Palazzo Caprini

Palazzo storico scomparso di Roma

Il palazzo Caprini era un importante edificio rinascimentale di Roma.

Palazzo Caprini
Palazzo Caprini nell'incisione di Antoine Lafréry
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
Coordinate41°54′09.4″N 12°27′38.2″E / 41.902611°N 12.460611°E41.902611; 12.460611
Informazioni generali
CondizioniDemolito
Costruzione1501 - 1510
Demolizione1938
Stilerinascimentale
Realizzazione
ArchitettoBramante

Storia modifica

Il palazzo Caprini fu un edificio progettato da Bramante e costruito fra il 1501 ed il 1510, per il protonotaio apostolico viterbese Adriano de Caprinis. Rappresenta il primo esempio di ciò che viene definito "palazzetto alla romana", ovvero una tipologia abitativa ideata da Bramante stesso, destinata a personaggi di minore importanza che gravitavano attorno alla figura papale e non potevano permettersi grandi palazzi ma non rinunciavano a una residenza di rappresentanza.

Si trovava a Roma nel rione di Borgo, in angolo tra piazza Scossacavalli e via Alessandrina, tracciata in occasione del giubileo del 1500.[1] Era chiamato anche Palazzo di Raffaello (o Casa di Raffaello) perché l'artista nel 1517 lo aveva acquistato[2] e vi aveva dimorato fino alla morte (1520). Alla fine del XVI secolo l'edificio venne poi inglobato nel Palazzo dei Convertendi, alterandone completamente l’aspetto originario. Tutto il complesso compreso venne demolito nel 1938 a causa degli sventramenti necessari per la realizzazione di via della Conciliazione. Viene considerato un prototipo fondativo dell'architettura civile rinascimentale e del classicismo in genere.

Conosciamo le caratteristiche originarie del monumento scomparso da un'incisione di Antonio Lefreri (Antoine Lafréry) e da uno schizzo con parziale veduta d'angolo, già attribuita a Palladio.

Caratteri stilistici modifica

L'edificio rappresentò una nuova tipologia di palazzo, ripresa nei decenni successivi dai suoi allievi e continuatori a Roma (palazzo Branconio dell'Aquila di Raffaello e palazzo Vidoni Caffarelli di un allievo di Raffaello) e diventando un modello ripreso da vari architetti del '500 (palazzo Porto di Palladio, palazzo Uguccioni a Firenze, Palazzo Cipriano Pallavicini a Genova) e nelle epoche artistiche successive.

L'edificio era caratterizzato da una facciata su due livelli (registri) e cinque campate, trattata con un possente bugnato al piano inferiore come alto basamento dell'ordine dorico; il piano superiore era infatti scandito da colonne binate sormontate da una trabeazione completa (architrave e fregio ornato di triglifi e metope). Il palazzo era costituito da un piano terreno destinato a botteghe e da un ammezzato compresi nel basamento bugnato, da un piano nobile occupato da un grande appartamento illuminato da finestre a timpano con balaustra, poste nelle campate dell'ordine ed un piano sottotetto di servizio le cui finestrelle si aprivano nel fregio dorico della trabeazione.

Dalle tecniche costruttive antiche Bramante recupera la tecnica della realizzazione del finto bugnato a stucco, o meglio mediante il getto di malta in casseforme di legno, facendogli assumere la consistenza visiva della pietra bugnata ma probabilmente anche della pietra liscia nelle colonne binate. Questa tecnica avrà un rapido successo a Roma (per esempio palazzo Massimo alle colonne nel 1532 di Baldassarre Peruzzi) ed il suo uso continuerà fino al XX secolo. Tuttavia, nel caso del palazzo Caprini, mostrò un rapido degrado.[3]

Note modifica

  1. ^ Gianfranco Spagnesi, Roma: la Basilica di San Pietro, il borgo e la città, 2003
  2. ^ A.Bruschi, Bramante architetto, 1969
  3. ^ Gigli, Laura, Guide rionali di Roma, Borgo (III), Fratelli Palombi Editori, Roma, 1992, ISSN 0393-2710 (WC · ACNP)..

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàGND (DE7679390-4