Palazzo Carli Benedetti

edificio dell'Aquila

Palazzo Carli Benedetti, in precedenza noto come Palazzo Carli (da non confondere con l'omonimo palazzo di piazza Vincenzo Rivera),[1][2] è un palazzo storico dell'Aquila, attribuito a Silvestro dell'Aquila.[3] Nel 1902 è stato inserito nell'elenco dei monumenti nazionali italiani.[4]

Palazzo Carli Benedetti
La facciata del palazzo su via Accursio.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneAbruzzo
LocalitàL'Aquila
Indirizzovia Accursio n. 17
Coordinate42°21′08.4″N 13°24′00.2″E / 42.352333°N 13.400056°E42.352333; 13.400056
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXV secolo
Inaugurazione1494
Stilerinascimentale
Realizzazione
ArchitettoSilvestro dell'Aquila
Committentefamiglia Carli

Storia modifica

L'edificazione del palazzo — probabilmente fondato su preesistenze due-trecentesche, come testimoniato dalle discontinuità strutturali e formali del piano seminterrato con quello superiore — si fa risalire alla seconda metà del XV secolo,[1] per volere di Giacomo Carli.[3] I documenti storici riportano la data del 1494 come quella di ultimazione dei lavori.[5] Per la raffinatezza dei dettagli, l'edificio viene attribuito all'architetto e scultore Silvestro dell'Aquila, il cui rapporto con la famiglia Carli è testimoniato da due documenti datati al 1502 e 1508.[1]

Nel 1642 una porzione del palazzo fu acquistato dalle celestine dell'adiacente monastero di Santa Maria dei Raccomandati, edificato nel XIV secolo, mentre i Carli si trasferirono in un nuovo palazzo su via Roma;[1] nel 1702 fu ceduta anche la restante porzione.[1] L'anno seguente, l'edificio subì gravi danni dal terremoto dell'Aquila del 1703, e successivamente venne restaurato e consolidato per volere dell'abate Ludovico Quatrari che vi collocherà il suo stemma.[1] Nel 1750 il palazzo fu suddiviso in quattro appartamenti.[1]

Dal XIX secolo passò nelle mani della famiglia Benedetti che vi appose il suo nome.[3] Alla metà del XX secolo l'edificio fu quindi restaurato dalla Soprintendenza e, dal 1969 al 1989, vi ebbe sede l'Accademia di belle arti dell'Aquila.[6] Il palazzo ha subito nuovi e gravi dal terremoto dell'Aquila del 2009, venendo successivamente restaurato e riaperto al pubblico nel 2016.[3]

Descrizione modifica

Palazzo Carli Benedetti è situato nel cuore del quarto di Santa Maria, alle spalle della chiesa di Santa Maria Paganica, tra via Accursio e via Giuseppe Mazzini. L'angolo tra le due facciate è caratterizzato da un massiccio cantonale in pietra.[2] Costituisce un unico aggregato con l'adiacente monastero di Santa Maria dei Raccomandati, risalente al 1373.[1] L'unione tra le due strutture, completatasi nel 1702, ha portato alla chiusura di una via interna sulla direttrice est-ovest, probabile prosecuzione di via Collepietro fino a corso Vittorio Emanuele.[1]

L'edificio, di stampo rinascimentale ed attribuito a Silvestro dell'Aquila, è costituito da una struttura pressoché scatolare ma di indubbia complessità, dovuta al susseguirsi di varie fasi costruttive nel corso dei secoli.[1] Si sviluppa su tre livelli, di cui uno parzialmente interrato a causa del notevole dislivello tra la facciata orientale e quella occidentale.[1] Le bucature sono di due ordini: uno di finestre quadrotte con cornice ed uno di finestre rinascimentali su cornice marcapiano.[2] L'ingresso principale è collocato su via Accursio, frontale alla casa natale di Buccio di Ranallo e alla parte absidale di Santa Maria Paganica; da qui si accede ad un androne con doppia volta a crociera che immette nella corte.[1]

La corte rappresenta l'elemento più caratteristico dell'edificio.[2] Di forma quadrata, con pozzo al centro, è circondata per tre lati da un raffinato porticato quattrocentesco con archi a tutto sesto e loggia sovrastante, chiusa in seguito al terremoto dell'Aquila del 1703;[1] il quarto lato, privo di portico, presenta un elegante portale con lo stemma della famiglia Carli, che costituisce l'accesso allo scalone principale.[1] Un portale secondario, sulla sinistra, reca invece lo stemma di Ludovico Quatrari, l'abate della basilica di Santa Maria di Collemaggio che restaurò il palazzo dopo il sisma del 1703.[1]

All'interno, numerosi elementi di pregio tra cui un solaio ligneo con dipinti databili al XV secolo.[1]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Carla Bartolomucci, Fabrizio De Cesaris, L'Aquila, Palazzo Carli Benedetti: fasi costruttive e storia sismica, in Arkos, n. 20, luglio-settembre 2009. URL consultato il 12 gennaio 2019.
  2. ^ a b c d Regione Abruzzo, Palazzo Carli Benedetti in via Accursio (PDF) [collegamento interrotto], su regione.abruzzo.it. URL consultato il 12 gennaio 2019.
  3. ^ a b c d Roberto Ciuffini, Rinasce l’antico Palazzo Carli Benedetti, in Il Centro, 27 maggio 2018. URL consultato il 12 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2018).
  4. ^ Elenco degli edifizi Monumentali in Italia, Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, 1902, p. 381.
  5. ^ Anton Ludovico Antinori, Annales, XVII secolo.
  6. ^ Giovanna Cassese, Accademie / Patrimoni di Belle Arti, Gangemi Editore spa, 2013, pp. 353, 420, ISBN 978-88-492-7671-8.

Bibliografia modifica

  • L'Aquila. Una città d'arte da salvare - Saving an Art City, Pescara, Carsa, 2009.
  • Alessandro Clementi e Elio Piroddi, L'Aquila, Bari, Laterza, 1986.
  • Raffaele Colapietra, con Mario Centofanti, Carla Bartolomucci e Tiziana Amedoro, L'Aquila: i palazzi, L'Aquila, Ediarte, 1997.
  • Mario Moretti e Marilena Dander, Architettura civile aquilana dal XIV al XIX secolo, L'Aquila, Japadre Editore, 1974.
  • Touring Club Italiano, L'Italia - Abruzzo e Molise, Milano, Touring Editore, 2005.

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