Millantatore

Causidico

Il millantatore o falloppona è un personaggio ricorrente nella letteratura di tutti i tempi e carattere nella commedia dell'arte: colui che ha atteggiamenti boriosi e vanagloriosi in pubblico, facendo ricorso a menzogne iperboliche o a clamorose esagerazioni, o ancora si attribuisce qualità o titoli non propri. Uno dei primi usi del termine millanta nel senso di quantità spropositata, è attestata appunto in Boccaccio nella novella Calandrino e l'elitropia con la frase proverbiale "Haccene più di millanta, che tutta notte canta".

Grecia antica modifica

Aristotele aveva fissato gli elementi caratteristici: "Il millantatore è colui il quale fa mostra di titoli di merito che non possiede, esagerando il suo controllo del mondo di cui in realtà è privo."[1]

Si distingue dall'ironico che, invece, è colui che nega e nasconde i titoli di merito di cui dispone attenuandoli. Tra questi due contrapposti estremi – l'ironico e il millantatore – si colloca la sincerità, che trova il suo opposto nella menzogna.

L'opera più famosa dell'antichità nella fissazione dei "caratteri" è senza dubbio quella di Teofrasto, che appunto, dedicò al millantatore una delle pagine più famose.

(GRC)

«ΑΛΑΖΟΝΕΙΑΣ ΚΓ‘Ἀμέλει δὲ ἡ ἀλαζονεία δόξει εἶναι προσποίησίς τις ἀγαθῶν οὐκ ὄντων, ὁ δὲ ἀλαζὼν τοιοῦτός τις, [2] οἷος ἐν τῷ διαζεύγματι ἑστηκὼς διηγεῖσθαι ξένοις, ὡς πολλὰ χρήματα αὐτῷ ἐστιν ἐν τῇ θαλάττῃ· καὶ περὶ τῆς ἐργασίας τῆς δανειστικῆς διεξιέναι, ἡλίκη, καὶ αὐτὸς ὅσα εἴληφε καὶ ἀπολώλεκε· καὶ ἅμα ταῦτα πλεθρίζων πέμπειν τὸ παιδάριον εἰς τὴν τράπεζαν, δραχμῆς αὐτῷ κειμένης. [3] καὶ συνοδοιπόρου δὲ ἀπολαῦσαι ἐν τῇ ὁδῷ δεινὸς λέγων, ὡς μετ' Ἀλεξάνδρου ἐστρατεύσατο, καὶ ὡς αὐτῷ εἶχε, καὶ ὅσα λιθοκόλλητα ποτήρια ἐκόμισε· καὶ περὶ τῶν τεχνιτῶν τῶν ἐν τῇ Ἀσίᾳ, ὅτι βελτίους εἰσὶ τῶν ἐν τῇ Εὐρώπῃ, ἀμφισβητῆσαι· καὶ ταῦτα ψοφῆσαι, οὐδαμοῦ ἐκ τῆς πόλεως ἀποδεδημηκώς.»

(IT)

«1) Invero, la millanteria parrebbe essere un attribuirsi beni che non sussistono; e il millantatore un tale 2) che stando sul molo racconta ai forestieri che egli ha sul mare molte ricchezze; e fa lunghi resoconti sulla sua attività di investimenti di danaro, spiegando quanto essa sia cresciuta e quanti guadagni egli abbia realizzato e quanto vi abbia rimesso; e mentre allunga di gran lunga queste cifre, manda il servitorello dal banchiere, dove ha in deposito una sola dracma. 3) Ed è capace di ingannare un compagno di viaggio, narrandogli lungo il viaggio che ha partecipato alle campagne di Alessandro, in quale rapporto fosse con lui, quante coppe tempestate di gemme abbia riportato a casa; e discute degli artisti dell'Asia, sostenendo che sono migliori di quelli d'Europa; e racconta queste sue prodezze, senza aver messo mai il piede fuori di Atene.[2][3]»

Plauto modifica

La prima importante rappresentazione degli elementi caratteristici nel teatro romano lo si ha nel Miles gloriosus di Plauto, prima di una lunga serie che nella Spagna dopo la Reconquista diventò il Capitan Matamoros.

Goldoni modifica

Ma se nel mondo plautino il millantatore per antonomasia era il soldato spaccone, nel Settecento veneziano il prototipo del "carattere" diventa il cavaliere. Ne La donna di garbo di Carlo Goldoni troviamo la battuta: "Dico al signor Lelio, che l'affettazione è ridicola, e che il cavaliere non dev'essere millantatore".

Capitan Fracassa modifica

Una ripresa più diretta del Miles gloriosus lo si ha nel Capitan Fracassa di Théophile Gautier, ingentilito, però, da una scena tipica di metateatro: un nobile decaduto per amore accetta di unirsi ad una compagnia di guitti, per rivestire il ruolo di Capitan Fracassa, il Soldato spaccone. In questo modo il ruolo del millantatore è confinato nel piano del ruolo impersonato solo quando il protagonista svolge il suo ruolo di attore, mentre le connotazioni proprie sono quelle di un animo nobile e romantico. Questo sdoppiamento attore-personaggio è piaciuto moltissimo alla cinematografia che ha ripreso, con vari adattamenti, fin dai tempi del muto, il testo di Gautier.

Le persone di corte modifica

Ma la figura del millantatore è stata esaminata anche in altri contesti, ad esempio tra gli uomini di corte [4]

Testi teatrali modifica

  • Placido Maria Visaj Il millantatore ridicolo Milano, 1833
  • Lo scaltro millantatore (libretto di G. Palomba), musica di Giacomo Cordella (opera buffa) [1]

Note modifica

Bibliografia modifica

Giovanni Mattia Il girotondo del millantatore

Voci correlate modifica

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