Orrore ad Amityville

romanzo scritto da Jay Anson

Orrore ad Amityville (The Amityville Horror) è un romanzo horror scritto da Jay Anson nel 1977, ispirato a presunti fatti accaduti nella casa al numero 112 Ocean Avenue di Amityville, Long Island.[1] La prima pubblicazione fu nel 1977, da allora si contano 13 ristampe. Le vendite registrarono oltre 10 milioni di copie[senza fonte].

Orrore ad Amityville
Titolo originaleThe Amityville Horror
AutoreJay Anson
1ª ed. originale1977
Genereromanzo
SottogenereHorror
Lingua originaleinglese

Trama modifica

Il racconto si ispirò a dei fatti realmente accaduti a George e Kathy Lutz che, insieme ai tre figli di lei, nel dicembre 1975 si trasferirono nella casa 112 Ocean Avenue di Amityville, Long Island. La casa era già nota alla cronaca, in quanto l'anno precedente Ronald DeFeo Jr. sterminò brutalmente sei membri della sua famiglia. Dopo 28 giorni, i Lutz lasciano la casa, in preda al terrore, sostenendo di aver vissuto dei fenomeni paranormali di carattere demoniaco al suo interno.

Critiche modifica

Fin dalla sua prima pubblicazione, il libro fu oggetto di diverse critiche. Scrittori e ricercatori si misero subito all'opera per individuare qualche incoerenza con quanto realmente accaduto[2]. In particolare Stephen Kaplan, studioso di fenomeni paranormali, sostenne più volte la tesi della storia inventata, fino a essere contattato dallo stesso George Lutz, con il quale ebbe accese discussioni in merito. Kaplan cominciò ad accusare anche lo scrittore Jay Anson, sostenitore della bontà dei racconti dei Lutz. Furono quindi chiamati degli allora esperti di demonologia e fenomeni paranormali, tali Ed e Lorraine Warren, che raccolsero, per anni, prove per confermare i racconti dei Lutz.

Lo scontro tra i ricercatori durò per molto tempo, Kaplan cedette, chiedendo pubblicamente scusa ai Ed e Lorraine Warren in un programma radiofonico, dichiarando « Non andrò mai più contro i Warren ».[3] Tuttavia, nel 1995 lo stesso Kaplan scrisse, insieme alla moglie, il libro The Amityville Horror Conspiracy, nel quale riprese la sua tesi sulla falsità degli eventi. Il dibattito sulla veridicità dei fenomeni di Amityville continuò ad essere controversa[4], ma rimane comunque uno dei casi più studiati nella ricerca sul paranormale.

Avvenimenti legati al libro modifica

La realizzazione del romanzo fu funestata da alcuni avvenimenti:

  • Mentre stava scrivendo il libro, Anson ebbe un infarto. Durante la sua convalescenza a Long Island in casa della sorella, lo scrittore faticò a continuare il libro, poiché turbato da una forte nausea. Quando tornò a New York, le nausee sparirono e poté riprendere a scrivere.[5] Tuttavia, un secondo infarto, soltanto tre anni dopo, terminerà la sua esistenza.
  • Terminato il manoscritto originale, lo scrittore ne consegnò una copia al suo editore, al quale prese quasi subito dopo fuoco l'automobile.[5]
  • Lo scrittore diede una copia del manoscritto ad un amico, il quale la mise nel bagagliaio della sua auto. Poco dopo, durante un temporale, l'uomo finì con l'auto in un fossato, e per poco non morì annegato insieme al figlio. L'unica cosa che si salvò della macchina fu proprio la copia del manoscritto.[5]
  • Lo scrittore diede i primi due capitoli ad un'amica, Frances Evans. Lei li portò a casa, e quella stessa sera morì con le sue due figlie in un incendio.
  • Stephen Kaplan, che più di tutti confutò il libro, morì forse per un attacco di cuore una settimana prima che fosse pubblicato il suo libro The Amityville Horror Conspiracy, nel quale riprese a ribadire che la storia di Amityville era tutta una farsa.

Al cinema modifica

Il romanzo fu portato due volte sullo schermo:

Edizioni modifica

Note modifica

  1. ^ (EN) Benjamin Radford writes about The Amityville Horror for Snopes.com
  2. ^ https://www.dailymail.co.uk/news/article-2290279/Haunted-Amityville-Eldest-son-Lutz-family-reveals-living-possessed-Long-Island-home-ruined-life.html
  3. ^ I misteri della storia, episodio Horror or Hoax.
  4. ^ Copia archiviata, su isrlabs.net. URL consultato il 4 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2016).
  5. ^ a b c Los Angeles Times, 12 marzo 1978.