Number One (film 1973)

film del 1973 diretto da Gianni Buffardi

Number One è un film italiano del 1973 diretto da Gianni Buffardi.

Number One
Luigi Pistilli e Renzo Montagnani in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1973
Durata95 min
Generedrammatico, poliziesco
RegiaGianni Buffardi
SoggettoGianni Buffardi
SceneggiaturaSandro Continenza
Casa di produzioneSant'Ignazio Cinematografica
Distribuzione in italianoDear International
FotografiaRoberto D'Ettorre Piazzoli
MontaggioMaurizio Mangosi
MusicheGiancarlo Chiaramello
CostumiMaurizio Millenotti
TruccoMaurizio Trani
Interpreti e personaggi

Il noto night-club romano Number One, al centro di un grosso scandalo nel 1971 per un giro di cocaina che coinvolse nomi del jet-set internazionale, offrì l'occasione a Buffardi per una radiografia della Roma segreta e notturna di quegli anni.

Trama modifica

Roma. Il playboy statunitense Teddy Garner Jr. si ritrova con la moglie Deborah agonizzante per overdose. La donna viene fatta morire e l'uomo, prima di lasciare l'Italia, insieme a due amici corrompe un medico per mascherare la morte da avvelenamento da barbiturici. La polizia inizia a indagare, perché poco dopo un'altra donna americana viene uccisa a colpi di arma da fuoco. Viene quindi aperta un'inchiesta, condotta congiuntamente da polizia e carabinieri, su un certo giro di persone il cui punto di ritrovo è un locale notturno romano, il "Number One".

Durante le indagini su un furto di quadri, gli inquirenti iniziano a sospettare che una banda di ladri di opere d'arte sia anche implicata nel traffico della droga. Il commissario di polizia Vinci e un comandante dei carabinieri indagano anche su un giro ragazze squillo. Sylvie Boisset, una giovane attrice francese, è in grado di fornire ai carabinieri informazioni sul furto del quadro perché ha la fiducia di playboy come Benni e Leo. Inoltre, Sylvie apprende dettagli spaventosi dal fotografo Massimo sulle morti legate al furto d'arte e sulla notte della morte di Deborah. Vengono poi commessi altri crimini, ma ogni volta che i testimoni si fanno avanti, scompaiono.

Produzione modifica

«È un film che non si dovrebbe fare perché può dare fastidio a molti, ma nonostante ciò lo realizzo ugualmente. Ritengo di essere la persona più indicata per fare questo film per vari motivi: primo fra tutti perché sono l'unico amico di Pier Luigi Torri; poi perché conosco molto bene coloro che frequentavano il «Number One»; quindi, perché sono stato interrogato in qualità di testimone dalla magistratura.»

In seguito alla notizia della realizzazione del film, a Torri, che già si trovava nel carcere di Regina Coeli, venne inflitto il capo d'accusa di calunnia per aver tentato di far dichiarare a due detenuti per droga che la merce fosse stata consegnata loro da Buffardi.[2]

Secondo Buffardi, "oscuri interessi" avrebbero tentato di ostacolare la realizzazione del film. Oltre alla vicenda succitata, pochi giorni dopo Buffardi venne accusato di estorsione dal figlio del pittore Massimo Campigli poiché avrebbe chiesto denaro e 5 litografie del pittore per far riavere 6 tele di grandi dimensioni e una collezione di vasi precolombiani rubati dalla villa dei Campigli a Saint-Tropez.[3] Nel film, tra le varie vicende di criminalità, vi è quella di un furto di dipinti di Francesco Guardi.

Sono diversi i riferimenti a persone e fatti reali: il ruolo di Benny interpretato da Chris Avram è riferito al "playboy" Pier Luigi Torri; il proprietario del "Number One", interpretato da Venantini, è la controparte di Paolo Vassallo, vero proprietario del locale; l'americana Deborah, morta per overdose di eroina all'inizio del film, e il marito Teddy Garner Jr., riprendono le sembianze di Talitha Pol e del marito John Paul Getty Jr.; il decesso della Pol, proprio come nel film, venne dapprima attribuito ai sonniferi; infine, la coppia assassinata in riva al lago interpretata da Guido Mannari e Isabelle de Valvert è un riferimento all'omicidio, presso il lago di Martignano, di Giuliano Carabei e della modella Tiffany Hoyveld.[4]

Mentre inizialmente Buffardi asserì di voler ricostruire rigorosamente i fatti di cronaca avvenuti al Number One, in seguito venne indotto da Renzo Montagnani a dare "un respiro più vasto" al racconto.[5]

Colonna sonora modifica

Il tema ricorrente è costituito da una versione strumentale di Superstition di Stevie Wonder.

