Paolo La Badessa

umanista e traduttore italiano

Paolo La Badessa (Messina, 1520Messina, 1578) è stato un umanista e traduttore italiano.

Vita modifica

Discendente da famiglia di funzionari statali, attivi già ai tempi di Federico II[1], Paolo La Badessa — o Abbadessa o Della Badessa o L'Abbadessa o Badessa —, protetto dal viceré Marcantonio Colonna, ottenne vari incarichi pubblici, fra cui quello di Sovrintendente alla pubblica sanità, in occasione della peste nel corso della quale morì.

Coltivò interessi filologici ed eruditi: l'unica opera a stampa che di lui si conosca è l'Iliade di Omero, tradotta in lingua italiana (1564), in versi sciolti, forse realizzata nel 1563 e relativa ai soli primi 5 libri del poema, dedicati al letterato fiorentino Domenico Ragnina, che lo avrebbe spinto all'impresa.

Il canonico Antonino Mongitore[2], sulla scorta di Samperi e di altri,[3] riporta la notizia, tra l'altro, di sue traduzioni dell' Odissea e delle Metamorforsi di Ovidio[4]. Inoltre tradusse forse il Ratto di Elena di Colluto Tebano (1571).[5]

Opere modifica

Note modifica

  1. ^ Antica nobile famiglia fiorentina, secondo Mugnos, trasferitasi a Palermo durante il regno di Federico III con Nicolò Abadessa (con una b) che ebbe il ruolo di regio percettore, poi governatore della Camera Reginale. Sotto Carlo V, Corrado e Andrea Abadessa governarono Vizzini. Vedi Filadelfo Mugnos, Teatro della nobilta del mondo..., 1680, p. 332; voce Abbadessa, in Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia ossia Raccolta araldica, Palermo, 1871, p. 48.
  2. ^ Bibliotheca sicula, II, p. 119.
  3. ^ Placido Samperi, Iconologia della Gloriosa Vergine Madre di Dio, Maria,..., Messina, 1644, libro I, p.37 che lo cita come "Paolo l'Abadessa"; F. Quadrio, Della Storia e della Ragione d'ogni Poesia, Milano, 1749, Tom.IV, p. 692, che lo cita come "Paolo Badessa"; Filippo Argelati, Biblioteca de' Volgarizzatori..., Milano, 1767, tom.III, p.139 (a car. 71 e 179.), come "Paolo della Badessa".
  4. ^ Mazzucchelli (1758) asserisce che esisteva a Napoli una copia manoscritta di questa traduzione nella libreria di Giuseppe Valletta.
  5. ^ Grosso Cacopardi (1834) narra che monsignor Gaetano Grasso gli riferì di aver visto in una biblioteca di Napoli la traduzione fatta da La Badessa.
  6. ^ Non sarebbe mai esistita una prima edizione di Perugia del 1552, ricordata dal Mira (Bibliografia Siciliana, vol. I, p.1) e altri autori più antichi.

Bibliografia modifica

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