PZL P.7

aereo da caccia Państwowe Zakłady Lotnicze

Il PZL P.7 era un monoplano da caccia, prodotto dalla azienda polacca Państwowe Zakłady Lotnicze negli anni trenta.

PZL P.7
PZL P.7a
Descrizione
Tipoaereo da caccia
Equipaggio1
ProgettistaZygmunt Puławski
CostruttoreBandiera della Polonia Państwowe Zakłady Lotnicze
Data primo voloottobre 1930
Data entrata in servizio1932
Utilizzatore principaleBandiera della Polonia Siły Powietrzne
Esemplari151
Dimensioni e pesi
Lunghezza6,98 m
Apertura alare10,31 m
Altezza2,74 m
Superficie alare17,9
Peso a vuoto1 090 kg
Peso max al decollo1 380 kg
Propulsione
Motoreun Bristol Jupiter VII F (Škoda) radiale a 9 cilindri
Potenza520 hp (362 kW)
Prestazioni
Velocità max327 km/h a 5 000 m di quota
Velocità di salita10,4 m/s
Autonomia700 km
Tangenza8 500 m
Armamento
Mitragliatrici2

Dati tratti da Guida agli Aeroplani di tutto il Mondo[1].

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Costruito in circa 150 esemplari, venne utilizzato dall'aviazione polacca a partire dal 1932 e rimase in servizio fino allo scoppio della seconda guerra mondiale quando, ormai obsoleto, venne relegato a compiti di addestramento.

Storia del progetto modifica

Il PZL P.7 è il diretto discendente di due velivoli (il PZL P.1 ed il PZL P.6) progettati da un giovane ingegnere polacco (Zygmunt Puławski) sul finire degli anni venti. Sulla scorta delle esperienze precedenti il P.7 fu il naturale sviluppo di concetti d'avanguardia, perfezionati adottando un propulsore di maggiore potenza.

In sostanza il velivolo riproponeva l'ala con profilo "a gabbiano" dei predecessori (peculiarità che meritò a questo particolare profilo la definizione di "ala polacca" o "ala Puławski") adottando il motore radiale e 9 cilindri Bristol Jupiter nella versione VII F (dotata di compressore) e costruita su licenza dall'azienda ceca Škoda Holding.

Il prototipo del P.7 volò nell'ottobre del 1930 ed i collaudi proseguirono per diversi mesi, mentre, ancora, il P.6 si affermava come uno dei progetti più promettenti, aggiudicandosi l'edizione del 1931 delle statunitensi National Air Races.

Nella primavera di quello stesso anno, tuttavia, il promettente ingegner Pulawski perse la vita in un incidente aereo e lo sviluppo del velivolo subì dei rallentamenti.

Nell'autunno del 1931, il prototipo del P.7, per cause non ben definite, andò perso in un incidente dal quale il pilota (Ludomił Rayski) uscì indenne.

Venne così costruito un secondo prototipo, definito P.7a: questo differiva dal precedente principalmente per l'adozione di un Anello Townend che circondava il motore e nella coda, che adottava un terminale maggiormente rastremato. Venne adottata l'ala del PZL P.8 (che procedeva parallelamente nel proprio sviluppo), dotata di maggior apertura, brevi alettoni e di superficie liscia (anziché corrugata, come nel primo P.7).

Il progetto venne accettato e ne fu ordinata la produzione in serie: tra il 1932 ed il 1933 vennero prodotti 149 esemplari di serie, che entrarono in servizio nell'aeronautica polacca nel 1933.

Tecnica modifica

Struttura modifica

Il P.7 era un velivolo completamente metallico ed aveva il rivestimento in duralluminio. Le ali avevano profilo "a gabbiano" ed erano sostenute da due montanti per lato, poggianti sulla fusoliera. Questa era costituita da una struttura in tubi nella parte anteriore mentre le due sezioni centrali e di coda erano di tipo semi-monoscocca. Tra il motore e l'abitacolo era posto il serbatoio di carburante (sganciabile in caso d'incendio), dalla capacità di 290 l. Com'era frequente all'epoca, la cabina di pilotaggio era di tipo scoperto e riparata dal parabrezza. Il carrello era fisso e le ruote, poste in gambe indipendenti, erano dotate di ammortizzatori.

Motore modifica

Il motore era un radiale a 9 cilindri Bristol Jupiter nella variante VII F che veniva prodotto dalla Škoda, su licenza. Dotato di compressore, poteva arrivare fino ad un massimo di 520 hp, mentre la normale potenza d'esercizio era di 480 hp. Inserito in un anello Townend per l'ottenimento di migliori prestazioni, muoveva un'elica bipala.

