Papa Benedetto V

131° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Benedetto V (Roma, ... – Amburgo, 4 luglio 966) è stato il 131º papa della Chiesa cattolica dal 22 maggio al 23 giugno 964, quando venne deposto. Il suo pontificato, durato 32 giorni, è l'undicesimo pontificato più breve della storia della Chiesa cattolica.

Papa Benedetto V
131º papa della Chiesa cattolica
Elezione22 maggio 964
Insediamento22 maggio 964
Fine pontificato23 giugno 964
(0 anni e 32 giorni)
Predecessorepapa Giovanni XII
Successorepapa Leone VIII
 
NascitaRoma, ?
MorteAmburgo, 4 luglio 966

Biografia modifica

Origini e carriera ecclesiastica modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Papa Giovanni XII e Papa Leone VIII.

Romano di nascita[1], Benedetto era figlio di un tal Ildebrando[2]. Uomo estremamente dotto (tanto da meritarsi il titolo di "Grammaticus"[1][3]), apparve per la prima volta tra le pagine della storia quando era già cardinale diacono[3], in occasione del sinodo del 6 novembre 963[4], nel quale contribuì alla decisione di deporre Papa Giovanni XII[3], sotto il peso di accuse infamanti:

(IT)

«Il cardinale diacono Benedetto, con altri diaconi e presbiteri, dissero di sapere che consacrò vescovi dietro pagamento, e che ordinò un bambino di dieci anni come vescovo di Todi.»

(LA)

«Benedictus cardinalis diaconus enim ceteris condiaconibus et presbiteris dixerunt se scire quod ordinationes episcoporum praecio faceret, et quod annorum decem episcopum in Tudertina civitate ordinaret.»

Benedetto fu anche tra coloro che, poco dopo, ratificarono l'elezione di Papa Leone VIII[1][5] imposta dall’imperatore Ottone I. Tuttavia, quando Giovanni XII, poco dopo, tornò a Roma e si reinsediò sul Soglio pontificio, deponendo a sua volta Leone VIII e vendicandosi di tutti coloro che avevano eletto il suo rivale, lasciò indisturbato Benedetto né gli chiese conto di alcunché.

Papato modifica

L'elezione e il breve pontificato modifica

Fu eletto il 22 maggio del 964[1][6], alla morte di Papa Giovanni XII, dal patriziato e dalla plebe di Roma, in opposizione a Leone VIII, e in aperta sfida all'Imperatore Ottone I che quel pontefice aveva voluto. I romani, in obbedienza al Privilegium Othonis del 963 (il documento in base al quale veniva stabilito che l'elezione papale dovesse avvenire soltanto con il consenso dell’imperatore o dei suoi legati), mandarono a Rieti, dove allora Ottone si trovava, una delegazione con cui chiedevano all'imperatore di ratificare l'elezione[7]. Benché Benedetto fosse una persona molto pia, moralmente irreprensibile e di grande cultura, Ottone ovviamente non ratificò la scelta, dal momento che era ancora in vita e, dal suo punto di vista, legittimamente eletto, Leone[7]. La delegazione rientrò a Roma e, in spregio al divieto e alle rimostranze imperiali, Benedetto venne comunque consacrato[1].

Deposizione ed esilio modifica

Il sinodo del 23 giugno nella testimonianza di Liutprando modifica

Ottone non poteva ovviamente accettare un simile atto di sfida ed insubordinazione; si diresse in armi verso l'Urbe e, dopo circa un mese di assedio[1][7], entrò in Roma che era dovuta capitolare per fame. Immediatamente reinsediato Leone, si fece consegnare Benedetto (23 giugno 964[8]).

Il vescovo di Cremona Liutprando, partigiano di Ottone, riferisce lo svolgimento del sinodo convocato lo stesso giorno in cui cadde la città[7]:

(LA)

«...advenit Benedictus, apostolicae sedis invasor, eorum qui se elegerant manibus adductus, pontificali bus vesti bus indutus. Quem Benedictus cardinalis archidiaconus tali sermone adgressus: "Qua tibi auctoritate, qua lege, o invasor, haec pontificalia indumenta usurpasti, superstite hoc praesenti domno nostro venerabili papa Leone, quem tu nobiscum, accusato et reprobato Johanne, ad apostolica tusculmen elegisti? Nam inficiari potes, praesenti domno imperatori iuramento promisisse numquam te cum ceteris Romanis papa melecturum aut ordinaturum absque illius filiique eius regis Ottonis consensu!" Benedictus respondit: "Si quid peccavi, miseremini mei." Tunc imperator effusis lacrimis, quam misericors esset ostendens, rogavit synodum, ne Benedicto praeiudicium fleret [...] Quo audito, ad domni Leonis papae pedes ipsiusque imperatoris isdem Benedictus concite procidens, se pecasse, se sanctae Romane sed is invasorem esse, acclamavit. Post haec pallium sibi abstulit, quod simul cum pontificali ferula, quam manu gestabat, domno papae Leoni reddidit. Quam ferulam isdem papa fregit, et fractam populo ostendit, DeindeBenedictum in terra sedere praecepit [...] Post autem omnibus episcopis dixit: "Benedictum, sanctae Romanae et apostolicae sedis invasorem, omni pontificatus et presbiteratus honore privamus; ob elemosinam vero domni imperatoris Ottonis, cuius sumus opera in sedem debitam restituti, diaconatus cum ordinem haberepermittimus, et non jam Romae, sed in exilium ad quod destina."»

