotterranee lo resero inutilizzabile. Alla fine degli anni ottanta del XX secolo è stato avviato un progetto di costruzione di una dépendance, ma le difficoltà di finanziamento e il terremoto del 7 dicembre 1988 hanno ritardato il completamento del progetto. Con una superficie di 12.100 m2, l'Istituto è il più grande centro internazionale per l'Armenologia e gli studi medievali del mondo. La posa della prima pietra dell'edificio ha avuto luogo il 14 maggio 200938 e l'inaugurazione il 20 settembre 2011.

Note modifica

  1. ^ Dédéyan 2007, p. 660.
  2. ^ (DE) Margret Eggenstein-Harutunian, Einführung in die armenische Schrift, Amburgo, Buske Verlag, 2000, p. 102, ISBN 978-3-87548-175-4..
  3. ^ (ENFR) Monastères de Haghbat et de Sanahin — Évaluation des organisations consultatives (PDF), in UNESCO, 1996, 2000, pp. 6, 11. URL consultato il 27 giugno 2009..
  4. ^ (HY) Babken L. Chookaszian, Մատենադարան, in Encyclopédie soviétique arménienne, VII, Erevan, Académie arménienne des sciences, 1981, pp. 284-286..
  5. ^ (EN) Eva Dadrian, By the book, in Al-Ahram Weekly, 9-15 mars 2006. URL consultato il 19 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2009)..
  6. ^ a b Site du Matenadaran, « Histoire du Matenadaran », su matenadaran.am. URL consultato il 19 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016)..
  7. ^ Dédéyan 2007, p. 804.
  8. ^ 15.G.Ter-Vardanean (PDF), su matenadaran.am, Matenadaran. URL consultato il 24 giugno 2020..
  9. ^ (FR) Élisabeth Mouradian Venturini e Michel Malherbe, Parlons arménien, Parigi, L'Harmattan, 2007, p. 173, ISBN 978-2-296-04534-7..
  10. ^ (EN) Dickran Kouymjian, Arts of Armenia (Miniatures), su armenianstudies.csufresno.edu, Armenian Studies Program, California State University. URL consultato il 19 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2008)..
  11. ^ (EN) The Calouste Gulbenkian Library, su armenian-patriarchate.org, Armenia Patriarchate of St. James, Jerusalem. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2009)..
  12. ^ (EN) Karekin I Educational Center, su armenianchurch.org, Mother See of Holy Etchmiadzin. URL consultato l'8 agosto 2014..
  13. ^ (IT) Il Monastero Mechitarista di Vienna, in http://www.mekhitar.org/. URL consultato il 19 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016)..
  14. ^ Site du Matenadaran, « Quelques spécimens originaux », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016)..
  15. ^ Collection de manuscrits anciens du Matenadaran Mashtots, in UNESCO. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2009)..
  16. ^ (EN) Agencies and Inspectorates — Structural Units under Ministries, in Government of the Republic of Armenia. URL consultato il 27 gennaio 2009..
  17. ^ (EN) Rouzan Poghosian, Hrachya Tamrazian becomes new Director of Matenadaran, in http://www.armtown.com/, 19 luglio 2007. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2021)..
  18. ^ Dédéyan 2007, p. 637.
  19. ^ Site du Matenadaran, « Les Départements », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 1º settembre 2014)..
  20. ^ Site du Matenadaran, « Les Départements — Le fonds manuscrit », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2009)..
  21. ^ Site du Matenadaran, « Les Départements — Les archives », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2009)..
  22. ^ Site du Matenadaran, « Les Départements — La bibliothèque », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2009)..
  23. ^ Site du Matenadaran, « Les Départements — Les salles d'étude », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2009)..
  24. ^ Site du Matenadaran, « Les Départements — Le laboratoire de restauration et d'enluminure », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2009)..
  25. ^ Site du Matenadaran, « Les Départements — Le laboratoire des hautes technologies », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2009)..
  26. ^ (EN) About 600 Manuscripts of Matenadaran Digitalized, in Armenian Educational Portal, 27 maggio 2009. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2009)..
  27. ^ Site du Matenadaran, « Les Départements — La salle d'exposition », su matenadaran.am. URL consultato il 27 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2009)..
  28. ^ Dédéyan 2007, p. 805.
  29. ^ (FR) Mavian Sèda, Arménie, collana Guides Évasion, Parigi, Hachette, 2006, p. 81, ISBN 978-2-01-240509-7..
  30. ^ Ney 2007, p. 40.
  31. ^ Ney 2007, p. 41.

Bibliografia modifica

  • (FR) Gérard Dédéyan (dir.), Histoire du peuple arménien, Tolosa, Éd. Privat, 2007 (prima edizione: 1982), 991 pagine. ISBN 978-2-7089-6874-5.
  • (EN) Rick Ney, Tour Armenia, ArmeniaNow.com, 2007.

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