Armamento modifica

L'armamento era costituito da due mitragliatrici mitragliatrici Vickers Model E posizionate ai lati della fusoliera, inizialmente calibro 7,7 mm, poi ricalibrate per poter utilizzare il munizionamento 7,92 × 57 mm Mauser standard nelle forze armate polacche dell'epoca.[2]

Impiego operativo modifica

I PZL P.7a divennero operativi nei primi mesi del 1933, andando a sostituire i precedenti PWS-A e PWS-10. In questo modo l'aviazione polacca divenne la prima forza aerea al mondo dotata unicamente di caccia interamente metallici.

All'epoca dell'entrata in servizio, il P.7 era un aereo moderno, molto spesso migliore delle macchine contemporanee in linea presso altre forze aeree. I rapidi progressi della tecnologia aeronautica lo resero presto obsoleto tanto che, già dal 1935 iniziò la sostituzione con il PZL P.11 leggermente più moderno; il P.7 venne quindi relegato a compiti di addestramento.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il 1º settembre 1939, l'aeronautica polacca impegnava ancora 106 velivoli PZL P.7, dei quali 30 in unità di prima linea, 40 in reparti di addestramento.

Malgrado possedessero una migliore manovrabilità rispetto ai principali opponenti tedeschi e potessero operare da basi aeree ridotte (necessitavano di appena 150 m per il decollo), i P.7 erano considerevolmente più lenti dei loro avversari, anche in considerazione della loro anzianità di servizio che aveva logorato le unità motrici. Anche il loro armamento era insufficiente e spesso poco efficiente. La somma di queste ragioni portò a registrare solo 7 abbattimenti (2 He 111, 2 Do 17, 2 Bf 110 e 1 Hs 126) al prezzo di 22 velivoli; molto spesso l'azione dei P.7 si limitò ad azioni di disturbo delle operazioni di bombardamento.

La maggior parte dei P.7a venne distrutta nel 1939, in combattimento oppure al suolo; alcuni piloti trovarono rifugio in Romania (neutrale fino al giugno del 1941) ed i velivoli non vennero più usati in combattimento. Alcuni esemplari furono catturati dai tedeschi ed impiegati come addestratori, alla pari di altri velivoli, catturati dalle truppe sovietiche.

Versioni modifica

P.7/I
prototipo della versione da caccia.
P.7/II
secondo prototipo caratterizzato dall'adozione dell'anello Townend.
P.7a
versione di produzione in serie.

Utilizzatori modifica

  Germania
operò con alcuni modelli catturati come aereo da addestramento.
  Polonia
  Romania
operò con alcuni modelli acquisiti dopo la fuga dei piloti polacchi come aereo da addestramento.
  Unione Sovietica
operò con alcuni modelli catturati come aereo da addestramento[3].

Modellismo modifica

Note modifica

  1. ^ Enzo Angelucci, Paolo Matricardi, Guida agli Aeroplani di tutto il Mondo (Vol.2), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979, pp. p.289.
  2. ^ (EN) Leszek Erenfeicht, POLISH AIR FORCE GUNS AND AMMUNITION 1918-1939, su CANNON, MACHINE GUNS AND AMMUNITION, http://www.quarry.nildram.co.uk/index.htm. URL consultato il 22 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2012).
  3. ^ Vladimir Kotelnikov: Lotnictwo w wojnie polsko-sowieckiej we wrześniu 1939 r. in: Lotnictwo Wojskowe 5/1999 (in Polish).

Bibliografia modifica

  • Enzo Angelucci, Paolo Matricardi, Guida agli Aeroplani di tutto il Mondo, Volume 2, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979.
  • (EN) Bartłomiej Belcarz, Tomasz J. Kopański, Avia BH 33 (PWS A), PWS 10 & PZL P.7a (Polish Wings 3), Mushroom Model Publications (MMP)/Stratus, 2009, ISBN 83-89450-89-5.
  • (EN) Jerzy B. Cynk, History of the Polish Air Force 1918-1968, Reading, Berkshire, UK, Osprey Publishing Ltd., 1972, ISBN 0-85045-039-X.
  • (EN) Jerzy B. Cynk, Polish Aircraft 1893-1939, London, Putnam & Company Ltd., 1971, ISBN 0-370-00085-4.
  • (EN) Warren Eberspacher, Jan P. Koniarek, PZL Fighters Part One - P.1 through P.8. (International Squadron Monograph 2), St. Paul, MN, Phalanx Publishing Co., Ltd., 1995, ISBN 1-883809-12-6.
  • (PL) Andrzej Glass, Polskie konstrukcje lotnicze 1893-1939, Warszawa, WKiŁ, 1977, ISBN non esistente.
  • (PL) Andrzej Glass, PZL P.7: Cz.1 (Monografie Lotnicze 72), Gdańsk, AJ Press, 2000, ISBN 83-7237-080-X.
  • (PL) Tomasz J. Kopański, PZL P.7: Cz.2 (Monografie Lotnicze 73), Gdańsk, AJ Press, 2001, ISBN 83-7237-081-8.

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