Ombrello bulgaro

arma clandestina, dall'aspetto di ombrello, con proiettili avvelenati

Un ombrello bulgaro (in bulgaro: Български чадър - Bălgarski čadăr) è un ombrello con un meccanismo pneumatico nascosto, capace di sparare piccoli proiettili contenenti ricina, potente veleno naturale in grado di uccidere un essere umano.

L'ipotetico meccanismo di sparo dell'ombrello bulgaro.

L'omicidio Markov modifica

Tale ombrello sarebbe stato lo strumento usato per assassinare a Londra, in Inghilterra, lo scrittore dissidente bulgaro Georgi Markov il 7 settembre 1978, giorno del compleanno del dittatore comunista bulgaro Todor Živkov a cui Georgi Markov era sempre stato avverso. Il medesimo ordigno sarebbe stato usato anche nel fallito attentato dello stesso anno al giornalista dissidente bulgaro Vladimir Kostov a Parigi. Si ritiene che entrambe le azioni siano state pianificate dal KDS, i servizi segreti bulgari attivi al tempo della Guerra Fredda, con l'aiuto dei servizi segreti sovietici, il KGB[1].

L'ombrello non è stato mai trovato, e altre e più recenti ipotesi propendono per l'uso di un altro oggetto per inoculare la capsula, più maneggevole, come per esempio una penna.[senza fonte] Tuttavia, dato che nessuna arma del delitto è mai stata ritrovata, tutto rimane nel campo delle ipotesi[2]. I casi hanno ispirato la creazione del film francese "Le coup de parapluie" (titolo italiano "L'ombrello bulgaro"[3]) diretto da Gérard Oury, con Pierre Richard.

 
Il ponte di Waterloo a Londra, luogo dell'assassinio.

Il 13 settembre 2000 il presidente della Bulgaria Petăr Stojanov conferì l'onorificenza dell'Ordine della Stara Planina a Markov, per il suo significativo contributo alla letteratura e per la sua opposizione al regime[4].

L'11 settembre 2013 in Bulgaria il caso dell'ombrello bulgaro è stato chiuso senza condanne, per decorrenza dei termini massimi (35 anni)[5][6].

Dinamica dell'assassinio modifica

Il 7 settembre 1978 Markov attendeva l'autobus vicino al Ponte di Waterloo, per andare alla sede Servizi Esteri della BBC. Un uomo alle sue spalle urtò il suo ombrello contro di lui, e chiedendo scusa per l'avvenuto si allontanò, attraversando la strada e prendendo un taxi nella corsia opposta. Arrivato in ufficio Markov iniziò ad accusare vampate di calore, giramenti di testa e febbre. Alla sera la febbre divenne alta, e la moglie lo portò in ospedale. Markov parlò dell'episodio dell'ombrello, raccontando di avere avvertito un bruciore quando questo lo aveva urtato. I medici sospettarono subito l'avvelenamento, date le ripetute minacce di morte inviate allo scrittore dalla DS, il servizio segreto bulgaro. Markov morì di attacco cardiaco 4 giorni dopo, l'11 settembre 1978[5].

L'autopsia portò alla luce una microcapsula del diametro di 1,7 millimetri, composta al 90% di platino e al 10% di iridio. La capsula aveva due fori rivestiti di una pellicola che si sarebbe sciolta a 37 gradi, temperatura del corpo umano. Nei fori furono trovate tracce di ricina, un veleno in grado di causare la morte cellulare e per il quale non si conosceva un antidoto efficace[5].

Note modifica

  1. ^ (EN) Richard Edwards, Poison-tip umbrella assassination of Georgi Markov reinvestigated, in The Telegraph, 19 giugno 2008. URL consultato il 25 ottobre 2016 (archiviato il 3 gennaio 2017).
  2. ^ (EN) Carol J. Williams, Case closed on 1978 poison umbrella killing of Bulgarian defector, in Los Angeles Times, 12 settembre 2013. URL consultato il 25 ottobre 2016 (archiviato il 3 gennaio 2017).
  3. ^ Le coup du parapluie (1980) - IMDb, su imdb.com. URL consultato il 9 maggio 2020 (archiviato il 30 settembre 2019).
  4. ^ Decorazione alla vittima dell'«ombrello bulgaro» Archiviato il 5 novembre 2014 in Internet Archive. Archivio storico del corriere della sera, 13 settembre 2000
  5. ^ a b c Il “caso dell’ombrello bulgaro” è stato chiuso, su ilpost.it, il Post, 12 settembre 2013. URL consultato il 18 marzo 2018 (archiviato il 20 febbraio 2018).
  6. ^ (EN) Tsvetelia Tsolova, Bulgaria closes probe in Umbrella killing after 35 years, su news.trust.org, Reuters, 11 settembre 2013. URL consultato il 18 marzo 2018 (archiviato il 30 agosto 2017).

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