Monumento funerario di Clemente XIV

opera di Antonio Canova

Il Monumento funerario di Clemente XIV è un'opera scultorea di Antonio Canova in marmo di Carrara e lumachella eseguita tra il 1783 e il 1787 e conservata nella Basilica dei Santi Apostoli a Roma. Il modello in gesso di questo capolavoro viene conservato presso la Gipsoteca canoviana di Possagno.[1]

Monumento funerario di Clemente XIV
AutoreAntonio Canova
Data1783-1787
MaterialeMarmo di Carrara e lumachella
Altezza740 cm
UbicazioneBasilica dei Santi XII Apostoli, Roma

Storia modifica

Il successo riscosso con il Teseo sul Minotauro aveva imposto Canova al centro della scena artistica romana, procurandogli una serie di prestigiose commissioni: la prima di questa lunga serie fu il Monumento funerario di Clemente XIV.

L'opera venne realizzata su commissione di Carlo Giorgi, ricchissimo mercante che doveva le sue immense fortune proprio ai benefici ottenuti dal papa Clemente XIV, che durante il suo pontificato si era segnalato per una modesta adesione alle istanze illuministe e per la forzata decisione di sopprimere nel 1773, con la breve enciclica Dominus ac Redemptor, l'ordine dei Gesuiti.

Il grandioso mausoleo di Clemente XIV costituisce la prima brillante prova dello scultore nella rappresentazione di una tipologia cruciale che lo terrà impegnato.

Composizione modifica

Quest'opera fu realizzata in marmo di Carrara e lumachella. In essa Canova colloca il pontefice alla sommità del monumento con il braccio destro sollevato in un gesto ammonitorio, sotto di lui invece sono collocate la Temperanza, china sul sarcofago con il volto quieto e rassegnato, più in basso, invece, vi è la mansuetudine, con il capo chino, ripiegata su se stessa, e le braccia intrecciate sul grembo, intenta a riflettere sul destino dell'umanità. Con questa composizione, Canova codificò una nuova forma di monumento funebre, poiché utilizza forme geometriche, con figure disposte in modo asimmetrico ma equilibrato.

Note modifica

  1. ^ Homepage, su Museo Gypsotheca Antonio Canova, 22 marzo 2023. URL consultato il 27 giugno 2023.

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