Mevhibe Kadin

Prima Consorte di Murad V

Elaru Mevhibe Kadın (turco ottomano: محبہ قادین, "dono" o "talentuosa"; Tbilisi, 6 agosto 1835Istanbul, 21 febbraio 1936) è stata una consorte del sultano ottomano Murad V.

Mevhibe Kadın
BaşKadin
Prima consorte imperiale
In carica30 maggio 1876 –
31 agosto 1876
Nome completoElaru Hanim (alla nascita)
TrattamentoSua Maestà
NascitaTbilisi, 6 agosto 1835
MorteIstanbul, 21 febbraio 1936
Luogo di sepolturaCimitero di Örtakoy, Istanbul
DinastiaCasa di Osman (per matrimonio)
PadreTarkanişvili Ahmed Bey
Consorte diMurad V
ReligioneIslam sunnita

Origini modifica

Elaru Mevhibe Kadın nacque il 6 agosto 1835 a Tbilisi, in Georgia. Era figlia di Tarkanişvili Ahmed Bey.

Entrò alla corte ottomana di Istanbul quando era molto piccola, intorno al 1840, grazie all'intercessione di Gürcü Hayreddin Pasha, governatore di Trebisonda, e crebbe insieme alle figlie del sultano Abdülmecid I, padre di Murad V. Qui, secondo protocollo, cambiò nome, assumendo quello di Elaru Hanim.

Prese parte alle preghiere e alle letture coraniche in onore dei soldati impegnati nella guerra di Crimea e venne scelta da Şevkefza Kadın, madre di Murad, per ballare, insieme ad altre sette ragazze, a una celebrazione per suo figlio.

Venne descritta come bellissima, alta, con occhi nocciola scuriti dal kohl. Aveva la carnagione chiarissima che si tingeva di rosa chiaro quando parlava o si emozionava, capelli neri e sopracciglia scure e arcuate. Era considerata estremamente intelligente e perspicace e chiunque la vedesse o parlasse con lei ne rimaneva affascinato[1][2][3].

Matrimonio modifica

Nel 1856 Murad V, all'epoca ancora Şehzade, la notò e chiese di sposarla, anche se lei aveva cinque anni più di lui. Il matrimonio si tenne il 2 gennaio 1857 a Palazzo Dolmabahçe. La sposa aveva ventidue anni e lo sposo diciassette.

Nel 1861 Abdülmecid I, padre di Murad, morì e sul trono salì Abdülaziz, suo fratellastro minore. Pertevnyal Sultan, madre di Abdülaziz e nuova Valide Sultan, prese in grande antipatia Murad, ora Valiahd Şehzade (principe ereditario), e la sua famiglia, perché, al momento della morte di Abdülmecid, una fazione che comprendeva Şevkefza Kadin, madre di Murad, e Servetseza Kadin, Prima Consorte di Abdülmecid, aveva tentato di intronizzare Murad al posto di suo figlio, anche se non c'erano prove che Murad stesso fosse al corrente della cosa.

Come principe ereditario, Murad ricevette per sé e le sue consorti il Palazzo Kurbağalıdere, oltre alla suite dell'erede a Palazzo Dolmabahçe, dove passavano l'inverno, e il Palazzo Nisbetiye, dove passavano le estati.

Prima del 1875, Murad la ribattezzò Mevhibe Hanim[1][4][5][6][7][8][9][10].

Consorte imperiale modifica

A fine maggio 1876 Abdülaziz venne deposto e morì il 4 giugno in circostanze sospette, e Murad V divenne sultano. Mevhibe venne elevata al rango di Capo Consorte (Prima Consorte o BaşKadin), col titolo di Elaru Mevhibe Kadın.

Sebbene Filizten Hanım, la più giovane fra le consorti di Murad, disse che questa era una rottura del protocollo perché Mevhibe non aveva figli, in realtà la ragazza non conosceva così bene le attuali regole e gerarchie dell'harem. Infatti, c'erano già state diverse BaşKadin senza figli, fra cui Servetseza Kadın, BaşKadin di Abdülmecid I, padre dello stesso Murad.

Mevhibe fu BaşKadin per soli 93 giorni, il mandato più corto della storia. Il 31 agosto 1876, dopo tre mesi di regno, Murad V venne deposto, per supposta incapacità mentale, dal suo fratellastro minore Abdülhamid II, e rinchiuso, con tutta la sua famiglia, nel Palazzo di Çırağan fino alla sua morte nel 1904, quasi trent'anni dopo. Tutti i tentativi di liberarlo o rimetterlo sul trono fallirono, compreso il complotto Ali Suavi del 1878, organizzato da diversi figli di Abdülmecid I contrari al governo di Abdülhamid II (Şehzade Selim Süleyman, Şehzade Ahmed Kemaleddin, Fatma Sultan e Seniha Sultan)[4][5][8].

Prigionia modifica

Durante i trent'anni di confinamento, Mevhibe si comportò con grande dignità. Mostrò sempre assoluta fedeltà e supporto incondizionato a Murad e, riconciliatasi col suo destino, non mostrò mai segni di cedimento.