Distribuzione modifica

Il film è a tutt'oggi inedito nel circuito home video, non essendo mai stato pubblicato né in VHS né in DVD. Dopo decenni di oblìo, ritrovato nei magazzini di una casa distributrice, è stato restaurato dal Centro sperimentale di cinematografia e dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Cine34 ed è stato presentato il 27 novembre 2021 nella sezione collaterale "Back to life" del 39° Torino Film Festival[6]

Il 9 dicembre 2021 la pellicola è stata trasmessa in prima serata dal canale televisivo Cine34.

Critica modifica

«[...] la pellicola è documentatissima, rivela la preparazione di un naturalista. Ma noi che non fummo mai in quel luogo di perdizione, restiamo all'oscuro di troppe circostanze che qui si danno per intese, non sappiamo sostituire ai nomi falsi i nomi veri, agli episodi truccati gli episodi autentici, e insomma annaspiamo nel generico. Né il Buffardi, sospinto dal suo demone, trova tempo per un'informazione preliminare: « Intendami chi può, sembra dire col Petrarca, ch'i'm'intend'io ». [...] Ma che cosa importa se intanto abbiamo assistito, sia pure di sbieco e per enimmi, alle messe nere della cafe-society romana, con polverine, morti ammazzati, lenoni, bari e dovizia di donne nude? In fatto di grosse e un po' provincialesche emozioni, si ripigliano i soldi del biglietto.»

«Il film narra le notti segrete del jet-set internazionale nella Roma degli anni '70 [...] il club Number One nel 1971 fu al centro di un grosso scandalo per un giro di cocaina, nel quale furono coinvolti molti nomi del jet-set internazionale. La narrazione che viene fatta è quindi il racconto della vita notturna modaiola e festaiola della Roma di quel periodo, una stagione caratterizzata dalla presenza di servizi segreti deviati, pressioni politiche internazionali, criminalità organizzata e dalla Banda della Magliana. Number One film rappresenta quindi una fotografia di una Dolce Vita diventata ormai Mala Vita. [...] La narrazione che è stata fatta nella pellicola del 1973 è risultata essere fin troppo scomoda. Non stupisce infatti che sia sparita immediatamente dalla circolazione: troppo vivo il ricordo del vero Number One, il night più in voga di Roma. Luogo chiuso per droga dopo una soffiata anonima appena un anno prima. Ma, soprattutto, troppo potenti i personaggi coinvolti. Le sorti del film sono spacciate: della pellicola si perdono le tracce. Tante verità scomode gettano ombre sulle luci della Dolce Vita.»

«Di natura ibrida, popolato da decine di personaggi, dispersivo e a tratti letteralmente incomprensibile, costituisce un documento d'epoca che mescola disinvoltamente generi cinematografici e scrupoli di cronaca. [...] il film di Buffardi appartiene sì al cinema di genere ma sfuggendo al contempo alle cornici dei generi, costruito com'è per assemblaggio di ispirazioni diversificate e articolato in modo singolare intorno a una brulicante coralità narrativa. [...] Tuttavia, a dominare sulla secchezza di tratto e a inglobarne stile e stilemi, s'innalza un'ulteriore intenzione, prevalente su tutto il resto: la struttura dell'instant-movie, che vuol dar conto della cronaca recente mascherando appena (anzi, lasciandoli volutamente ben riconoscibili) i riferimenti a personaggi molto noti per la cronaca del tempo. [...] Tipico esempio di night-club italiano anni Sessanta/Settanta dove il jet-set struscia palesemente con la criminalità, nel film di Buffardi il «Number One» assurge a metafora di tutto il male dell'Italia dell'epoca. Con atteggiamento arrembante Buffardi getta di tutto dentro a un calderone scopertamente moralistico, dall'alta società, ai riccastri stranieri di stanza nel nostro Paese, ai discendenti di casate reali, a rappresentanti della nobiltà nostrana, alla politica, al clero, a vari appartenenti di più o meno degradata malavita. I riferimenti ai fatti di cronaca del tempo abbondano, a cominciare dai richiami decisamente riconoscibili a Paul Getty jr e alla morte di sua moglie Talitha per overdose. Per una migliore lettura del film sarebbe anzi necessario condurre una sorta di mappatura dei riferimenti alla cronaca, inevitabilmente perduti nel corso degli anni. [...]»

Note modifica

Collegamenti esterni modifica

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