(IT)

«...giunse Benedetto, usurpatore della sede apostolica, spinto dalle mani di coloro che lo avevano eletto, rivestito dei paramenti pontificali. Il cardinale arcidiacono Benedetto lo attaccò con una tale arringa: "Con quale autorità, con quale legge, o usurpatore, ti appropriasti di questi paramenti pontificali, vivente questo Leone, nostro venerabile papa ivi presente, il quale tu con noi eleggesti al seggio apostolico, dopo aver accusato e riprovato Giovanni? Ora tu puoi rinnegare, sotto giuramento davanti al nostro signore imperatore, di promettere, con gli altri romani, che tu mai sarai eletto o ordinato papa senza il consenso di re Ottone e di suo figlio!" Benedetto rispose: "Se mancai in qualcosa, abbiate pietà di me." Allora l'imperatore, dopo aver sparso le lacrime, mostrando quanto fosse misericordioso, pregò il sinodo di non ... [...] Udito ciò Benedetto, procedendo velocemente verso i piedi di papa Leone e quelli dello stesso imperatore, dichiarò ad alta voce che lui aveva peccato, che era un usurpatore della santa sede romana. Dopo questa dichiarazione, gli fu strappato il pallio, che con la ferula pontificale, che portava in mano, ritornò nelle mani di papa Leone. Il papa infranse questa ferula, e la mostrò al popolo spezzata. Poi fece sedere a terra Benedetto [...] E dopo a tutti i vescovi (Leone VIII) disse: "Priviamo Benedetto, usurpatore della santa sede romana e apostolica, del pontificato e dell'ordine del presbiterato; per carità dell'imperatore nostro signore Ottone, per opera del quale siamo stati restituiti alla debita sede, gli permettiamo di mantenere l'ordine del diaconato; e non ormai a Roma, ma lo destiniamo per ciò all'esilio."»

Nel resoconto, per quanto infarcito di elogi nei confronti di un magnanimo Ottone, il fatto descritto e il senso della narrazione sono chiari: in cambio della sottomissione e del riconoscimento del proprio peccato, Benedetto fu perdonato e reintegrato nell'ordine del diaconato. Un'annotazione bisogna però sottolineare: l'ira di Leone VIII, che spezza il pastorale usato da Benedetto, fornisce la prima citazione storica dell'esistenza di quell'oggetto: un particolare "scettro" papale[9].

L'esilio ad Amburgo e la fama di santità modifica

 
Artaud de Montor (1772–1849), Benedictus V in The Lives and Times of the Popes, The Catholic Publication Society of America, New York 19112 (Prima Edizione 1842).

Ottone, dopo il sinodo, ritornò in Germania e si portò dietro l'ormai diacono Benedetto. Giunto a destinazione, lo esiliò ad Amburgo[10], dove l'arcivescovo locale, Adaldago, lo trattò con grande rispetto[2], permettendogli anche di predicare, tanto che grazie a lui si ebbero numerose conversioni al cattolicesimo e ritorni alla pratica religiosa[11], che fecero nascere intorno al nome e alle azioni di Benedetto un alone di santità.

La morte e la sorte delle spoglie mortali modifica

Morì ad Amburgo il 4 luglio del 965 o 966[7][10][12], venerato da tutti per la santità della sua vita[7], e fu tumulato nella cattedrale della città[10]. Poiché negli anni seguenti Amburgo fu aggredita e distrutta dagli slavi, si diffuse la voce che lo stesso Benedetto avesse previsto queste sciagure e predetto che esse sarebbero cessate quando il suo corpo fosse stato sepolto accanto alla tomba di San Pietro[11]. I resti dell'ex-papa furono poi effettivamente trasferiti a Roma, per ordine dell'Imperatore Ottone III, nel 999[10][11].

Culto modifica

Sebbene talvolta a Benedetto V sia attribuito il titolo di santo[13] e sia indicato il 4 luglio, giorno della morte, come quello della sua festa, in realtà il suo nome non figura in nessuna edizione del martirologio.

Dibattito storiografico modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Papa Leone VIII.

Per ciò che riguarda i dubbi ed il dibattito storiografico sulla legittimità dell’elezione e dunque sul pontificato di Benedetto V (consacrato mentre era ancora in vita Leone VIII) si rimanda a quanto riportato nella voce biografica su Leone VIII per maggiori aggiornamenti rispetto alle tesi di alcuni studiosi citati in bibliografia.

Note modifica

  1. ^ a b c d e f Rendina, p. 334.
  2. ^ a b Moroni, p. 315.
  3. ^ a b c Gregorovius, p. 45.
  4. ^ cfr. Papa Giovanni XII
  5. ^ cfr. Leone VIII
  6. ^ Benedetto V, su w2.vatican.va, vatican.va. URL consultato il 9 novembre 2015.
  7. ^ a b c d e f Delogu.
  8. ^ Gregorovius, p. 46.
  9. ^ Piazzoni, p. 102.
  10. ^ a b c d Rendina, p. 335.
  11. ^ a b c Ceccaroni, p. 181.
  12. ^ Ad Amburgo infatti morì, il 4 luglio di un anno imprecisato, "poco dopo" l'arrivo nella città (Annales Altahensesmaiores, p. 10), nello stesso anno, dunque, o nel successivo (Benedetto V nell'Enciclopedia dei Papi)
  13. ^ Moroni, p. 316.

Bibliografia modifica

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN24956642 · ISNI (EN0000 0000 7853 1443 · CERL cnp00165595 · LCCN (ENno00091079 · GND (DE100937616 · J9U (ENHE987007397415505171 · WorldCat Identities (ENlccn-no00091079