Aveva gli appartamenti sul lato del palazzo che dava sulla città e spesso Murad si trasferiva lì con lei.

Si occupò di mantenere i contatti con l'esterno e di gestire l'harem, soprattutto dopo la morte di Şevkefza Sultan, madre di Murad, nel 1889. Scriveva regolarmente ad Abdülhamid II per piccole richieste e non mancava mai di ringraziare quando ricevevano qualcosa di particolare come tabacco o frutta esotica.

Murad morì a metà del 1904 e fu lei stessa a comunicarlo per lettera ad Abdülhamid II. A quel punto, le consorti e i figli di Murad V furono liberati[4][5][8].

Ultimi anni modifica

Dopo la morte di Murad, Mevhibe si trasferì dapprima a Palazzo Tarlabaşı e poi, dopo la proclamazione della seconda costituzione nel 1908, in una casa di sua proprietà a Şişli, un distretto di Istanbul, dove visse una vita ritirata. Quando gli inglesi occuparono Istanbul nel corso della prima guerra mondiale, decise di non uscire più di casa e si dedicò a occuparsi del suo giardino.

Nel 1924 la dinastia ottomana venne esiliata. A Mevhibe, essendo solo una consorte vedova e senza figli, venne concesso di rimanere a Istanbul[5][8][11].

Morte modifica

Elaru Mevhibe Kadın morì il 21 febbraio 1936. A quasi centun'anni al momento della morte, è stata il membro della dinastia più longevo della storia. Venne sepolta nel cimitero di Ortaköy[12][13].

Cultura popolare modifica

  • Mevhibe è un personaggio del romanzo storico di Ayşe Osmanoğlu The Gilded Cage on the Bosphorus (2020)[14].

Note modifica

  1. ^ a b İrtem, Süleyman Kani (1 March 1934). "Saray ve Babıali'nin iç yüzü:Sultan Murad'ın baş kadını Mevhibe Hanım'ın anlattıkları". Akşam. Retrieved 22 November 2020.
  2. ^ Toraman, Ömer. Trabzon Eyaletinde Yurtluk-Ocaklık Suretiyle Arazi Tasarrufuna Son Verilmesi (1847-1864). Uluslararası Karadeniz İncelemeleri Dergisi. p. 60.
  3. ^ Brookes 2010, p. 37
  4. ^ a b c Adra, Jamil (2005). Genealogy of the Imperial Ottoman Family 2005. p. 19.
  5. ^ a b c d Sakaoğlu 2008, p. 649.
  6. ^ Satı 2020, p. 17
  7. ^ Roudometof, Victor (2001). Nationalism, Globalization, and Orthodoxy: The Social Origins of Ethnic Conflict in the Balkans. Greenwood Publishing Group. pp. 86–87. ISBN 978-0-313-31949-5.
  8. ^ a b c d Brookes 2010, p. 5, 17, 37, 64, 112-113
  9. ^ Williams, Augustus Warner; Gabriel, Mgrditch Simbad (1896). Bleeding Armedia: Its History and Horrors Under the Curse of Islam. Publishers union. p. 214.
  10. ^ Yanatma, Servet (2007). The Deaths and Funeral Ceremonies of Ottoman Sultans (From Sultan Mahmud II to Sultan Mehmed VI Vahideddin) (PDF) (Master Thesis). Boğazici University. p. 40.
  11. ^ Çavdar, Döndü (2015). Tanzimat'tan Cumhuriyet'e Mefruşat-ı Hümayun İdaresi (PhD Thesis). Selçuk University Institute of Social Sciences. p. 213.
  12. ^ Vâsıb, Ali; Osmanoğlu, Osman Selaheddin (2004). Bir şehzadenin hâtırâtı: vatan ve menfâda gördüklerim ve işittiklerim. YKY. p. 28. ISBN 978-9-750-80878-4.
  13. ^ Satı 2020, p. 189.
  14. ^ Osmanoğlu, Ayşe (May 30, 2020). The Gilded Cage on the Bosphorus: The Ottomans: The Story of a Family. Ayşe Osmanoğlu. ISBN 978-1-9163614-1-6.

Bibliografia modifica

  • Douglas Scott Brookes, The Concubine, the Princess, and the Teacher: Voices from the Ottoman Harem, University of Texas Press, 2010, ISBN 978-0-292-78335-5.
  • Necdet Sakaoğlu, Bu mülkün kadın sultanları: Vâlide sultanlar, hâtunlar, hasekiler, kadınefendiler, sultanefendiler, Oğlak Yayıncılık, 2008, ISBN 978-9-753-29623-6.
  • Mustafa Çağatay Uluçay, Padişahların kadınları ve kızları, Ankara, Ötüken, 2011, ISBN 978-9-754-37840-5.
  • İbrahim Satı, Sultan V.Murad'ın Hayatı ve Kısa Saltanatı (1840-1904), Karamanoğlu Mehmetbey University Institute of Social Sciences, 2020. URL consultato il 22 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2022).