Mumtaz Mahal

nobildonna persiana

Mumtāz Maḥal, nata Arjumand Bānū Bēgum in persiano ارجمند بانو بیگم‎ (in persiano ممتاز محل‎, ovvero "il gioiello del palazzo"; Agra, 6 settembre 1593Burhanpur, 17 giugno 1631), fu la consorte imperiale del Gran Mogol Shāh Jahān[1].

Mumtāz Maḥal

Biografia modifica

Nata ad Agra con il nome di Arjumand Bānū Bēgum, suo padre era un nobile di origini persiane di nome Abd al Hasan Asaf Khan e fratello di Nūr Jahān (Luce del mondo), sposa del Gran mogol Jahāngīr.

Di fede musulmana, il 10 maggio 1612, all'età di 19 anni, sposò il principe Khurram, che sarebbe stato incoronato in seguito Imperatore moghul con il nome di Shāh Jahān. Divenne la sua terza moglie, ma ben presto fu la sua favorita per tutto il resto della sua vita[2].

Non si sa molto della sua figura e della sua vita, tranne che era una donna di straordinaria bellezza ma dotata anche di molte virtù morali, che fu amata profondamente da Shāh Jahān e che questi fu da lei sempre ricambiato devotamente. Anche prima della sua morte precoce, venne celebrata da numerosi poeti e artisti non solo la bellezza di Mumtāz Maḥal, ma anche la sua grazia e la sua pietà nei confronti dei poveri e dei derelitti. Si dice che persino la luna si vergognasse di comparire in onore della sua bellezza.

Mumtāz Maḥal seguì fedelmente suo marito durante le sue campagne militari nel Deccan e in seguito durante la sua ribellione contro il padre nel 1622. La sua dedizione venne sempre apprezzata da suo marito, che le fece dono del trono reale, il muhr uzah.
Nonostante la sua semplicità e il suo disinteresse per i giochi di potere della corte imperiale, Mumtāz divenne presto la consigliera personale dell'imperatore, ottenendo su costui un grandissimo ascendente che spesso ella utilizzò per intercedere in favore degli umili e degli esiliati da suo marito. Si dice che fosse molto amante degli elefanti e che non disdegnasse di assistere alle gare di lotta che si tenevano per intrattenere la Corte del Moghul.

Mumtaz diede a Shah Jahan ben quattordici figli, sette dei quali morirono giovanissimi. Ella stessa morì di parto a Burhanpur nel Deccan il 17 giugno 1631 all'età di soli 38 anni, mentre era al seguito di Shāh Jahān nella sua campagna contro i signori della dinastia Lōdī, o Lōdhī.

La promessa in punto di morte modifica

Morì in seguito a delle complicazioni dovute al parto, durante il travaglio. La leggenda vuole che in punto di morte, dopo aver dato alla luce il suo quattordicesimo figlio, la principessa chiese a suo marito di erigere un monumento come simbolo del loro amore; di sposarsi di nuovo per dare una nuova madre ai loro figli; che sarebbe sempre stato buono e comprensivo con i loro figli; e che avrebbe sempre visitato la sua tomba nell'anniversario della sua morte. L'Imperatore, disperato, giurò solennemente e dopo la morte della sua amata restò recluso in assoluta solitudine per un intero anno; quando si mostrò nuovamente in pubblico apparve come un uomo emaciato, con la faccia scavata e i capelli completamente bianchi. Shāh Jahān mantenne la promessa fatta alla sua favorita e ordinò la costruzione del mausoleo per Mumtāz, il celebre e stupendo Tāj Maḥal[1][2], che richiese ben venti anni e l'impiego di gran parte del tesoro imperiale per la sua costruzione.

Note modifica

  1. ^ a b Shah Jahan, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011. URL consultato il 15 febbraio 2016.
  2. ^ a b Geeta Pandey, Taj Mahal: Was India's 'monument to love' built out of guilt?, su bbc.com, Delhi, BBC News, 25 giugno 2014. URL consultato il 15 febbraio 2016.

Bibliografia modifica

  • (EN) Elizabeth Mann, "Taj Mahal: A STORY OF LOVE AND EMPIRE", Mikaya Press, 2008.
  • (EN) Lal K.S., The Mughal Harem. New Delhi, Aditya Prakashan. 1988. ISBN 81-85179-03-4

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